Nel
calcio la velocità del tempo è moltiplicata. Tutto muta e in
guisa celere. L'Italia ritorna in Inghilterra, quasi un anno fa
conquistava l'Europeo. Sembrava l'alba della rinascita, il ritorno ad
antichi fasti. Il risveglio è stato duro. La realtà dell'attualità
racconta le difficoltà, gravi, dell'intero movimento.
Figc
e Lega viaggiano con il loro consueto ritmo blando. Registrano
gli accadimenti e cercano di sopravvivere. La clamorosa eliminazione
dal Mondiale è stata assorbita con il solito stile: prima abbozzare
e poi rimanere saldamente al proprio posto. Per il momento l'unico
che dà qualche segno di vitalità è l'amministratore delegato della
Serie A. La sua linea è quello di guardare all'estero, specie al
mercato americano e non poteva essere altrimenti. Gioca la partita
dei diritti tv, il tentativo è quello, quasi disperato, di ottenere
maggiori introiti. Di riforme non si parla. Mancano idee, basterebbe
copiare quello che hanno fatto agli altri, e volontà di agire.
Emblematica è stata la vicenda Milan: silenzio totale. La vendita è
stata avvolta dal mistero, come se la cosa non interessasse a nessuno.
La
Nazionale prima ha mascherato e
poi svelato lo stato di salute dell'italico calcio. Mancini lavora
con il materiale che ha a disposizione. Gli si può fare un unico
appunto: poteva cambiare qualche uomo dopo la vittoria dell'Europeo.
La riconoscenza nel football è esiziale. Ma è un uomo solo al
comando: ha distanziato di molto il gruppo. La sua figura è
importante e fondamentale: senza di lui crollerebbe, rovinosamente,
tutto.
La
Serie A è un torneo stantio.
Il ritorno prepotente delle milanesi ha contribuito a far crescere, a
dismisura e a livello interno, l'interesse. Ma il livello tecnico è
desolante. Nessuna novità di rilievo: sia tra gli allenatori, sia
tra i giocatori. Ogni giornata scendono in campo circa 300 giocatori,
gli italiani sono 100. A livello internazionale la differenza è
imbarazzante. Nel corso del XXI secolo, la Spagna ha conquistato 33
titoli, l'Italia ne ha vinti 6.
Poco
da aggiungere sulla stampa sportiva, incide come può e sa: in
maniera ministeriale. Veleggia sulle ali dell'incosistenza e lo fa
molto bene.