Il pareggio di
ieri sera contro il Vaduz, ma soprattutto la prestazione del Lugano, continuano a
far discutere.
Ma forse più di tutto è il
modo in cui Jacobacci li ha messi in campo ad aprire ampi dibattiti.
Karl Engel, l’ultimo
allenatore ad aver vinto qualcosa con il Lugano (la Coppa Svizzera ad inizio
anni novanta), la pensa così.
“La prima considerazione
che mi vien da fare è che nessuna squadra riesce ad avere grande regolarità e
non parlo soltanto del nostro campionato. È una stagione strana per il calcio e
trovare una continuità di rendimento e risultati non è una cosa facile”.
Ieri sera, più
che il risultato, ha fatto discutere il sistema di gioco e gli uomini
schierati.
“Io credo che
Jacobacci abbia fatto bene a tirar fuori il “famoso” piano B. Ci deve sempre
essere un’alternativa per affrontare una partita e contro il Vaduz poteva
essere il momento buono”.
Purtroppo non è
andata benissimo.
“Questo è un
altro discorso. Il piano B in effetti non ha funzionato benissimo e adesso sarà
importante capire perché. Ma non credo che il problema di ieri sera sia stato
soltanto il modulo. Ho sentito quello che ha detto Kubi
e sono d’accordo con lui: molto dipende poi dall’interpretazione dei giocatori”.
Jacobacci sta
aspettando il rinnovo del contratto. Cosa ne pensa?
“Come allenatore
non si ha il diritto di imporre qualcosa alla direzione del club. Maurizio deve
soltanto avere pazienza. Secondo me finora ha fatto bene e deve continuare
così, restando molto tranquillo”.
Non è facile però
dopo le parole di ieri sera del presidente Renzetti.
“Io capisco il
presidente e l’emozionalità del momento, anche perché è uno che vive il calcio
con grande passione. Sono cose che vengono dette a fine partita e che forse dovrebbero
restare all’interno dello spogliatoio. L’unica cosa che mi auguro è che ciò che
ho sentito ieri sera non sia l’inizio della fine per l’allenatore. D’altronde a
Lugano, come capita anche a Sion, gli allenatori non sono mai rimasti troppo a
lungo…”.