Shel
Shapiro cantava che: “Bisogna saper perdere”. Ma bisogna anche
saper vincere. E ultimamente al Milan non sta riuscendo molto bene.
Si sa che lo stadio è un territorio di confine, dove non vale
nessuna legge. Quando poi la passione esplode, non ci sono freni.
Tutto è giustificato, tutto è tollerato, tutto è consentito.
Nel
2007 Milano dominava: l'Inter conquistò lo scudetto e il Milan
alzava al cielo la Champions. Durante i festeggiamenti Ambrosini,
forse inconsapevolmente, sventolò uno striscione che invitava i
cugini a mettere il tricolore là dove non batte il sole. L'intenzione
era quella di reclamare un titolo più prestigioso. Postilla:
Ibrahimovic giocava con i nerazzurri.
Maggio
2022: il Milan è Campione d'Italia. Bus che sfila trionfante per la
città. È noto che la Storia si ripete sempre due volte: la prima
come tragedia, la seconda come farsa. Maignan e Krunic hanno concesso
il bis: innalzando uno striscione che invitava di nuovo i rivali a
mettere sempre nello stesso posto la Coppa Italia. Ribadendo che
trattasi di un titolo minore.
Ma
non è finita. Ibrahimovic si è preso la scena e non poteva essere
altrimenti. Ha giocato poco, ma come motivatore è stato
fondamentale. Prima ha ribaltato un tavolo nello spogliatoio. E
rivolto ai suoi compagni ha urlato: “Sono fiero di voi. L'Italia è
del Milan”.
Poi
ha continuato, dando il meglio di se stesso. Mostrando a tutti il
carisma e il carattere che deve avere il vincente. Megafono in mano,
occhiali neri e postura dominante, ha fatto una richiesta particolare
ai tifosi in delirio: “Mandate un messaggio ad Hakan”.
Sarebbe
Calhanoglu, il reprobo, l'apostata. Ha abbandonato, per soldi, i
rossoneri e si è accasato presso i nerazzurri. Sembra che sia stata
bruciata anche una sua divisa.
Probabilmente
Ibrahimovic è un lettore di René Girard. L'antropologo francese
sosteneva che quando una comunità deve ricompattarsi e ritrovare
solidità, va alla ricerca di un colpevole, un soggetto debole e
sacrificabile. È il cosiddetto concetto del: Capro espiatorio.
Così
è andata, gli interisti non mancheranno di rispondere.
La
prochaine fois.