L’applauso
più lungo è stato per lui. Gaston Magnetti ha potuto vestire ancora una volta
la maglia granata. Per quattro minuti… Era felicissimo di ricalcare il manto
erboso dove ha realizzato gol in quantità industriale: le cifre parlano chiaro.
E la sua immagine pure. Come prima, più di prima, ovvero quella di quando lo
avevamo visto giocare per la prima volta in Ticino con la maglia del Chiasso che
aveva riscoperto il numero 9 del domani, forse senza rendersene completamente conto
nonostante le sue reti a grappoli: di piedi, di testa, in acrobazia. Non per
caso di lì a qualche anno l’argentino è diventato il fuoriclasse del gol a
Bellinzona. Non solo: “Magnetti è un professionista che ha il granata nel
cuore, è l’uomo immagine dell’ACB” – aveva evidenziato in una nostra intervista
l’allenatore Valerio Jemmi. L’uomo-immagine, appunto. Serio, modesto, sempre
sorridente, Gaston si è legato alla causa granata forse come nessun altro in quest’ultimo decennio. Dotato di umiltà ma anche di dignità. Lo ha
confermato anche sabato quando lo speaker ha annunciato, al suono di trombe e
tamburi, il suo ingresso in campo. Potevano essere 5 minuti, peccato che
l’arbitro lo abbia fatto attendere a bordo campo per sessanta secondi, una
montagna di tempo! Ma è stato ugualmente un momento di letizia globale, di
gioia sua personale. Il derby all’89’ era giocato, i granata avevano messo a
segno due reti, il bomber non avrebbe potuto aggiungerne una sua personale.
Sarebbe stata la ciliegina sulla torta! Purtroppo il direttore di gioco Marijan
Drmic non gliene ha dato il tempo… Comunque sia è finita in gloria considerando
le pacche sulle spalle e gli autografi che gli sono stati richiesti da giovani
e anziani oltre che da una moltitudine di ragazzini allievi dell’ACB quando è
rientrato negli spogliatoi. I campioni sono amati, Gaston Magnetti ne è stato
uno, ha dimostrato di esserlo ancora uscendo galvanizzato da questo clima di
festa. Con trentasette anni sulle spalle, seppure non li dimostri neanche sul
campo non è logicamente più possibile sperare in un suo potenziale ritorno. Però
ha ancora tanta birra in corpo, facciamo in modo che continui a stupirci.
Che
piacere rivederti Gaston, l’augurio formulato alla vigilia dal tuo compagno e
amico Patrick è andato felicemente in porto: contento?
“Moltissimo!
Patrick già il giorno dopo che mi ero fatto male mi aveva detto che sarei
tornato a giocare una partita. Ha avuto ragione, lo ringrazio di cuore. È stato
per me un onore giocare per il Bellinzona. Devo fare un ringraziamento alla
società, ai compagni e all’allenatore”.
Che
emozione hai provato?
“Incontenibile,
ho realizzato un sogno”.
I 1569 presenti
al derby avrebbero voluto vederti un attimo in più…
“Va
benissimo così!”.
Che cosa
ha rappresentato per te il Bellinzona in tutti questi anni?
“La parola
esatta è ‘una famiglia’. Hanno veramente fatto tantissimo per me, spero di
averli ripagati almeno in parte. Si è trattato di un rapporto molto bello,
forte e autentico”.
Il futuro
di Gaston?
“Continuare
a dare calci al pallone”.
Niente scarpette
al fatidico chiodo?
“Non ci penso proprio, ho ancora tante reti da regalare".
(Gaston Magnetti festeggiato dai tifosi granata, nella foto Putzu)