Calcio
Pioli è il migliore
Il Milan si aggiudica il titolo, rimpianto Inter, delusione Juve
Pubblicato il 23.05.2022 05:00
di Angelo Lungo
Il Diavolo è tornato. Lo scudetto è suo. Lo vince meritatamente e lo strappa ai cugini. Il successo perfetto. Non era favorito e questo aumenta il piacere della conquista. Un Campionato appassionante e seguitissimo. Milano torna prepotentemente alla ribalta. Un torneo che, però, segnala un livello tecnico al ribasso. Nessuna novità di rilievo. Mancano i grandi campioni: sia italiani, sia stranieri. Il sistema calcio è incapace di riformarsi. I tifosi ci sono e sono tanti, ma chi deve decidere è immobile. La Serie A attrae solo entro i suoi confini.
Protagonisti assoluti sono stati gli allenatori.
Pioli è stata un'autentica sorpresa. La sua carriera è salva. Rimarrà nella storia. Un normalizzatore che diventa speciale, l'uomo medio che si trasforma. È arrivato quasi per caso sulla panchina del Milan e ha deciso che era il tempo di osare. Si è fatto travolgere dall'ambizione. È sembrato sempre leggero. Una spavalderia inconsueta. Voto 10.
Inzaghi se l'è cavata. Sostituire Conte non era semplice. L'Inter sciorina un gioco piacevole. L'ambiente dell'interismo non è facile da gestire: vive di istinti e di pulsioni. Ha vinto due trofei. Ma rimane la sensazione che il vero, e prestigioso, obiettivo è stato mancato. Nelle occasioni decisive la squadra è crollata. Recita un solo canovaccio. Voto 7.
Spalletti si è confermato: è un piazzato. Il Napoli è forte. Ha una rosa competitiva. Il toscano non ama il rischio. Ha bisogno di sicurezze. Considera i sogni un dettaglio, inutili orpelli. Si fa irretire dal realismo. Non trascina e non insegue il traguardo importante. Voto 6.
Allegri è stata una delusione. La stagione è stata anonima e inconcludente. Ha un contratto lungo, è strapagato, ha ampi poteri decisionali. Ma non ha offerto nessuna soluzione. Ora esige un repulisti. Tutte le responsabilità sono state scaricate sui giocatori: considerati senza carattere. Ma la filosofia del corto muso è limitativa, è figlia di un tempo antico e passato. Senza gioco non si vince. Voto 4.