CALCIO
"Nove anni bellissimi, ma ora guardo avanti..."
Luca Redaelli, preparatore dei portieri, lascia la prima squadra e lavorerà nell'Accademy bianconera
Pubblicato il 13.06.2022 09:29
di L.S.
Nove anni sono lunghi, ma possono passare in un soffio, se vissuti con passione ed entusiasmo.
Luca Redaelli (42 anni), arrivato a Lugano, nel 2013, lascia la prima squadra dopo aver vinto la Coppa.
E soprattutto lascia tanti bei ricordi, che porterà sempre con sé.
Non andrà molto lontano: sarà infatti il nuovo responsabile dei portieri dell’Accademy bianconera e del Team Ticino.
Una nuova sfida, diversa da quella finora sostenuta in bianconero.
Redaelli, non le spiace lasciare la prima squadra?
“Un po’ sì, lo ammetto. Sono stati anni bellissimi e le emozioni che ho vissuto mi resteranno sempre nel cuore. La società però mi ha proposto questo nuovo progetto e nonostante avessi delle offerte anche dall’Italia, ho preferito restare a Lugano. Qui ormai è casa mia, c’è la mia famiglia e dopo aver parlato con Hangarter ho capito che sta nascendo qualcosa di interessante. Credo che nella vita si debba sempre guardare oltre e non fermarsi alla prima sensazione”.
Al suo posto arriverà Riccardo Di Benedetto: vi conoscete? Consigli?
“Certo, lo conosco. Io collaboravo molto con il Team Ticino e credo che se la società ha puntato su di lui è perché ne riconosce le competenze. Non ho nessun consiglio da dargli, sono certo che farà un buon lavoro”.
Lei arrivò a Lugano un po’ per caso, vero?
“Sì, è così. Allenavo al Pavia in Lega Pro e venni a conoscenza del fatto che il Lugano cercava un preparatore dei portieri. Tra l’altro mia moglie, che conobbi quando lavoravo a Novara (lei frequentava l’Università), è di Lugano. Fu la soluzione ideale. Arrivai in bianconero e allenai Francesco Russo: fu subito una gran bella esperienza”.
Fu l’anno del secondo posto di Bordoli: la stagione dopo si festeggiò la promozione.
“Direi che sono stato decisamente fortunato. Ho potuto vivere sette anni di Super League. Nell’anno della promozione Francesco Russo fu nominato miglior portiere della cadetteria. Fu una gran bella soddisfazione”.
Allenare i portieri è un mestiere che è diventato ancora più difficile?
“Diciamo che è cambiato molto. Le richieste per un portiere sono più alte, il ruolo è più complicato e anche i preparatori devono adattarsi a ciò che vogliono gli allenatori. Lavorare ad esempio con Zeman era diverso che lavorare con altri allenatori. Il suo modo di interpretare il calcio ovviamente coinvolgeva in maniera differente il nostro ruolo”.
Ormai i portieri giocano sempre più con i piedi e lontano dalla propria porta.
“È l’interpretazione moderna del ruolo, che a me piace moltissimo. Ovviamente bisogna lavorare da subito con i giovani. Spesso nelle partitelle della footeco (ragazzi tra i 12 e i 14 anni) i portieri giocano un tempo come giocatori di movimento. Una cosa che quindici anni fa sarebbe stata impensabile”.
Per un portiere conta molto l’aspetto mentale, è d’accordo?
“Senza dubbio. La gestione psicologica cambia da un portiere all’altro, così come la reazione all’errore, che a certi livelli diventa fondamentale. È importante capire perché si è commesso un errore per evitare che si ripeta”.
Lei a Lugano ha allenato tanti portieri: ci dice qualcosa di ognuno di loro?
“Russo era un portiere esperto con grande personalità, Salvi un gran lavoratore purtroppo un po’ sfortunato con alcuni infortuni, Da Costa era completo ma anche lui si trascinava un problema alla spalla, mentre Baumann e Kiassumbua hanno enormi qualità fisiche. Di quelli in rosa ancora in rosa, direi che Osigwe è un portiere lineare che purtroppo per dei problemi fisici non ha potuto iniziare la stagione da titolare, mentre Saipi è uno che reagisce alla grande dopo un errore. Era arrivato a Lugano per fare il terzo e si è messo a lavorare tantissimo, soprattutto a livello tecnico-tattico. Ha capito ciò che serviva e ora è titolare e con un bel futuro davanti”.
È stata una stagione incredibile, iniziata in mezzo a mille difficoltà.
“Vincere la Coppa è stata un’emozione indescrivibile. Sono riuscito a riscattare la delusione di sei anni prima, quando perdemmo la finale contro lo Zurigo. Ma tutta la stagione è stata bellissima, con uno staff completo e affiatato che si è stretto attorno al suo allenatore. Anche nei momenti più delicati abbiamo un ottimo feeling e questo alla lunga ha fatto la differenza”.
Far parte di una prima squadra, giocare in Super League, qualificarsi per l’Europa, vivere l’adrenalina delle partite. Ripetiamo: non le mancherà tutto ciò?
“Sì, è possibile. Ma come ho detto, guardo avanti. Sono convinto che tutte queste emozioni verranno compensate dalla soddisfazione di veder crescere un progetto importante come quello di cui ho discusso con Hangarter, persona con grande esperienza e da cui avrò molto da imparare”.
E al Lugano cosa augura?
“Di andare avanti così, con questo spirito di gruppo che ha saputo sempre fare la differenza. Grazie anche a quei giocatori che tutti conosciamo, che hanno dei veri valori e che li sanno trasmettere. È sempre stata la nostra vera forza in tutti questi anni”.

(Nella foto, Luca Redaelli a destra, sorride accanto alla Coppa vinta, assieme al massaggiatore Vittorio Bruni Prenestino)