CALCIO
Diritti TV, DAZN alza il tiro
In Italia vedere il calcio diventerà sempre più caro: la gente non ci sta
Pubblicato il 13.06.2022 07:30
di Silvano Pulga
In questi giorni, nella quasi assenza di calcio giocato (al di là della pressoché inutile, soprattutto nei tempi, Nations League), il dibattito dei calciofili, nella vicina Penisola, è monopolizzato dalla campagna abbonamenti lanciata da DAZN. In soldoni (ed è proprio il caso di dirlo), la spesa mensile per poter vedere le partite della Serie A, e poter disporre dell'opzione che consente di collegare due apparecchi in due luoghi differenti (cosa che faceva la differenza, rispetto alla precedente offerta Sky) è salita a circa 40 franchi mensili. La reazione sui social degli appassionati italiani non si è fatta attendere, e sono piovuti improperi e annunci di disdetta degli abbonamenti. L'altra opzione, che non prevede questa facilitazione, costerebbe comunque circa 10 franchi al mese in meno.
Ne avevamo già scritto nei mesi scorsi, quando la società che detiene i diritti televisivi della Serie A aveva annunciato una stretta soprattutto sulla seconda utenza (considerata, forse a ragione, un modo per condividere con altri l'abbonamento, riducendo la spesa per i clienti e gli incassi per chi offre il prodotto). Nessuna sorpresa, quindi, anche se la grande assente, in questa fase, è una promozione a favore dei vecchi abbonati. Ma, in fondo, ci può anche stare: in genere, infatti, questo tipo di azione viene riservata ai nuovi. Tuttavia, in questo caso, DAZN ha deciso di non fare sconti, nel vero senso della parola.
Questi, i fatti. Nel merito, pensiamo che non siano state considerate parecchie cose. La disaffezione, prima di tutto: la Serie A continua a perdere spettatori, nonostante quest'ultima stagione sia stata tutt'altro che scontata, al vertice come in coda. Le cause sono molteplici (il livello tecnico in calo, le lunghe soste per il VAR eccetera), e l'aspetto economico è uno di questi. Certamente, vedere il Milan campione d'Italia allo stadio in una posizione di medio livello costa, più o meno, come fare l'abbonamento annuale all'emittente. Certo, per chi abita lontano da Milano c'è da metterci anche le spese di viaggio, senza contare che in streaming si possono vedere anche le sfide in trasferta. Però, per un appassionato, l'atmosfera dello stadio resta impagabile, senza contare che la partita può diventare anche un momento di aggregazione. Tra l'altro, in alcune realtà le spese di viaggio si ammortizzano con torpedoni e autovetture in condivisione. Insomma, la partita dal vivo potrebbe tornare un'opzione da tenere in considerazione. E, in altri casi, la visione in un locale, in compagnia, diventa una valida alternativa allo stare in casa. Per noi, che cerchiamo di raccontare le partite sempre dal vivo, un ritorno di massa del pubblico allo stadio sarebbe ovviamente tanta roba. Ma la sensazione, comunque, soprattutto in questo momento di crisi e di prospettive difficili, è che si sia sottovalutata la possibilità che la gente smetta di vedere le partite.
Facciamo parte (ahinoi) di una generazione che ha visto, perlomeno in Italia (seppure per pochi anni) le televisioni in bianco e nero, e che doveva aspettare le 18 e novantesimo minuto per vedere i gol della domenica. Non solo: l'unico modo per vedere le partite era un tempo in differita della sida più interessante della giornata, trasmessa dalle 19 dalla RAI e, dopo la nascita delle televisioni libere (seconda degli anni '70), la differita delle sfide giocate a San Siro il lunedì sera, trasmessa da alcune emittenti locali. Nessuno vorrebbe tornare a quei tempi, si capisce: ma è un dato di fatto che oggi l'offerta di calcio sia diffusa, che la rete dia parecchie alternative, e che per qualcuno (perlomeno nella vicina Penisola) si tratti di cifre difficili da digerire. DAZN gioca sul monopolio, ovviamente: ma la sensazione, leggendo in giro, è che molti stiano seriamente prendendo in esame di cambiare le proprie abitudini. E non è un'ipotesi da sottovalutare visto che, secondo alcune fonti statistiche, già adesso mancano diversi milioni di appassionati all'appello. La soluzione, a nostro parere? La pay per view, offerta del resto già presente da tempo in Svizzera, potrebbe diventare un'opzione praticabile. In fondo, 6 persone che spendono 20 franchi al mese di media, sono meglio di una che ne versa 40 nello stesso periodo. Chissà se gli esperti di marketing, pagati centinaia di migliaia di franchi all'anno, ci stanno ragionando sopra. Perché il livello tecnico della Serie A è in calo, e il calcio italico, all'estero e soprattutto fuori continente, non potrà mai competere con quello inglese. E la forbice, con questi presupposti, non farà che allargarsi. Affaire à suivre, insomma.