Ulisse ha
ritrovato la porta dei suoi desideri. Gli era stata chiusa, inopinatamente, al
termine della prima frazione di campionato. Non sappiamo il perché e il percome
di ciò che è avvenuto, ovvio che per chi ha difeso la porta dei granata per 17
partite di fila per poi essere spazzato via non è stata una cosa bella. Pelloni,
un ‘prodotto’ del Team Ticino, ha giocato nel Locarno, nell’Aarau, nel Chiasso
per poi rientrare (dall’Argovia) in Ticino nel Bellinzona di Gigi Tirapelle. Non
è però della sua carriera che vogliamo parlare oggi. Schällibaum in vista del
big-match con il Breitenrain si è sentito in obbligo, a causa della squalifica di
Klein e dell’inopportunità di azzardare la carta Valsecchi, privo di minutaggio ma pur sempre portiere di riserva, di chiedere al locarnese di ritornare
tra i pali dopo quasi 5 mesi di assenza. Ulisse, che si è
sempre tenuto allenato, ha risposto di sì alla richiesta disperata dell’allenatore arrivato da poco sulla
panchina del Comunale e quindi all’oscuro della difficile situazione in cui si sarebbe
potuta trovare la squadra in caso di squalifica (o di infortunio, perché no)
del portiere titolare. Presumiamo che per un giovane che ha dentro di sé
cose intelligenti il fatto di tornare in campo non sia stato un problema
tecnico, bensì psicologico. Sicuramente gli abbracci dei compagni, ma anche le
simpatie e la solidarietà dei boys granata, gli sono stati di aiuto. Oggi come
oggi il ragazzo di Ascona non sa che cosa gli riserverà il futuro, ha però
tutti i numeri per riconquistare il posto e lo spazio che si merita.
Ulisse
che emozioni hai provato al momento di scendere in campo?
“Il calcio è
da sempre la mia passione più grande, il fatto di giocare una partita di fronte
a un pubblico relativamente importante è stato per me qualcosa di molto
emozionante”.
In
partita come è andata?
“Mi sono
sentito subito tranquillo, non ho avvertito nessuna pressione, ero felice di
poter disputare di nuovo - dopo tanti mesi - una ‘vera’ partita. I compagni mi
sono stati di grande aiuto.
Ne hai
trovato di nuovi?
“In gran
parte li conoscevo tutti, anche gli ultimi arrivati. In questi ultimi 4 mesi mi
allenavo dopo di loro. Non c’è stato comunque nessun problema,
con la maggiore parte della rosa ci avevo giocato sino a dicembre”.
Il lavoro
non ti è mancato:
“Più che per
l’avversario la partita era importante per noi, il risultato era determinante
in ottica promozione. A livello di occasioni da gol direi che è stata
abbastanza equilibrata. Noi ne abbiamo avuto un numero maggiore, ma a mio modo
di vedere le loro sono risultate più pericolose. Per rispondere alla tua
domanda di lavoro ce n’è stato parecchio, il fatto che il pallone sia arrivato
più volte dalle mie parti, mi ha indubbiamente aiutato a stare sempre
concentrato in partita”.
Hai effettuato
due o tre grandi parate:
“Se siano
state grandi non lo so… È vero che subito dopo che siamo andati in vantaggio il
Breitenrain ha avuto sui piedi una palla gol".
Questo
1-1 ha tutta l’aria di una sconfitta. Sei d’accordo?
“Per come
sono andate le cose potremmo parlare di sconfitta perché subire un gol al 93’
fa malissimo. Però, anche se eravamo convinti di portare a casa i 3 punti,
l’1-1 non lo riteniamo una sconfitta in quanto i 4 punti li possiamo ancora
recuperare. Chiaro che vincendo saremmo arrivati a – 1 e un loro passo falso ci
avrebbe permesso di superarli. Speriamo che sabato il Chiasso possa farci un
piccolo regalo…”.
Eppure eravate
a conoscenza degli ‘infernali’ ultimi 5-6 minuti dei bernesi!
“Lo sapevamo,
e come! Avevamo rivisto tutte le fasi finali delle loro partite: andare a rete
così tante volte nei minuti di recupero (per la sesta volta sabato, ndr) è
anche una questione di bravura. Fosse successo un paio di volte si potrebbe
parlare di fortuna, ma quando succede così tante volte (altri tre gol negli
ultimi 10-12 minuti, ndr) dimostra che loro ci credono sino alla fine”.
Che
“radiografia” fai del Breitenrain?
“È qualcosa
di inimmaginabile quello che ha fatto quest’anno. Questa lunga serie di
vittorie ha creato attorno alla squadra un notevole entusiasmo, sabato c’erano
più di 2000 persone, praticamente tutto il paese. Da giocatore di squadra
avversaria, non mi si fraintenda, dico che è qualcosa di straordinario che fa
bene al calcio in quanto dà a tutti i club, anche ai più piccoli, la
possibilità di sperare e di sognare…”.
Torniamo
al tuo ritorno in granata. Una domanda che mi sembra logica: pensi di essere riconfermato
domenica contro l’Etoile Carouge?
“Sabato il
mister mi ha detto di presentarmi allo stadio martedì (ieri lunedì è stato
concesso alla squadra un giorno di riposo, ndr). Quindi effettuerò normalmente
l’allenamento con i compagni. Quello che poi avverrà non lo so, sarà la
proprietà a decidere. Io mi metto a disposizione per continuare ad allenarmi
con il gruppo, sperando ovviamente di giocare altre partite”.
Il Bellinzona a un certo punto ti ha messo da parte:
“Da come si
è svolto tutto non posso dire che mi abbia fatto piacere. Il calcio è come la vita.
Chi è a capo di una ditta, di un’azienda, di qualsiasi cosa ha tutti i diritti
di prendere una decisione. Per me il fatto di essere ancora un granata è al
momento la cosa più bella e importante: a questa squadra ci tengo moltissimo.
Questi ultimi mesi sportivamente parlando non sono stati semplici (a volte il
calcio è un privilegio difficile, ndr), ma ora sono contento in quanto giocare nel
Bellinzona è sempre stato per me motivo di grande orgoglio. Cercherò di onorare
ancora questa maglia, l’ACB mi ha dato tanto in questi anni”.
Hai
accettato subito o ci hai pensato un momento?
“Non più di
tanto perché nella mia testa avevo già deciso. L’ho fatto per le belle
soddisfazioni raccolte prima ma anche per la costante e affettuosa vicinanza
dei tifosi, dentro e fuori dallo stadio. E per i compagni! Parole e commenti positivi
che mi hanno naturalmente fatto un immenso piacere. È chiaro che prima ho
voluto discuterne con la società, ho anche cercato di capire il perché di quanto
successo”.