La cinque sostituzioni nel calcio, da provvisorie, sono ora
definitive. Lo ha deciso l’International Football Association Board, definendo
il cambiamento come assolutamente soddisfacente. Da soluzione pandemica, per
ovviare a stanchezze e rischi d’infortunio, i cinque cambi sono dunque
planetarii. Se da una parte il virus tende a ridursi, il distacco tra chi può
permettersi rose fioritissime e chi invece sfoglia la margherita lometto-nonlometto
si allarga. Già in Qatar le rose saliranno a 26 giocatori, probabilmente, con
le big a poter mettere in campo due squadre di eguale forza e le altre ad
arrangiarsi nella spremitura dei migliori. Già immaginiamo i saccheggi
mercantili da parte dei club più ricchi per raggiungere quote inimmaginabili di
calciatori durante gli allenamenti, con distillazione forsennata di sponsor,
diritti tv e premi federativi per i più vincenti. Un baratro.
Mio padre mi diceva che ai suoi tempi se qualcuno si faceva
male non poteva essere sostituito, eh okay, eravamo alla prova di sopravvivenza
francamente esagerata. Quando io giocavo nei boys se ne potevano cambiare due,
con pianti irrefrenabili di chi non metteva piede in campo dopo una settimana
di vana trepidazione.
A questo punto si poteva anche tentare il tutto per tutto e
passare direttamente ai cambi volanti come nell’hockey, un andirivieni che
avrebbe anche un suo fascino e del resto già applicato, da noi, per gli
allievi, i seniori, 3a 4° 5° Lega, tornei amatoriali, palestre e cortili.
Per il futuro, ci scommetto, si penserà a un possibile
scambio di giocatori tra le due squadre in campo, magari tramite finestre
apposite alle quali si affacceranno i VIP (Very Important Pigs, copyright
Gianni Clerici) con i loro desiderata. Sarebbe il cosiddetto Football Caviar,
con ricadute psicoeconomiche mica da ridere. E potrebbe diventare realtà anche
il sogno proibito del Mister Peregrino Fernandez, giocare in tredici contro
undici nei momenti di bisogno.