CALCIO
Messi e l'arte senza confini
Il numero 10 argentino è stato protagonista di una sontuosa prestazione contro l'Italia
Pubblicato il 02.06.2022 08:01
di Giorgio Genetelli
Oh, puoi far scorrere lo sguardo dove vuoi, ma ovunque c’è lui, tutto gli ruota intorno e tu sei nel vortice. Lionel Messi è soprannaturale, come altri artisti lo sono stati nel pieno svolgimento di sé stessi, da Lennon a De Niro, per dirne due che riconosceresti da una sillaba. Messi a Wembley ha dipinto e scolpito in presa diretta, con sublimi momenti di riflessione e ricerca a passo d’uomo, seguiti da squarci dalla luce abbagliante accumulata e poi regalata. Era qui e poi era lì, tocchi di prima con la delicatezza dell’amore, resistenze col corpo che sfrutta la forza dell’avversario, la fa sua e la sprigiona per i suoi gesti inavvicinabili. Non ha segnato, ma ha fatto segnare Lautaro e Dybala. Non ha segnato ma cosa importa? Il gol è per i materialisti, l’aiuto agli altri è il sale del gioco.
Anche Messi ha bisogno degli altri, sì, certo. Deve stare dentro una squadra che ami sé stessa, come il Barcellona e questa Argentina che si affida a lui e si spreme divorando gli avversari, squarciando il pallone e perfino esibendo magie, contagiata com’è dalla grazia del numero 10. Il numero 10, da portare in campo con tutta la storia del calcio, della sua bellezza, baciando Maradona a ogni invenzione, illuminato da una luce che si vede dal posto più lontano dello stadio e del mondo, plasmando idee senza tempo, senza affanno.
In troppi hanno scambiato il Messi afflitto del Paris Saint-Germain per un giocatore che sta per tramontare, senza tenere conto che quella non è una squadra vera, ma un puzzle con le tessere che non si incastrano e vorrebbero essere più numerose del quadrato che le contiene.
Messi non tramonta, non tramonterà. In quel suo modo di sentire il gioco potrà andare avanti cent’anni, magari in solitudine, ma sempre pervaso dalla felicità e dalla bellezza. E noi, a costo di perdere dentiera e protesi all’anca, saremo lì a cadere in ginocchio davanti alle sue opere.