Vero che, a Berna, lo Stade de Suisse è impianto decisamente
all'avanguardia, ed è un piacere andare a vederci le partite. Vero che l'YB ha
iniziato la campagna estiva di rafforzamento con un paio di arrivi di spessore
(Itten è un giocatore che in Super League può fare la differenza, Ugrinic a
Lucerna lo scorso anno ha fatto piuttosto bene, Rrudhani all'Aarau
ha sfiorato la promozione e, a 23 anni, ha ancora margini di crescita).
Insomma, tutto oggettivo: ma 18.000 abbonamenti sottoscritti, al 9 giugno, dai
tifosi bernesi, sono numeri davvero notevoli.
La storia di questa stagione è ancora tutta da scrivere,
logicamente: in panchina è arrivato Wicky, dopo la parentesi non proprio
esaltante in MLS alla guida dei Chicago Fire di Joe Mansueto. Il tecnico ex Basilea
è sicuramente in cerca di rivincite, in un ambiente che conosce bene: però, è
sicuramente un atto di fiducia, anche se, da queste parti, sono abituati ad
avere tecnici giovani che trovano stimoli (e vittorie, citofonare Gerardo
Seoane). Però, con lo Zurigo che ha annunciato ieri Franco Foda, tecnico
esperto e con un curriculum interessante (anche se a livello di nazionale
austriaca, ambiente differente dal calcio di club) magari qualcuno, a Berna,
pensava a un altro profilo, chissà. Invece, per i tifosi va benissimo così:
piena fiducia alla dirigenza e alla squadra che pure, lo scorso anno, ha avuto
una stagione zoppicante.
La realtà è che, ormai, lo Young Boys ha svoltato in maniera
definitiva. Da club della capitale, blasonato ma con il profilo perdente
(memorabili le parole di allenatore e giocatori del Winterthur, dopo la
rocambolesca eliminazione casalinga in Coppa svizzera della stagione 2016/17:
"Li abbiamo guardati negli occhi, dopo il pareggio, perché ci leggessero
dentro che non vincono niente da trent'anni"), i gialloneri ormai, dopo 4
titoli consecutivi e, nello stesso periodo, 2 finali di Coppa svizzera con una
vittoria, oltre a 2 partecipazioni alla fase a gironi di Champions League,
mettendosi anche alla cintura qualche scalpo di prestigio (Juventus e
Manchester United) hanno ormai creato un proprio alone di possibili vincitori,
dopo anni nei quali si scommetteva, al massimo, sul numero di punti di distacco
che avrebbero accusato, a fine campionato, dal Basilea.
Dietro, tanto lavoro, i soldi delle partecipazioni alla Champions
(che aiutano non poco il budget) ottenuti sul campo, dopo 3 turni di
qualificazione per via di un ranking penalizzante, una bella organizzazione di
scouting e l'essere tornati un club appetibile per giocatori di spessore, con
voglia di rilanciarsi. Non pensiamo che sia un caso che uno come Itten, che
punta ad andare in Qatar con la Nati, quest'autunno, abbia scelto proprio Berna
per provare a farlo, dopo un'ultima stagione quanto meno interlocutoria in
Scozia, in una squadra che pure è arrivata all'epilogo di Europa League, ma
dove ha trovato poco spazio in stagione.
Dove può arrivare quest'anno l'YB? Presto per dirlo: bisognerà
capire quale sarà la rosa definitiva, e non solo. Le grandi rivali della
Svizzera interna non staranno certo a guardare, e ci piace pensare che, anche a
sud del Gottardo, si pensi ad allestire una rosa competitiva, che possa provare
a insidiare uno dei tre primi posti in classifica, oltre che a difendere il
titolo in Coppa, come fatto nella stagione appena finita. Però, di sicuro, per
ora a vincere è stato il pubblico. Nella capitale, dove pure c'è la concorrenza
dell'hockey di vertice, c'è una gran voglia di calcio di qualità, e la
consapevolezza che non accadrà mai più di rimanere 30 anni senza vincere
niente. E questo, è il frutto di anni di lavoro di questa dirigenza: giù il
cappello, quindi, e aspettiamo con pazienza che il pallone, unico giudice
inappellabile, torni a rotolare sul prato. O, visto che siamo a Berna, sul
sintetico.