Da quando il
‘testimone’ è passato a Marco Schällibaum in città non si è quasi più sentito
parlare di Jean-Michel Aeby. Eppure se il Bellinzona è salito in Challenge
League qualche merito ce l’ha anche lui e gli va riconosciuto. Aeby è riuscito
a creare una squadra non soltanto bella ma anche vincente. La sua partenza dalla
città e dalla squadra che tanto amava, è stata difficile da capire e da
interpretare. I tifosi, anche quelli di nuova generazione, lo stimavano, gli
volevano bene. È stato lui ad assumersi la responsabilità di una decisione tanto
‘sofferta’ quanto necessaria: i motivi ce li aveva spiegati. Non sempre lo
sport, nel caso specifico il calcio, regala riconoscenza. Maurizio Mosca, noto
giornalista e opinionista, in un suo editoriale scriveva: “La riconoscenza è un
sentimento sottile, raro e bellissimo. Per portarlo e sentirlo bisogna avere
coraggio perché implica attenzione verso gli altri, sensibilità e soprattutto
tanta umiltà”. Jean-Mich era arrivato a Bellinzona, chiamato da Pablo Bentancur,
felice di stupire sé stesso. Ha accettato con entusiasmo la difficile missione
di riportare l’ACB in Challenge League, lui che la maglia granata l’aveva
indossata da ventenne nello ‘squadrone’ di Peter Pazmandy. Di questa sua
gratificante esperienza parlava spesso nelle interviste rilasciate a fogli e
siti romandi, a giornalisti probabilmente stupiti che rifacesse, da allenatore,
le valigie per la capitale del Ticino. La sua ultima partita è stata quella di
Bavois sabato 16 aprile: due giorni dopo, lunedì, ha inoltrato le dimissioni, stressato
da pressioni sempre più crescenti. A distanza di poco meno di due mesi, stimoli
e motivazioni non gli mancano di certo e sono forti.
Bellinzona
promosso, sei contento Jean-Mich?
“Sinceramente
detto sono molto contento. Bellinzona è una società storica che merita di riabbracciare
la Swiss Football League. Non ho mai dimenticato quando venni lì da giocatore,
l’ACB mi ha dato la possibilità di evolvere in lega nazionale A, realizzai un
sogno in mezzo a tanta bella gente. Mi ricorderò sempre dei 16-17 mila
spettatori alle partite…”.
Hai fatto
la tua parte anche da allenatore:
“Beh,
modestamente penso di avere partecipato anch’io a questo successo”.
Il giorno
della tua brusca partenza non è stato indolore:
“Mia moglie
è venuta a prendermi con la macchina, ho preso la mia roba dall’armadietto e
sono tornato a casa tranquillamente. È chiaro che fa male partire da un posto
che ti piace e dove ti sei portato via un bel ricordo. Ma dobbiamo andare
avanti, il calcio è così”.
So che
vorresti fare un augurio ai tuoi ex:
“Sabato (oggi, ndr) hanno la possibilità di essere primi a tutti gli effetti, penso che sarà motivo
di grande soddisfazione perché non si parlerà più di una promozione
amministrativa. Allenatori e giocatori vogliono una promozione sportiva,
abbiamo tutti questa idea”.
È un
momento di contentezza anche per te:
“Ho fatto 28
partite, la mia media-punti è senz’altro positiva”.
Hai
sentito ancora qualcuno?
“Ho qualche contatto
con amici, ma conosco bene queste situazioni… Quando lavori in una società sei
di passaggio, può essere un mese, due anni, tre... È difficile oggi come oggi
restare incollati su una panchina, da tutte le parti gli allenatori si cambiano
spesso e volentieri. Fa parte del calcio moderno, per quanto mi riguarda reputo
di avere fatto il massimo col Bellinzona. Era arrivato il momento di tornare a
Ginevra dalla mia famiglia”.
A poco
meno di due mesi qual è il tuo stato d’animo, quali sono i tuoi pensieri?
“Avevo
bisogno di riposo e di riprendere un po’ le mie forze. È stato un momento
difficile però adesso ho ritrovato gli stimoli giusti e l’energia necessaria
per ritornare nei teatri di gara. Ho voglia al 100 per cento di continuare la
mia professione”.
Il
capitolo Ticino lo hai chiuso?
“Eh no, non
ci avevo minimamente pensato già l’anno scorso che sarei tornato (ride)… Quando
in famiglia c’è un accordo positivo e la locazione è buona, la lontananza non è
mai eccessiva. La bellezza del nostro lavoro sta nel conoscere mentalità
differenti, l’esperienza avuta a Bellinzona per me è stata emozionante. A
livello di Prima Lega Promotion tutti si sono resi conto del carisma della
squadra e della sua fantastica piazza”.
(Foto Zocchetti)