CALCIO
In Italia hanno scoperto Gnonto!
Dopo l'ingresso contro la Germania, l'attaccante dello Zurigo è finito su tutte le prime pagine
Pubblicato il 07.06.2022 08:51
di Silvano Pulga
Non avevamo bisogno che la grande stampa della vicina Penisola ci dicesse chi è Degnand Wilfried (Willy) Gnonto, attaccante classe 2003 dello Zurigo, di scuola Inter. Non è presunzione, ci mancherebbe: semplicemente, seguendo la Super League in maniera costante, abbiamo avuto occasione, più volte, di vederlo giocare, dal vivo o nelle dirette televisive. Gli abbiamo posto un paio di domande, al termine della partita giocata dallo Zurigo a Cornaredo poche settimane fa, e ne abbiamo tratto un'ottima impressione, anche dal punto di vista caratteriale: ci ha fatto piacere, perché ne avevamo scritto alcuni mesi fa proprio qua, confrontandolo con il più famoso Esposito (con il quale ci ha detto di avere un ottimo rapporto di amicizia), sbarcato quest'anno invece a Basilea, e abbiamo avuto conferma delle impressioni positive che avevamo tratto dalla sua storia sportiva.
Questi, i fatti, che ogni appassionato di calcio in Svizzera, con un occhio attento alla Super League, conosce. Willy Gnonto ha ben impressionato, in un meccanismo (quello dello Zurigo) che quest'anno ha funzionato alla perfezione, ma che ha visto protagonisti, soprattutto, attori come Antonio Marchesano, Assan Ceesay, Tosin Aiyegun, Ousmane Doumbia (per citare quelli che ci hanno impressionato di più). Dopodiché, questo giovane (che non arriva dal nulla anche in Italia, visto che è il capitano della U19), con le sue 33 presenze (1290' complessivi, considerato che è subentrato in diverse occasioni dalla panchina), che hanno fruttato 8 reti e 3 assist, ha dimostrato di essere decisamente promettente, e con interessanti margini di crescita. E non è un caso che un tecnico non banale come Breitenreiter lo abbia utilizzato con intelligenza, inserendolo talvolta a gara in corso per spaccare le partite, senza responsabilizzarlo troppo: perché questo si chiede a un ragazzo di 18 anni. Di giocare, divertirsi e fare il meglio possibile per la squadra. Missione compiuta, quindi, con tanto di titolo sulle rive della Limmat, da dove mancava da lustri. Però, a uso (soprattutto) di chi ci legge da oltre confine, e non ha mai visto una partita dello Zurigo in questa stagione, i grandi artefici della vittoria sono stati altri, come abbiamo scritto qualche rigo sopra. E il primo a saperlo è proprio questo ragazzo, che è venuto a Zurigo perché sapeva di arrivare in una grande città, in una squadra di tradizione, in un campionato tutto sommato di buon livello tecnico, pur non essendo magari al medesimo dei grandi tornei continentali ma dove, soprattutto, avrebbe potuto esprimersi, imparare, allenarsi e giocare con giocatori di spessore (uno su tutti Blerim Džemaili, che di esperienza anche internazionale ne ha da vendere) e in palcoscenici prestigiosi, che ospitano anche coppe internazionali (a Basilea e a Berna si gioca davanti a 30.000 persone, al Letzigrund quest'anno ce ne sono state in diverse occasioni 20.000, al netto di realtà partecipate come San Gallo e Sion: una bella differenza con le serie minori italiane).
Tutto questo per dire cosa? Che ci stanno piacendo poco i titoli che abbiamo visto sulla stampa sportiva della vicina Penisola. Il ragazzo ha giocato (bene) uno scampolo di partita, ha messo a segno un assist interessante, ma con la difesa germanica quantomeno distratta. Il che, intendiamoci, fa ben sperare gli sportivi e gli appassionati d'oltre confine, e ci può stare. Noi queste speranze le abbiamo da tempo, considerando che, a questo ragazzo, abbiamo visto fare ben altro, durante la stagione appena trascorsa. Tuttavia, bisogna rimanere tutti con i piedi per terra, a partire dal giocatore, il quale, pur essendo sano, rischia di venire travolto (ha solo 18 anni). Il suo valore di mercato, che lo scorso anno era di 2 milioni di franchi, oggi è a quota 6 (fonte Transfermarkt): non sappiamo se sia davvero un bene per lui, anche se il presidente Ancillo Canepa la penserà diversamente. 
Per concludere, crediamo che questa febbre da Gnonto sia più che altro una spia del livello in questo momento del calcio in Italia: si sta letteralmente navigando a vista, e non si ha l'esatta percezione del materiale umano disponibile. Addetti ai lavori (stampa compresa) i quali hanno a disposizione tutti gli strumenti possibili, da Wyscout in giù, che cadono letteralmente dal pero vedendo in azione per poche decine di minuti un attaccante che è comunque il capitano della U19 azzurra, e che gioca in una squadra il cui stadio dista, seppure oltreconfine, poco più di due ore e mezza di treno da Milano. In definitiva, il calcio italiano è ancora nel tunnel. E non sappiamo se, a salvarlo, possa essere un ragazzo che gioca oltre Gottardo: ecco, lui dalla galleria è uscito. Ma adesso, per il suo bene, lasciamolo tranquillo, e facciamogli fare la cosa che gli riesce meglio: giocare e divertirsi.