Dopo un paio di giorni passati a leggere commenti e cronache dopo
la partita, pensiamo si possa provare non dico a chiudere ma, almeno, a fare un
bilancio di quanto visto sabato sera, al netto della disorganizzazione rispetto
alla gestione dell'ordine pubblico, della quale si è già parlato, anche su
questa testata, in queste ore Normalmente, i francesi, sotto
quest'aspetto, lavorano bene: tuttavia, le numerose manifestazioni dei Gilets
jaunes, prima del Covid, hanno probabilmente orientato la polizia francese
a concentrarsi più sulla fase repressiva che in quella preventiva. In realtà,
in una manifestazione che si svolge al chiuso, la seconda appare fondamentale,
e lascia perplessi che, secondo le risultanze giornalistiche, ci sia fatti
cogliere di sorpresa da un fenomeno come quello dei tifosi senza biglietto o
con tagliandi falsi. Probabilmente, verranno fatte delle analisi successive per
capire cosa non ha funzionato, a beneficio di chi dovrà, in futuro, organizzare
questo tipo di manifestazioni; il tutto fermo restando che, qualche anno fa
(per esempio), a Milano, le cose funzionarono egregiamente, con numeri analoghi
e con due tifoserie della stessa città, quindi con rischi forse più elevati di
scontri. Ci verrà detto che siamo di parte: ma è un fatto oggettivo.
Tornando al calcio giocato, per molti sarebbe stata la rivincita
del cosiddetto "calcio all'italiana" di Carletto Ancelotti
contrapposto a quello più dinamico e moderno offerto da Klopp. In realtà, a
nostro parere, tutto si riassume in qualcosa di molto, molto più semplice: nel
calcio vince chi fa un gol in più dell'avversario. Ma non solo: siccome fare
gol non è facile, soprattutto a questi livelli, bisogna anche evitare di
prenderne. Non sappiamo se questo sia il "calcio all'italiana": di
sicuro, è una gestione logica che, alla fine, ti fa vincere le partite.
Si è poi ironizzato molto sulla presunta fortuna del tecnico
italiano: in realtà, il cammino di questo Real è stato piuttosto
complicato. A parte il girone di qualificazione, dove gli spagnoli erano
contrapposti a squadre di livello inferiore, il cammino nella fase a
eliminazione diretta li hanno visti incontrare tutte le formazioni più forti
presenti nella competizione. I britannici, invece, hanno sempre avuto a che
fare con formazioni di seconda e terza fascia, compresa la grande sorpresa
Villareal, che ha anche seriamente sperato di poter fare lo scherzo a Klopp,
prima che gli inglesi rimettessero la chiesa al centro del villaggio, come da
pronostico.
La forza di Ancelotti, in questa finale, è stata quella di aver
messo a frutto l'esperienza della doppia sfida contro il City, registrando la
difesa, che non aveva certo dato prova efficace in occasione della sfida contro
la compagine guidata da Guardiola (guarda caso, un'altra formazione della
Premier, che gioca un calcio atletico e fisico, oltre ad avere in organico dei
fuoriclasse). Contro il Liverpool, gli spagnoli hanno comunque sofferto la
maggiore dinamicità degli avversari ma, quando non ci sono arrivati i
difensori, ci ha pensato Courtois a chiudere la saracinesca. E il suo duello
con l'ex Basilea Salah è stato senz'altro la cosa più bella di tutti i 90'. Gli
inglesi, invece, in occasione della rete decisiva, si sono fatti sorprendere
scoperti sul secondo palo. Ma, del resto, le partite secche sono fatte di
questi episodi che in un campionato nazionale, a volte, possono essere meno
decisivi.
Le statistiche dell'incontro, al di là del possesso palla (50%)
sono dalla parte degli inglesi. Però (e qua si torna al discorso iniziale,
sulla semplicità del calcio) i gol bisogna farli. Il Liverpool ha tirato 23
volte, e in 9 occasioni nello specchio della porta, e quasi sempre con
l'attaccante egiziano. Gli altri si sono visti fermare le conclusioni dai
difensori avversari, o le hanno calciate fuori, in alcuni casi da buona
posizione. Probabilmente, è stato questo particolare che ha fatto la
differenza. Gli inglesi, che pure hanno fatto vedere un ottimo calcio, e con il
loro dinamismo hanno creato diversi problemi al Real, non sono stati abbastanza
precisi ed efficaci. Quando lo hanno fatto, hanno trovato davanti a loro un
grande portiere, certo: ma è un dato di fatto che questo dinamismo ha fatto
loro perdere, probabilmente, la necessaria lucidità sotto porta, come appare
dalle tante conclusioni respinte o fuori bersaglio. I madridisti, invece, sono
stati maledettamente concreti, e hanno fatto male agli avversari nell'unica
grande opportunità loro concessa, a parte la rete annullata nel primo tempo per
fuorigioco. Non sappiamo se questo sia il "calcio all'italiana":
sicuramente, però, è l'essenza di questo gioco. E non è un caso che, a
praticarlo, sia quello che, non solo per i suoi trascorsi a Milano, possiamo
definire il migliore di tutti: se non altro, per quello che ha vinto. Giù il cappello,
quindi, e a quest'autunno.