Nessuna
furtiva “lagrima” che spunta negli occhi e riga il volto. Ma un
pianto a dirotto. Il distacco e l'addio possono essere
insopportabili. La separazione che recide il legame che si sentiva
indissolubile. L'immaginario collettivo rimanda la figura dei
calciatori come dei guerrieri. Delle icone che rappresentano se
stessi: forti e sicuri. Strapagati e felici. Invece possono mostrarsi
davanti alla platea come umani, anche loro possono farsi travolgere
dalle emozioni. Lacrime, i tifosi le vogliono, è una pretesa morale.
Altro che lieve commozione, non sarebbe identitaria e non
rispetterebbe l'attaccamento alla maglia e ai colori.
Piange
Lorenzo Insigne. Lascia Napoli e l'Italia nel pieno della sua
carriera. Si trasferisce nel campionato canadese. Ha firmato un
contratto che supera i 10 milioni annui. Poco importa dove andrà.
L'esilio è dorato. Sarà osannato e si risparmierà le critiche. Un
campione a metà: mai decisivo; mai capace di essere un simbolo per
la sua terra.
Piange
Paulo Dybala. Madama lo ha sedotto e abbandonato. La promessa
non è stata mantenuta. Il cinismo dei piemontesi è noto,
l'argentino sembrava un punto fermo, ma all'improvviso tutto è
cambiato. Allegri vuole giocatori che rispecchino la filosofia del
corto muso. Meglio investire i soldi su Vlahovic: potente e continuo.
Certo il mancino ha classe, ma nelle ultime stagioni il suo talento è
rimasto latente. I tifosi si sono schierati: fischi agli Agnelli e
applausi a Dybala. Una Joya inconsolabile. È stato tradito.
Commosso
e composto l'addio al calcio di Giorgio Chiellini. Emozione
controllata. Ha deciso di smettere. Il fisico non lo sorregge. Non si
può marcare e sconfiggere il tempo. Amatissimo dai suoi tifosi, non
si è mai risparmiato. Si è immerso nel mondo Juve, lo ha
attraversato in tutti i suoi meandri, lo ha rappresentato in tutte le
sue sfaccettature. Il futuro lo aspetta. Ha studiato. Parla da
dirigente. Le sue ultime uscite sono organiche al pensiero della sua
società. Aspetta proposte.