rivoluzioni del terzo millennio
Social dunque sono
Esegesi di una delle più famose piattaforme tecnologiche
Pubblicato il 04.02.2021 08:06
di Angelo Lungo
Le rivoluzioni del terzo millennio sono anomale, sembrano innocue e invece il loro effetto è dirompente. Chi si ricorda cosa è successo il 4 febbraio 2004? Sappiate che, dopo quel giorno, la vita di miliardi di persone è cambiata, in maniera radicale. Siamo diventati “social”, la socialità come la intendevano, quella di incontrarsi dal vivo, è diventata virtuale e permanente, siamo sempre in contatto. Abbiamo cominciato a metterci pubblicamente la faccia. Possiamo esprimere, incessantemente, il nostro pensiero. Ci piacciono cose inimmaginabili. Condividiamo, e siamo condivisi. Commentiamo, finalmente ne abbiamo la possibilità. E poi, la cerchia dei nostri amici si è allargata a dismisura, siamo meno soli.
Ecco perché si tratta di una data cruciale per la storia dell’umanità, poiché il 4 febbraio di qualche anno fa nasce Facebook.
Scrive Charles Seife: “Fuori da un social netwok, non dareste mai delle informazioni  a degli sconosciuti; lo fareste solo per un buon motivo. Oggi siamo totalmente disposti a condividere più o meno tutto automaticamente, che se non lo facessimo potrebbe essere considerato antisociale”.
I social sono comodi e funzionano, possiamo comunicare in tempo reale. Ci sentiamo soddisfatti, siamo animali sociali e dobbiamo appartenere a una comunità. Ci consentono di pubblicare le nostre opinioni, i nostri pensieri. Qualcuno ce lo chiede, e sicuramente a qualcuno piacerà.
Sembra che tra coloro che aiutarono il fondatore del social, ci fosse un estimatore di René Girard. L’antropologo francese, sul finire degli anni ’50, in relazione al comportamento umano, elaborò la teoria del “desiderio mimetico”.
In sintesi: imitiamo le persone che stimiamo e rispettiamo, il nostro comportamento è sempre un’imitazione di modelli tipici; il nostro desiderio è suscitato dal desiderio di un altro, la felicità di un altro suscita in noi il desiderio di fare come lui ed essere come lui; l’uomo è ciò che è perché imita intensamente i suoi simili.
Specie quando i profili sono curati con attenzione e stilizzati.
Ipse dixit: “Il concetto di privacy che ho io non è lo stesso che ha mio padre ed è diverso anche da quello di un ragazzo di 14 anni. Alcuni anni fa nessuno voleva che le proprie informazioni personali fossero sul web, oggi il numero delle persone che rende disponibile il proprio cellulare su Facebook è impressionante”.
Non vi resta che trovare su qualsiasi motore di ricerca, l’autore di questa icastica citazione.
E se avete tempo, quello di una volta che scorreva lento, meditate, meditate.