CALCIO
Parametro zero: beffa o ingiustizia?
Sempre più calciatori vanno a scadenza di contratto: chi ci perde e chi ci guadagna...
Pubblicato il 19.05.2022 08:23
di Silvano Pulga
C'era una pubblicità, tempo fa, che iniziava, più o meno, con le parole "Nel mondo che vorrei..." Nel mondo che vorrebbero i dirigenti del calcio, i giocatori rinnovano abbassandosi l'ingaggio, mentre il costo dei cartellini lievita in proporzione. In quello reale, invece, giocatori e procuratori fanno di tutto per arrivare a scadenza, oppure chiedono, spesso ottenendoli, contratti di livello elevato, che poi si cerca di vendere ai tifosi con frasi tipo "Aveva offerte più importanti, ma ha preferito guadagnare meno, pur di poter restare a indossare la nostra maglia".
I giocatori in scadenza sono un affare per tutti (tranne che per la squadra di provenienza, s'intende): si risparmiano i soldi del cartellino, si paga solo l'ingaggio (che sarebbe stato a carico della società in ogni caso). Logicamente, parte del risparmio sul cartellino potrà andare al giocatore, che incasserà di più, e al suo procuratore, che ha lavorato per ottenere il contratto. Tutti contenti, dunque, a parte i tifosi della squadra che perde il giocatore a parametro zero: che vuol dire rinunciare sia alle prestazioni sportive che all'indennizzo economico, col risultato di dover sostituire un giocatore, e doverlo fare con soldi freschi. Il tutto, al netto degli sfottò dei tifosi rivali: abbiamo letto, lo scorso anno, gli interventi social di tanti sostenitori avversari sui casi Donnarumma e Çalhanoğlu, per dire. Oggi, quei sostenitori sono alle prese con i casi Dybala e Perišić che avevamo evocato, lo scorso anno, ammonendo sul fatto che non si trattava di un problema solo del Milan, nonostante le sghignazzate divertite dei citati sostenitori. E infatti, anche a fronte di una partenza rossonera non certo indolore come quella di Kessié, non si registrano ironie particolari. Ma tant'è, il tempo è stato galantuomo. Nel caso di Donnarumma, persino perfido: ma questa è un'altra storia. E il premio come miglior portiere della Ligue1 (che sembra più un piacere fatto alla dirigenza parigina per non deprezzarlo troppo, in vista magari di una cessione), assegnatogli in questi giorni, sa addirittura di beffa, dopo l'eliminazione in Coppa campioni (con lui tra i pali) e, soprattutto, degli Azzurri alle qualificazioni mondiali. 
In pochi, tra l'altro, hanno tenuto conto di un altro fattore: i compagni di squadra, e gli accordi economici pregressi. Lo scorso anno, l'Inter, per fare un esempio, aveva una situazione economica, a livello d'ingaggi, tutto sommato sotto controllo. L'arrivo dell'ex numero 10 del Milan ha portato scompiglio, visto che si è presentato con uno stipendio superiore (in alcuni casi il doppio) di alcuni compagni di squadra che venivano, tra l'altro, a differenza del centrocampista turco, da un paio di stagioni di grande livello (una finale di coppa europea raggiunta e, soprattutto, un campionato vinto da dominatori). Ovviamente, per più di uno è stato necessario riadeguare i compensi, onde evitare che i contratti arrivassero a scadenza; e, nel frattempo, incombono i debiti con le banche e con i fondi esteri, che hanno prestato denaro con interessi importanti. Questa è l'altra faccia della medaglia: però, questi rinnovi sono stati spesso salutati, dai tifosi, come opere d'ingegneria finanziaria. Giusto così: del resto, non sono soldi loro. O no? 
Certo, per qualcuno questa realtà è motivo di allarme: i mancati introiti da mercato sono una realtà con la quale le società, soprattutto quelle grandi, devono fare i conti. Giusto, sbagliato? Crediamo che il problema sia soprattutto transitorio, in questa fase; ma che si tratti di un processo irreversibile. Non pensiamo che si possano trovare meccanismi d'indennizzo o altro (tipo tetti d'ingaggio o per le commissioni dei procuratori), mentre per le squadre di realtà come, per esempio, quella svizzera, la possibilità di mettere sotto contratto di media durata delle promesse, farle crescere e poi cederle, prima della scadenza ovviamente, a squadre importanti, sia un ottimo sistema di sostentamento. E se, in futuro, le grandi squadre non pagheranno più centinaia di milioni di franchi per strapparsi i talenti tra loro, preferendo accordarsi direttamente con i giocatori, aspettando la scadenza di contratto, poco male, in fondo: ci saranno più soldi per venire a far spesa in Svizzera, Svezia, Portogallo e altri Paesi di media dimensioni. E sarà un modo per redistribuire gli introiti derivanti dai diritti televisivi, che oggi sono fortemente sbilanciati, con tutto ciò che ne consegue.