Il
Diavolo è tornato. Lo scudetto è suo. Lo vince meritatamente e lo
strappa ai cugini. Il successo perfetto. Non era favorito e questo
aumenta il piacere della conquista. Un Campionato appassionante e
seguitissimo. Milano torna prepotentemente alla ribalta. Un torneo
che, però, segnala un livello tecnico al ribasso. Nessuna novità di
rilievo. Mancano i grandi campioni: sia italiani, sia stranieri. Il
sistema calcio è incapace di riformarsi. I tifosi ci sono e sono
tanti, ma chi deve decidere è immobile. La Serie A attrae solo entro
i suoi confini.
Protagonisti
assoluti sono stati gli allenatori.
Pioli
è stata un'autentica sorpresa. La sua carriera è salva. Rimarrà
nella storia. Un normalizzatore che diventa speciale, l'uomo medio
che si trasforma. È arrivato quasi per caso sulla panchina del Milan
e ha deciso che era il tempo di osare. Si è fatto travolgere
dall'ambizione. È sembrato sempre leggero. Una spavalderia
inconsueta. Voto 10.
Inzaghi
se l'è cavata. Sostituire Conte non era semplice. L'Inter sciorina
un gioco piacevole. L'ambiente dell'interismo non è facile da
gestire: vive di istinti e di pulsioni. Ha vinto due trofei. Ma rimane
la sensazione che il vero, e prestigioso, obiettivo è stato mancato.
Nelle occasioni decisive la squadra è crollata. Recita un solo
canovaccio. Voto 7.
Spalletti
si è confermato: è un piazzato. Il Napoli è forte. Ha una rosa
competitiva. Il toscano non ama il rischio. Ha bisogno di sicurezze.
Considera i sogni un dettaglio, inutili orpelli. Si fa irretire dal
realismo. Non trascina e non insegue il traguardo importante. Voto 6.
Allegri
è stata una delusione. La stagione è stata anonima e inconcludente.
Ha un contratto lungo, è strapagato, ha ampi poteri decisionali. Ma
non ha offerto nessuna soluzione. Ora esige un repulisti. Tutte le
responsabilità sono state scaricate sui giocatori: considerati senza
carattere. Ma la filosofia del corto muso è limitativa, è figlia di
un tempo antico e passato. Senza gioco non si vince. Voto 4.