CALCIO
Il terrore dell'errore
Il miglior arbitro svizzero, Sandro Schärer, ha parlato del VAR e delle sue conseguenze
Pubblicato il 02.07.2022 09:10
di Giorgio Genetelli
“Al giorno d’oggi, infatti, la società non tollera più l’errore”. Frase-choc che Sandro Schärer, il miglior arbitro svizzero, inserisce parlando della tecnologia Var (intervista sul CdT di oggi). Forse sta proprio qui il problema: considerare l’errore un male e non invece la bellezza dell’imperfezione. L’accettazione dell’errore è civiltà, sugli errori sono state costruite bellezze. Un mondo che non contempla l’errore è destinato all’errore più grande: il fallimento. Non può esistere l’assenza di errore e nel calcio lo vediamo ogni domenica, anche con la tecnologia spinta al massimo e un arbitro che vi si affida. Solo che più si cerca la perfezione più l’errore viene percepito come gigantesco e quindi inaccettabile, visti i mezzi a disposizione. Se l’errore viene giudicato sui tribunali della punizione e del sospetto, impossibile sarà la ricerca della tolleranza e dell’educazione: ci sarà sempre un patibolo pronto per chi sbaglia. Solo che l’errore non è un crimine.
Forse, una società che non tollera l’errore è fatta da individui che sperano nell’errore altrui per mascherare il proprio, una variante atomica della pagliuzza e della trave.
Tuttavia, anche in una società che aborrisce l’errore e cerca vanamente di cancellarlo si stilano classifiche di merito, tanto che al Mondiale in Qatar non parteciperà nessun arbitro svizzero perché nessuno di loro è stato considerato all’altezza. Troppi errori? O troppa umanità?
Il calcio è uno sport imperfetto, a ogni azione c’è un errore. Perché mai non potrebbero cadere in errore anche gli arbitri? Forse il problema è che sono gli arbitri stessi a non tollerare gli errori e a volerli eliminare per avvicinarsi a dio, quello del calcio. Che come si sa è volubile e discriminatorio. Errante.
Infine un altro quesito: e se l’errore fosse la tecnologia stessa?