CALCIO
Un mercato tra film e realtà, tra USA ed Europa
Ci sono modelli che arrivano da oltre oceano: ma vanno bene per il "nostro" calcio?
Pubblicato il 23.06.2022 09:57
di Silvano Pulga
Diciamolo: è vero che il calcio mercato finisce il 31 agosto, e che la storia della Pedata abbia più volte insegnato che poche cose sono così effimere come gli scudetti estivi. Però, non è un mistero che l'attività frenetica dell'Inter, contrapposta al silenzio sull'altra parte del Naviglio, qualche inquietudine la provochi nei tifosi rossoneri. Intendiamoci: da ormai diversi anni, dopo la famosa campagna acquisti seguita all'arrivo degli investitori cinesi (ma sappiamo come andò a finire...), in via Aldo Rossi si mantiene un profilo basso. Arrivano notizie di trattative interessanti: le priorità sono un mediano e un trequartista, e Renato Sanches e De Ketelaere sono in cima alla lista dei desideri. Ma non solo: si dice che la pista Dybala, all'Inter, si stia raffreddando per via delle commissioni chieste dall'agente dell'argentino, e che i dirimpettai si stiano inserendo. Ma forse è solo un'azione di disturbo, per far alzare il prezzo e mettere in difficoltà Marotta, chissà: di sicuro, il giocatore potrebbe essere molto interessante, per il ruolo che occupa e per l'indiscusso talento. Affaire à suivre, insomma. 
Ma ciò che sta tenendo banco sono, più che altro, le indiscrezioni sul modello di business che la nuova proprietà vorrebbe applicare al club rossonero. E, sotto questo aspetto, considerata che la proprietà è statunitense, come quella del FC Lugano, il tema può diventare interessante anche dall'altra parte del confine. Non è un mistero che Red Bird possieda quote dei Boston Red Sox , squadra di baseball, sport molto popolare negli USA, e del quale Cardinale è un noto appassionato. Per un qualsiasi cinefilo che segua anche lo sport, l'equazione tra baseball e lungometraggio dà come risultato Moneyball, film che ha da poco compiuto dieci anni. La trama, semplificando, racconta le avventure di Billy Beane (interpretato sullo schermo da Brad Pitt), general manager degli Oakland Athletics il quale, nel 2001, dovendo amministrare un budget basso per il miglioramento della qualità della rosa dei giocatori, scoprì e applicò un modello matematico-statistico creato da Peter Brand, un giovane laureato in economia a Yale, che divenne suo assistente. Erano i numeri a suggerire quali giocatori contattare: e questi ultimi segnalavano atleti in parabola discendente ma con un passato recente importante, o altri ignorati dai dirigenti per vari motivi. La caratteristica comune di tutti quanti? Un costo d'ingaggio più basso, ovviamente. Tuttavia i medesimi, per le loro caratteristiche tecniche, risultavano essere utili alla squadra. Aggiungiamoci fame e desiderio di rivalsa degli atleti chiamati a una nuova sfida ,e dei protagonisti: il sogno americano è servito. 
Qua però siamo in Europa, e nel calcio. Scopriamo così, leggendo i giornali della vicina Penisola, che il modello è stato applicato dal Midtjylland, squadra danese che, dall'anonimato delle serie inferiori, è arrivata a laurearsi campione nel proprio Paese, qualificandosi anche per la fase a gironi di Champions. In Inghilterra, Paese con altre tradizioni calcistiche, è stato il Barnsley (che ha sfiorato i la promozione in Premier) a seguire il modello portato sul grande schermo da Brad Pitt. In Francia, lo ha fatto il Tolosa (partecipato dai nuovi proprietari del Milan), con buoni risultati. Però, i tifosi rossoneri, che sanno di sostenere un club che, nella storia, è sempre stato all'avanguardia sotto tutti gli aspetti (gestione societaria, ingaggio di grandi campioni, tattiche di gioco innovative), preferiscono distinguere tra film e realtà.  
In conclusione, il metodo può essere positivo, specialmente sul lungo periodo: però, per vincere e, soprattutto, per farlo con continuità, che è poi il volano per far crescere il fatturato, obiettivo dei nuovi arrivati, pensiamo non lo sia. Su Botman, per esempio, Maldini e Massara hanno preso atto che il modello offre alternative valide a meno di 30 milioni. Tuttavia, i due artefici dello scudetto vinto in volata sui cugini pensano che non sia così. Il calcio in Europa è cosa diversa: la concorrenza, innanzitutto, che a livello europeo è molto più serrata rispetto a agli USA. Poi c'è la differenza tra piazzamento (magari remunerativo: si entra in Champions anche arrivando quarti, in fondo) e vittoria, che potrà essere scarsa dal punto di vista economico, ma decisiva sotto altri aspetti. Insomma, va trovato un compromesso tra mentalità USA ed europea. Perché, a vincere, è uno solo. Può accadere di farlo da sfavoriti, perché lo sport è fatto anche di episodi. Ma, per creare un ciclo, serve investire: anche se esiste una differenza tra farlo con metodo, e farlo male. Insomma, tra Elliott e Li Yonghong c'è una via di mezzo. Ed è questo che i tifosi rossoneri si aspettano, nel futuro prossimo.