C'era una pubblicità, tempo fa, che iniziava, più o meno, con le
parole "Nel mondo che vorrei..." Nel mondo che vorrebbero i dirigenti
del calcio, i giocatori rinnovano abbassandosi l'ingaggio, mentre il costo dei
cartellini lievita in proporzione. In quello reale, invece, giocatori e
procuratori fanno di tutto per arrivare a scadenza, oppure chiedono, spesso
ottenendoli, contratti di livello elevato, che poi si cerca di vendere ai
tifosi con frasi tipo "Aveva offerte più importanti, ma ha preferito
guadagnare meno, pur di poter restare a indossare la nostra maglia".
I giocatori in scadenza sono un affare per tutti (tranne che per
la squadra di provenienza, s'intende): si risparmiano i soldi del cartellino,
si paga solo l'ingaggio (che sarebbe stato a carico della società in ogni
caso). Logicamente, parte del risparmio sul cartellino potrà andare al giocatore,
che incasserà di più, e al suo procuratore, che ha lavorato per ottenere il
contratto. Tutti contenti, dunque, a parte i tifosi della squadra che perde il
giocatore a parametro zero: che vuol dire rinunciare sia alle prestazioni
sportive che all'indennizzo economico, col risultato di dover sostituire un
giocatore, e doverlo fare con soldi freschi. Il tutto, al netto degli sfottò
dei tifosi rivali: abbiamo letto, lo scorso anno, gli interventi social di
tanti sostenitori avversari sui casi Donnarumma e Çalhanoğlu, per dire. Oggi,
quei sostenitori sono alle prese con i casi Dybala e Perišić che avevamo
evocato, lo scorso anno, ammonendo sul fatto che non si trattava di un problema
solo del Milan, nonostante le sghignazzate divertite dei citati sostenitori. E
infatti, anche a fronte di una partenza rossonera non certo indolore come
quella di Kessié, non si registrano ironie particolari. Ma tant'è, il tempo è
stato galantuomo. Nel caso di Donnarumma, persino perfido: ma questa è un'altra
storia. E il premio come miglior portiere della Ligue1 (che sembra più un
piacere fatto alla dirigenza parigina per non deprezzarlo troppo, in vista
magari di una cessione), assegnatogli in questi giorni, sa addirittura di
beffa, dopo l'eliminazione in Coppa campioni (con lui tra i pali) e,
soprattutto, degli Azzurri alle qualificazioni mondiali.
In pochi, tra l'altro, hanno tenuto conto di un altro fattore: i
compagni di squadra, e gli accordi economici pregressi. Lo scorso anno,
l'Inter, per fare un esempio, aveva una situazione economica, a livello
d'ingaggi, tutto sommato sotto controllo. L'arrivo dell'ex numero 10 del Milan
ha portato scompiglio, visto che si è presentato con uno stipendio superiore
(in alcuni casi il doppio) di alcuni compagni di squadra che venivano, tra
l'altro, a differenza del centrocampista turco, da un paio di stagioni di
grande livello (una finale di coppa europea raggiunta e, soprattutto, un
campionato vinto da dominatori). Ovviamente, per più di uno è stato necessario
riadeguare i compensi, onde evitare che i contratti arrivassero a scadenza; e,
nel frattempo, incombono i debiti con le banche e con i fondi esteri, che hanno
prestato denaro con interessi importanti. Questa è l'altra faccia della
medaglia: però, questi rinnovi sono stati spesso salutati, dai tifosi, come
opere d'ingegneria finanziaria. Giusto così: del resto, non sono soldi loro. O
no?
Certo, per qualcuno questa realtà è motivo di allarme: i mancati
introiti da mercato sono una realtà con la quale le società, soprattutto quelle
grandi, devono fare i conti. Giusto, sbagliato? Crediamo che il problema sia
soprattutto transitorio, in questa fase; ma che si tratti di un processo
irreversibile. Non pensiamo che si possano trovare meccanismi d'indennizzo o
altro (tipo tetti d'ingaggio o per le commissioni dei procuratori), mentre per
le squadre di realtà come, per esempio, quella svizzera, la possibilità di
mettere sotto contratto di media durata delle promesse, farle crescere e poi
cederle, prima della scadenza ovviamente, a squadre importanti, sia un ottimo
sistema di sostentamento. E se, in futuro, le grandi squadre non pagheranno più
centinaia di milioni di franchi per strapparsi i talenti tra loro, preferendo
accordarsi direttamente con i giocatori, aspettando la scadenza di contratto,
poco male, in fondo: ci saranno più soldi per venire a far spesa in Svizzera,
Svezia, Portogallo e altri Paesi di media dimensioni. E sarà un modo per
redistribuire gli introiti derivanti dai diritti televisivi, che oggi sono
fortemente sbilanciati, con tutto ciò che ne consegue.