Calcio
Lo stile di Ibra
I festeggiamenti dei rossoneri hanno preso di mira i cugini
Pubblicato il 24.05.2022 09:00
di Angelo Lungo
Shel Shapiro cantava che: “Bisogna saper perdere”. Ma bisogna anche saper vincere. E ultimamente al Milan non sta riuscendo molto bene. Si sa che lo stadio è un territorio di confine, dove non vale nessuna legge. Quando poi la passione esplode, non ci sono freni. Tutto è giustificato, tutto è tollerato, tutto è consentito.
Nel 2007 Milano dominava: l'Inter conquistò lo scudetto e il Milan alzava al cielo la Champions. Durante i festeggiamenti Ambrosini, forse inconsapevolmente, sventolò uno striscione che invitava i cugini a mettere il tricolore là dove non batte il sole. L'intenzione era quella di reclamare un titolo più prestigioso. Postilla: Ibrahimovic giocava con i nerazzurri.
Maggio 2022: il Milan è Campione d'Italia. Bus che sfila trionfante per la città. È noto che la Storia si ripete sempre due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa. Maignan e Krunic hanno concesso il bis: innalzando uno striscione che invitava di nuovo i rivali a mettere sempre nello stesso posto la Coppa Italia. Ribadendo che trattasi di un titolo minore.
Ma non è finita. Ibrahimovic si è preso la scena e non poteva essere altrimenti. Ha giocato poco, ma come motivatore è stato fondamentale. Prima ha ribaltato un tavolo nello spogliatoio. E rivolto ai suoi compagni ha urlato: “Sono fiero di voi. L'Italia è del Milan”.
Poi ha continuato, dando il meglio di se stesso. Mostrando a tutti il carisma e il carattere che deve avere il vincente. Megafono in mano, occhiali neri e postura dominante, ha fatto una richiesta particolare ai tifosi in delirio: “Mandate un messaggio ad Hakan”.
Sarebbe Calhanoglu, il reprobo, l'apostata. Ha abbandonato, per soldi, i rossoneri e si è accasato presso i nerazzurri. Sembra che sia stata bruciata anche una sua divisa.
Probabilmente Ibrahimovic è un lettore di René Girard. L'antropologo francese sosteneva che quando una comunità deve ricompattarsi e ritrovare solidità, va alla ricerca di un colpevole, un soggetto debole e sacrificabile. È il cosiddetto concetto del: Capro espiatorio.
Così è andata, gli interisti non mancheranno di rispondere.
La prochaine fois.