Finalmente, la stagione calcistica, per i tifosi della vicina
Penisola, si è chiusa. Traumatica, in ogni caso, la chiusura della fase estiva
di Nations League: era dal 1957 che gli Azzurri non incassavano più di 4 gol
(un 6-1 dalla Jugoslavia in Coppa Internazionale), e dal 1939 non perdevano con
un risultato così netto contro i tedeschi (un'amichevole a Berlino, 26 novembre
di quell'anno, terminata 5-2). E non è certo il record di Gnonto (da ieri il
più giovane marcatore della Nazionale maggiore: il primato apparteneva, da ben
63 anni, più esattamente dal 9 novembre 1958, a Bruno Nicolè, attaccante
della Juventus negli anni '50/'60) che possa essere di consolazione. Tra
l'altro le 2 reti della Nazionale italiana sono state segnate dopo il 5-0
tedesco, e con la Mannschaft ormai con i remi in barca: non proprio una
consolazione per una squadra che Roberto Mancini ha riempito di esordienti.
Tuttavia, a preoccupare i tifosi della vicina Penisola è il
futuro. Giusto fare prove ed esperimenti, ci mancherebbe. Ma la sensazione è
che manchi un disegno preciso, tenuto anche conto che bisognerà aspettare sino
al 2023 (qualificazioni europee) per vedere delle partite vere. Sicuramente,
una Nazionale con Luiz Felipe, Scalvini e Caprari difficilmente dovrà
vedersela contro avversarie magari quotate quando i punti conteranno davvero.
Però, incassare 5 gol da rivali storiche come la Germania non è mai piacevole,
anche con tutti i distinguo del caso. E ci si domanda, seriamente, se queste
prestazioni, con questi attori, servano davvero a crescere.
La squadra di Mancini, ieri sera, ha retto sino a quando i ritmi
sono stati abbastanza elevati, vale a dire all'inizio di entrambi i tempi.
Tuttavia, quando si è iniziato a ragionare sulla tecnica individuale e
sull'organizzazione tattica, il confronto (in analogia con quanto accaduto con
l'Argentina) è apparso improponibile. Vero che ci sono diverse assenze pesanti
(una su tutte Federico Chiesa); però, bisognerà cercare di trovare qualche
certezza in più, a livello di uomini e di schemi. Il materiale umano è quello
che è, e non si può chiedere più di tanto: siamo d'accordo. Ma è un dato di
fatto che prestazioni di questo genere abbattono l'ambiente il quale, mai come
ora, avrebbe bisogno invece di certezze per ripartire.
Può essere Mancini l'uomo giusto? Nonostante tutto, secondo noi,
sì. Non bisogna dimenticare che quando il tecnico di Jesi prese in mano gli
Azzurri si veniva da una sconfitta (quella con la Svezia, nelle qualificazioni
mondiali) che era stata vissuta come drammatica oltre confine. Il selezionatore
ha saputo riportare entusiasmo e bel gioco, arrivando addirittura sul tetto
d'Europa. Poi, da quel momento, il vento è cambiato. Tuttavia, al netto delle
prestazioni (che non furono certamente esaltanti: la Svizzera è ai mondiali con
merito), è un dato di fatto che i due rigori sbagliati contro i rossocrociati
(che pure erano stati superati agevolmente a Roma in occasione degli Europei
dell'estate scorsa) abbiano pesato non poco nell'economia del girone di
qualificazione mondiale, e abbiano lasciato pesanti strascichi psicologici in
un gruppo che, comunque, era alla vigilia di un cambio generazionale.
Sicuramente, adesso, servono però umiltà e programmazione. Tanti
nuovi giocatori convocati per la Nations League sono stati probabilmente un
segnale che si voleva dare un po' a tutti, e lo si può interpretare in tanti
modi (scarsità di elementi validi, disaffezione da parte di alcuni giocatori
importanti, volontà di rinnovamento a tutti i costi o, al contrario,
dimostrazione che non sempre innovare in profondità dia frutti positivi e
subito). I risultati sono stati contraddittori (buone la prima partita con la
Germania, quella con l'Ungheria in testa al girone e con l'Inghilterra, ma
catastrofiche le sfide dove gli avversari hanno giocato con stimoli
differenti); e questa situazione non manda in ferie tranquilli gli appassionati
di oltre confine, già rassegnati a una stagione singolare, con inizio a
Ferragosto e sosta invernale per vedere, ancora una volta, giocare gli altri.
Non male, insomma: poteva anche piovere, del resto.