Mentre Yakin e Cavin guardavano gli schermi allestiti in
panchina, oltre i loro occhi si svolgeva una partita che la Svizzera ha perso
dal Portogallo, zero a quattro, perfino con disdoro. Di fianco ai due si vede
un attentissimo Foletti, anche lui attratto dagli schermi e ignaro della
grandine che si abbatteva sul portiere Kobel, una riserva allenata da lui e
mandata al massacro.
Ora, nelle scuole si fa un gran dibattere sulla proibizione
all’uso del telefonino in aula; nelle categorie degli allievi è tutto un
lamento da parte degli adulti sulla scarsa attenzione dei ragazzi e sulle
distrazioni da internet; in famiglia una volta si proibiva la tivù durante i
pasti, mentre ora è tutto un trillo tra il salame e la verdura, con i figli ad
armeggiare sui telefoni regalati da noi adultoidi.
Mentre il mondo si srotola dal finestrino di un treno o di
un bus, la massa è inchinata davanti agli smartphone, con un’indifferenza ai
territori e alle azioni che non lascia presagire nulla di buono quando toccherà
proprio ai ragazzi occuparsi dell’ambiente in cui vivono quasi senza scorgerlo.
Ma questa è un po’ una morale da due soldi. La domanda vera
è: cosa davano sugli schermi di Yakin, Cavin e Foletti? Forse erano "ralentì" di
quello che è successo appena prima in campo; magari l’immagine di un altro
schermo che a sua volta inquadrava un altro schermo e avanti all’infinito, come
l’oro in bocca di Nicholson. Non erano cartoni animati perché i tre sembravano
adombrati più che ilari, anche se alcuni episodi di Wild Coyote sono francamente
tragici. Forse erano in diretta con l’Estonia, per vedere Messi infilare cinque
gol.
Impossibile sapere con certezza, ma sta di fatto che per
novanta minuti i tre si sono dimenticati della squadra che è andata incontro a
una controprova affacciata sulla catastrofe e vista benissimo dallo schermo a
casa, da noi.
Avessero almeno guardato Holly e Benji durante la pausa.