CALCIO
Lukaku uomo scudetto dell'Inter?
Dopo una stagione difficile nel Chelsea, l'attaccante belga torna a Milano
Pubblicato il 28.06.2022 07:58
di Silvano Pulga
Il 30 giugno dovrebbe essere il giorno dell'annuncio ufficiale del ritorno di Lukaku all'Inter: non proprio un'operazione gratuita, come qualcuno crede (o ha voluto far credere), ma un giochino che ai nerazzurri milanesi, tra prestito oneroso, eventuali bonus e ingaggio al giocatore, potrebbe pesare sulle casse del club una ventina di milioni di franchi circa. In ogni caso, se l'investimento porterà alla vittoria del ventesimo scudetto, si tratta evidentemente di un affare. E, in fondo, non sono i tifosi a dover pagare direttamente.
Ovviamente, è presto per parlare di questioni tattiche: siamo solo a giugno, la squadra è lungi dall'essere costruita. Le pedine mancanti (o quelle che mancheranno: sembrano inevitabili una o due partenze di peso) rendono difficile fare delle supposizioni. Quindi, quello che proveremo a fare sarà solo un divertissement, come dicono a Ginevra. 
Lukau viene da una stagione tormentata, dopo le dichiarazioni d'amore al Chelsea dello scorso anno, che hanno fatto adombrare i tifosi interisti più romantici, facendo scrivere anche il direttivo della Curva Nord, l'ala più calda del tifo nerazzurro. Quelli più pragmatici si sono semplicemente limitati a prendere atto che, ormai, le bandiere non esistono più, e che il giocatore, se ripeterà quanto fatto vedere nei suoi due anni a Milano, potrebbe essere in grado di spostare gli equilibri. Perché, in fondo, vincere il campionato è meglio che arrivare secondi, pur con la consolazione della Coppa Italia e della Supercoppa. E allora, proviamo a vedere quale potrebbe essere la collocazione tattica del giocatore, negli schemi che, nella stagione scorsa, ci ha fatto vedere Inzaghi.
Premessa: il gioco dell'Inter, nella gestione Inzaghi, è stato molto più bello da vedere di quello mostrato negli anni di Conte. La gestione della palla, in particolare, è stato il punto forte dei milanesi edizione 2021/22. Merito, anche, della mobilità dei due attaccanti nel 3-5-2, i quali spesso si sganciavano dalla zona offensiva per aiutare i compagni a centrocampo o sulle fasce per dare ausilio ai centrocampisti nella costruzione del gioco, dando così spesso superiorità numerica ai nerazzurri in questa zona nevralgica del campo. Tutt'altro rispetto al gioco di Conte che, molti, hanno semplificato (anche troppo, a dire il vero) in un "palla lunga a Lukaku, e vediamo cosa succede." Per Conte, infatti, l'attaccante deve stare vicino alla porta, al limite dell'area, pronto ad attaccare la profondità, per cercare la conclusione. E, diciamolo, i risultati (almeno in Italia: ma non dobbiamo dimenticare una finale di Europa League raggiunta, seppure in un'edizione con l'asterisco, causa Covid) gli hanno dato ragione.
A Londra, Lukaku giocava in 3-4-2-1, che privilegiava il possesso palla e il baricentro alto: non facile per uno come il belga, che ama invece gli spazi, dove può far valere la sua formidabile potenza fisica, nelle sue progressioni devastanti palla al piede. 
In definitiva, pensiamo che vedremo, nella prossima stagione, un'Inter diversa. Džeko, sul piede di partenza come altri (il suo ingaggio è sproporzionato rispetto ai parametri imposti dalla proprietà), lo scorso anno, con Inzaghi, ha segnato 17 reti totali nelle varie competizioni, e fatto (dettaglio non da poco) 10 assist. Il belga, di passaggi decisivi, ne ha fatto solo 2, a differenza dei 10 in maglia nerazzurra l'anno prima. Però, negli schemi di Conte. Insomma, Inzaghi avrà molto da lavorare: perché bisognerà non solo ragionare solo successi di Lukaku in maglia nerazzurra, ma sui perché del fallimento inglese dello scorso anno. Poi si può ovviamente pensare, come fanno tanti, che la responsabilità dello scarso rendimento londinese del fuoriclasse belga sia stata di Tuchel, del suo brutto carattere e del mitico boccino utilizzato negli allenamenti.