In questi giorni, nella quasi assenza di calcio giocato (al di là
della pressoché inutile, soprattutto nei tempi, Nations League), il dibattito
dei calciofili, nella vicina Penisola, è monopolizzato dalla campagna
abbonamenti lanciata da DAZN. In soldoni (ed è proprio il caso di dirlo), la
spesa mensile per poter vedere le partite della Serie A, e poter disporre
dell'opzione che consente di collegare due apparecchi in due luoghi differenti
(cosa che faceva la differenza, rispetto alla precedente offerta Sky) è salita
a circa 40 franchi mensili. La reazione sui social degli appassionati italiani
non si è fatta attendere, e sono piovuti improperi e annunci di disdetta degli
abbonamenti. L'altra opzione, che non prevede questa facilitazione, costerebbe
comunque circa 10 franchi al mese in meno.
Ne avevamo già scritto nei mesi scorsi, quando la società che
detiene i diritti televisivi della Serie A aveva annunciato una stretta
soprattutto sulla seconda utenza (considerata, forse a ragione, un modo per
condividere con altri l'abbonamento, riducendo la spesa per i clienti e gli
incassi per chi offre il prodotto). Nessuna sorpresa, quindi, anche se la
grande assente, in questa fase, è una promozione a favore dei vecchi abbonati.
Ma, in fondo, ci può anche stare: in genere, infatti, questo tipo di azione
viene riservata ai nuovi. Tuttavia, in questo caso, DAZN ha deciso di non fare
sconti, nel vero senso della parola.
Questi, i fatti. Nel merito, pensiamo che non siano state
considerate parecchie cose. La disaffezione, prima di tutto: la Serie A
continua a perdere spettatori, nonostante quest'ultima stagione sia stata
tutt'altro che scontata, al vertice come in coda. Le cause sono molteplici (il
livello tecnico in calo, le lunghe soste per il VAR eccetera), e l'aspetto economico
è uno di questi. Certamente, vedere il Milan campione d'Italia allo stadio in
una posizione di medio livello costa, più o meno, come fare l'abbonamento
annuale all'emittente. Certo, per chi abita lontano da Milano c'è da metterci
anche le spese di viaggio, senza contare che in streaming si possono vedere
anche le sfide in trasferta. Però, per un appassionato, l'atmosfera dello
stadio resta impagabile, senza contare che la partita può diventare anche un
momento di aggregazione. Tra l'altro, in alcune realtà le spese di viaggio si
ammortizzano con torpedoni e autovetture in condivisione. Insomma, la partita
dal vivo potrebbe tornare un'opzione da tenere in considerazione. E, in altri
casi, la visione in un locale, in compagnia, diventa una valida alternativa
allo stare in casa. Per noi, che cerchiamo di raccontare le partite sempre dal
vivo, un ritorno di massa del pubblico allo stadio sarebbe ovviamente tanta
roba. Ma la sensazione, comunque, soprattutto in questo momento di crisi e di
prospettive difficili, è che si sia sottovalutata la possibilità che la gente
smetta di vedere le partite.
Facciamo parte (ahinoi) di una generazione che ha visto, perlomeno
in Italia (seppure per pochi anni) le televisioni in bianco e nero, e che doveva
aspettare le 18 e novantesimo minuto per vedere i gol della domenica. Non solo:
l'unico modo per vedere le partite era un tempo in differita della sida più
interessante della giornata, trasmessa dalle 19 dalla RAI e, dopo la nascita
delle televisioni libere (seconda degli anni '70), la differita delle sfide
giocate a San Siro il lunedì sera, trasmessa da alcune emittenti locali.
Nessuno vorrebbe tornare a quei tempi, si capisce: ma è un dato di fatto che
oggi l'offerta di calcio sia diffusa, che la rete dia parecchie alternative, e
che per qualcuno (perlomeno nella vicina Penisola) si tratti di cifre difficili
da digerire. DAZN gioca sul monopolio, ovviamente: ma la sensazione, leggendo
in giro, è che molti stiano seriamente prendendo in esame di cambiare le
proprie abitudini. E non è un'ipotesi da sottovalutare visto che, secondo
alcune fonti statistiche, già adesso mancano diversi milioni di appassionati
all'appello. La soluzione, a nostro parere? La pay per view, offerta del resto
già presente da tempo in Svizzera, potrebbe diventare un'opzione praticabile.
In fondo, 6 persone che spendono 20 franchi al mese di media, sono meglio di
una che ne versa 40 nello stesso periodo. Chissà se gli esperti di marketing,
pagati centinaia di migliaia di franchi all'anno, ci stanno ragionando sopra.
Perché il livello tecnico della Serie A è in calo, e il calcio italico,
all'estero e soprattutto fuori continente, non potrà mai competere con quello
inglese. E la forbice, con questi presupposti, non farà che allargarsi. Affaire
à suivre, insomma.