CALCIO
"Sono sceso in campo senza pensarci un attimo"
Ulisse Pelloni torna sul suo ritorno tra i pali dei granata nel pareggio di Breitenrain
Pubblicato il 17.05.2022 17:15
di Enrico Lafranchi
Ulisse ha ritrovato la porta dei suoi desideri. Gli era stata chiusa, inopinatamente, al termine della prima frazione di campionato. Non sappiamo il perché e il percome di ciò che è avvenuto, ovvio che per chi ha difeso la porta dei granata per 17 partite di fila per poi essere spazzato via non è stata una cosa bella. Pelloni, un ‘prodotto’ del Team Ticino, ha giocato nel Locarno, nell’Aarau, nel Chiasso per poi rientrare (dall’Argovia) in Ticino nel Bellinzona di Gigi Tirapelle. Non è però della sua carriera che vogliamo parlare oggi. Schällibaum in vista del big-match con il Breitenrain si è sentito in obbligo, a causa della squalifica di Klein e dell’inopportunità di azzardare la carta Valsecchi, privo di minutaggio ma pur sempre portiere di riserva, di chiedere al locarnese di ritornare tra i pali dopo quasi 5 mesi di assenza. Ulisse, che si è sempre tenuto allenato, ha risposto di sì alla richiesta disperata dell’allenatore arrivato da poco sulla panchina del Comunale e quindi all’oscuro della difficile situazione in cui si sarebbe potuta trovare la squadra in caso di squalifica (o di infortunio, perché no) del portiere titolare. Presumiamo che per un giovane che ha dentro di sé cose intelligenti il fatto di tornare in campo non sia stato un problema tecnico, bensì psicologico. Sicuramente gli abbracci dei compagni, ma anche le simpatie e la solidarietà dei boys granata, gli sono stati di aiuto. Oggi come oggi il ragazzo di Ascona non sa che cosa gli riserverà il futuro, ha però tutti i numeri per riconquistare il posto e lo spazio che si merita. 
Ulisse che emozioni hai provato al momento di scendere in campo?
“Il calcio è da sempre la mia passione più grande, il fatto di giocare una partita di fronte a un pubblico relativamente importante è stato per me qualcosa di molto emozionante”.
In partita come è andata?
“Mi sono sentito subito tranquillo, non ho avvertito nessuna pressione, ero felice di poter disputare di nuovo - dopo tanti mesi - una ‘vera’ partita. I compagni mi sono stati di grande aiuto.
Ne hai trovato di nuovi?
“In gran parte li conoscevo tutti, anche gli ultimi arrivati. In questi ultimi 4 mesi mi allenavo dopo di loro. Non c’è stato comunque nessun problema, con la maggiore parte della rosa ci avevo giocato sino a dicembre”.
Il lavoro non ti è mancato:
“Più che per l’avversario la partita era importante per noi, il risultato era determinante in ottica promozione. A livello di occasioni da gol direi che è stata abbastanza equilibrata. Noi ne abbiamo avuto un numero maggiore, ma a mio modo di vedere le loro sono risultate più pericolose. Per rispondere alla tua domanda di lavoro ce n’è stato parecchio, il fatto che il pallone sia arrivato più volte dalle mie parti, mi ha indubbiamente aiutato a stare sempre concentrato in partita”.
Hai effettuato due o tre grandi parate:
“Se siano state grandi non lo so… È vero che subito dopo che siamo andati in vantaggio il Breitenrain ha avuto sui piedi una palla gol".
Questo 1-1 ha tutta l’aria di una sconfitta. Sei d’accordo?
“Per come sono andate le cose potremmo parlare di sconfitta perché subire un gol al 93’ fa malissimo. Però, anche se eravamo convinti di portare a casa i 3 punti, l’1-1 non lo riteniamo una sconfitta in quanto i 4 punti li possiamo ancora recuperare. Chiaro che vincendo saremmo arrivati a – 1 e un loro passo falso ci avrebbe permesso di superarli. Speriamo che sabato il Chiasso possa farci un piccolo regalo…”.
Eppure eravate a conoscenza degli ‘infernali’ ultimi 5-6 minuti dei bernesi!
“Lo sapevamo, e come! Avevamo rivisto tutte le fasi finali delle loro partite: andare a rete così tante volte nei minuti di recupero (per la sesta volta sabato, ndr) è anche una questione di bravura. Fosse successo un paio di volte si potrebbe parlare di fortuna, ma quando succede così tante volte (altri tre gol negli ultimi 10-12 minuti, ndr) dimostra che loro ci credono sino alla fine”.
Che “radiografia” fai del Breitenrain?
“È qualcosa di inimmaginabile quello che ha fatto quest’anno. Questa lunga serie di vittorie ha creato attorno alla squadra un notevole entusiasmo, sabato c’erano più di 2000 persone, praticamente tutto il paese. Da giocatore di squadra avversaria, non mi si fraintenda, dico che è qualcosa di straordinario che fa bene al calcio in quanto dà a tutti i club, anche ai più piccoli, la possibilità di sperare e di sognare…”.
Torniamo al tuo ritorno in granata. Una domanda che mi sembra logica: pensi di essere riconfermato domenica contro l’Etoile Carouge?
“Sabato il mister mi ha detto di presentarmi allo stadio martedì (ieri lunedì è stato concesso alla squadra un giorno di riposo, ndr). Quindi effettuerò normalmente l’allenamento con i compagni. Quello che poi avverrà non lo so, sarà la proprietà a decidere. Io mi metto a disposizione per continuare ad allenarmi con il gruppo, sperando ovviamente di giocare altre partite”.
Il Bellinzona a un certo punto ti ha messo da parte:
“Da come si è svolto tutto non posso dire che mi abbia fatto piacere. Il calcio è come la vita. Chi è a capo di una ditta, di un’azienda, di qualsiasi cosa ha tutti i diritti di prendere una decisione. Per me il fatto di essere ancora un granata è al momento la cosa più bella e importante: a questa squadra ci tengo moltissimo. Questi ultimi mesi sportivamente parlando non sono stati semplici (a volte il calcio è un privilegio difficile, ndr), ma ora sono contento in quanto giocare nel Bellinzona è sempre stato per me motivo di grande orgoglio. Cercherò di onorare ancora questa maglia, l’ACB mi ha dato tanto in questi anni”.
Hai accettato subito o ci hai pensato un momento?
“Non più di tanto perché nella mia testa avevo già deciso. L’ho fatto per le belle soddisfazioni raccolte prima ma anche per la costante e affettuosa vicinanza dei tifosi, dentro e fuori dallo stadio. E per i compagni! Parole e commenti positivi che mi hanno naturalmente fatto un immenso piacere. È chiaro che prima ho voluto discuterne con la società, ho anche cercato di capire il perché di quanto successo”.