Il Locarno è
stato promosso in Seconda Lega. Mauro Cavalli è euforico: “Vivere una
promozione come questa da presidente è qualcosa di bellissimo. Abbiamo dovuto
fare degli sforzi importanti e dei sacrifici, non solo in ambito finanziario…
Oltretutto abbiamo avuto la sfortuna di doverci confrontare con un antagonista
importante come il Ravecchia che fino all’ultima partita ci ha dato molto filo
da torcere”. Avete messo la ciliegina sulla torta: “A un simile epilogo non ci
pensavamo davvero, un po’ per i fatti successi con il Semine, un po’ a causa
degli eventi che hanno devastato il tetto dello stadio del Lido (nubifragio,
ndr)”. In alto i cuori, siete in Seconda! “Nella mia testa a dire il vero ho
festeggiato molto poco, ho cominciato subito a pensare a quelle che saranno le
problematiche future”. Preoccupato? “Prima di tutto dovremo sentire e capire
che cosa faremo in Seconda Lega, se riusciremo a ottenere un supporto della
Regione che ci permetta di mirare in alto o se dovremo misurare un po’ gli
sforzi. Il mio compito è di riuscire a fare quadrare sia il bilancio sportivo,
sia quello economico”. Verissimo, l’equilibrio di bilancio sarà determinante, guai
se non si è capaci di dire basta agli eccessi, il FC Locarno avrà imparato la
lezione? “Non dobbiamo esaltarci più di tanto, è necessario restare umili e
rendersi conto che c’è ancora tanto da fare. Solo con le mie forze e con quelle
del comitato attuale non potremo fare tanto. Abbiamo bisogno, lo ripeto, del
sostegno di tutti i tifosi del Locarnese”. La città non vi dà una mano? “Mi
sentirei in vergogna, la città ci concede gratuitamente l’uso dei campi al Lido
e non ci fa pagare tante altre cose… Glielo dico da Consigliere comunale,
sarebbe un controsenso chiedere ulteriori aiuti, molte società non ricevono così
tanto”. D’accordo ma Locarno è la città del Festival, una macchina di soldi… “Beh,
il Festival del Film è un evento di fama mondiale, ha diritto di ricevere tutto
quello che chiede perché le ricadute per la Regione sono considerevoli”.
Ricevere ma non dare: “Secondo me sarebbe sbagliato pretendere un aiuto dalle
Istituzioni. Non vorrei nemmeno contributi a pioggia da parte del Comune e dello
Sport Toto, ritengo che il calcio minore sia già bene organizzato”.
Presidente,
veniamo al dunque: nei prossimi anni vedremo il Locarno continuare la scalata oppure
vi accontenterete di vivacchiare nel calcio regionale?
“Il mio
sogno è di continuarla, naturalmente società e avversari permettendolo. Ma se oggi
mi chiede se vogliamo vincere anche il campionato di Seconda (quello di Terza è
stato portato brillantemente a termine senza subire una sconfitta, ndr) non
glielo posso dire tout court. La scalata che abbiamo fatto è già da considerare
un mezzo miracolo”.
Una
stagione vincente:
“Certamente, come ho detto prima un po’ a sorpresa. Non abbiamo sbagliato quasi nulla, sarebbe però da cancellare quel maledetto giorno (sabato 18 settembre 2021, ndr) in cui incontrammo il Semine. Ne abbiamo comunque fatto tesoro”.
“Certamente, come ho detto prima un po’ a sorpresa. Non abbiamo sbagliato quasi nulla, sarebbe però da cancellare quel maledetto giorno (sabato 18 settembre 2021, ndr) in cui incontrammo il Semine. Ne abbiamo comunque fatto tesoro”.
Resta una
‘macchia’ questo brutto episodio?
“Non è una
macchia, è la vita! Io ho sempre dormito perché non lo ritenevo un fatto grave,
ma c’è stato anche chi ha parlato di cosa inammissibile. Dico la verità, non mi
nascondo dietro a un dito: abbiamo sbagliato, siamo stati sanzionati e abbiamo
pagato. Eravamo in ginocchio, ci siamo rialzati e abbiamo vinto il campionato: siamo
degli sportivi che hanno sportivamente sbagliato".
Chapeau:
“È una questione
di carattere, mi sento orgoglioso perché all’inizio questa storiaccia ci avrebbe
anche potuto fare perdere il controllo della situazione. È andata bene, per una
volta posso dire di essere stato fortunato. Chissà, magari piangerò domani…”.
Stiamo parlando
di Terza Lega, gli eccessi sono da evitare:
“Quando si
vede la tensione emotiva che c’è in una partita di calcio è molto difficile
gestire certe situazioni. Anche con il Ravecchia la scintilla poteva
trasformarsi in qualcosa di più… Questo è il calcio nostrano, uno sport maschio
e fisico che oltretutto non si gioca solo con i piedi ma anche tanto con la
lingua. E spesso fa più male di un calcione…”.
L’arbitro
(di Seconda Inter) ha estratto 5 (cinque) volte il rosso. Sono successe
scorrettezze sul campo?
“No, si
tratta di decisioni arbitrali che hanno penalizzato maggiormente il Ravecchia
(4 cartellini contro 1). La posta in gioco era alta, a qualcuno saranno ceduti
i nervi. Noi sotto l’aspetto emotivo probabilmente siamo stati un pelino più
forti”.
Da 3-0
dopo 50 minuti, a 3-2 al 90’ e c’erano ancora 6 minuti da giocare:
“Non ero
così sicuro che avremmo vinto, è stato veramente un bel regalo quello che mi
hanno fatto i ragazzi. Da presidente faccio i miei complimenti anche al
Ravecchia perché ha disputato un gran bel campionato. Sicuramente loro avranno
l’amaro in bocca, questo lo posso capire. La sconfitta fa sempre male, dico
però – e lo sottolineo - il Ravecchia si è veramente distinto a livello
sportivo. I cartellini rossi sono dovuti a quei momenti di blackout sotto
sforzo che possono succedere a tutti”.
Loro
hanno però tirato in ballo l’arbitraggio:
“Secondo me
l’arbitro ha diretto bene, i rossi per il Ravecchia come pure i nostri ci
potevano stare. Si è trattato di un match importante, disputato davanti a un
pubblico importante. Se lo ricorderanno anche i giocatori”.
Lo stadio
del Lido domenica ha fatto registrare un’affluenza straordinaria, è stata fatta
la cifra di 1300 spettatori:
“In effetti
è un bel po’ che non veniva più così tanta gente. Mi ha fatto piacere vedere
molte famiglie, tantissimi bambini con mamma e papà… La coreografia era
qualcosa di grandioso, l’ha allestita la “Cirrosi” che a me piace molto, a
parte i fumogeni ma in fondo un po’ di fumo e di colori fa spettacolo... È
stata una gran bella giornata, siamo contenti di avere potuto offrire una
domenica di sport e spensieratezza ai locarnesi”.
È stato
mortificante ripartire dalla Quinta Lega per un club dal passato glorioso come
il Locarno?
“Mortificante
direi di no perché quando giochi al pallone ti dimentichi di tutto, che tu
giochi in Quinta, Quarta o Terza la cosa che più conta è battere l’avversario e
andare avanti. A livello emotivo un certo smacco c’è stato, non lo nego, ma in
questo momento non dobbiamo più guardare indietro. Adesso siamo al livello di
come era partito il Bellinzona, abbiamo perso tre anni più uno per via del
Covid: non avendo squadre di calcio élite è stato giocoforza ricominciare da
lì. Io sono presidente dall’anno scorso quando in aprile purtroppo è deceduto
Sergio De Bernardi che aveva dedicato anima e corpo alla ricostruzione del
Locarno. È stata una grave perdita per tutti noi, Sergio era una figura molto
nota e affermata nel calcio regionale, a Verscio, come nel Vallemaggia e con l’Ascona.
Ci manca molto”.
Non ha
pensato di avere al suo fianco un ‘esperto’ come Gabriele Gilardi?
“Non ho
questa presunzione, però quando ho avuto bisogno Gabriele mi ha sempre
consigliato e aiutato in maniera rapida e concisa. Reputo che il suo ruolo nel
Bellinzona sia molto appropriato, è la persona al posto giusto per preparare la
stagione in Challenge. Sicuramene le esperienze che ha fatto nel Locarno gli
gioveranno. Sono contento per il Bellinzona e per lui”.