Scrive
il poeta nell'ode “Il cinque maggio”, riferendosi alla terra: “Nè
sa quando una simile Orma di piè mortale La sua cruenta polvere A
calpestar verrà”. E sarebbero stati i posteri a emettere “l'ardua
sentenza”.
Per
cui la domanda potrebbe essere speciosa: ci sarà un altro come
Rafael Nadal?
Analizzati
i suoi numeri, considerati i record che ha battutto, la risposta è
pleonastica: difficile, impossibile.
L'esegesi
delle sue imprese ha invaso giornali e siti. Il tentativo è quello
di spiegare come sia riuscito a infilare tutte queste vittorie, in
uno sport complicato come il tennis. Stupisce la sua longevità. Il
suo peggior avversario pare essere lo scafoide del piede sinistro. Ha
una malattia rara e degenerativa, scoperta nel lontano 2005. Da
allora lo spagnolo pencola sul crinale dell'insicurezza, dove non c'è
la certezza del domani. E si appalesa il pericolo, sempre imminente, del ritiro.
Nadal
è un eroe. Carattere risoluto e saldo. L'indole di chi ritiene la
battaglia ordinaria. È impetuoso e non teme l'avversario. Non si cura
delle normali vicende umane, intende oltrepassarle. Lo conduce la
fiducia in se stesso e nelle sue possibilità. Sente il sostegno che
gli proviene da una forza superiore.
Le
sue gesta sono epiche. Ha compiuto e compie imprese meravigliose ed
eccezionali. Ecco la narrazione, il racconto di un protagonista che
si esalta nella sfida. Il presente diventa iconico e si proietta nel
futuro: tutto sarà indimenticabile.
Il
campione si sta forzando. Non deve dimostare più niente. Eppure
vuole continuare, nonostante che il suo fisico gli dica di smettere.
Non si vuole arrendere. Il dolore non lo spaventa.
Vorrebbe
un piede nuovo. Questo desidera.
E
poi c'è il pubblico. Lo sport del terzo millennio ha a disposizione
una platea mondiale. Tutto è amplificato a dismisura. L'immaginario
collettivo è planetario, non conosce confini. Gli atleti offrono
speranza. Sono dei simboli. Rappresentano il successo.
Forse
Nadal si percepisce come un bambino: intende solo giocare e continuare a
vivere in un eterno presente.