Nel giro di pochissimo, lo zapping indemoniato ci propone:
ammucchiata al Tour; pubblicità; pilota cinese che affronta la prima curva
capovolto in un oceano di detriti al Gran Premio; sospensione della gara; altra
pubblicità; il coyote che esplode mentre telefona ma si sa; e allora ancora in
Danimarca per altri ruzzoloni.
A questo punto potrebbero anche iscrivere una squadra
sponsorizzata ACME, startup di trucchi di scena ed esplosivi: colla
sull’asfalto, gallerie finte, binari morti, deltaplani a manovella, dinamite,
razzi, mangimi sintetici (bon, quelli li hanno tutte le squadre).
Ormai tanto vale montare il gennaker al divano e lasciarsi
trasportare dalla ridda di fremiti, curva dopo curva, spinta su spinta, incrociando
le dita e chiudendo gli occhi nei momenti peggiori dicendoci che tanto è solo
un film, sapendo che non funzionerà. Sul traguardo precipitano in quattro come
se volessero polverizzare la riga - Groenewegen, Van Aert, Philipsen, Sagan –,
frantumando invece il fotofinish e l’ultimo coriandolo di serenità.
È la Grande Bourelle, signori miei, che in occitano sarebbe
qualcosa come la Grande Rotolata. E non siamo che alla terza tappa. Per le
prossime sono previsti ricchi premi ai Combattenti Accaniti, classifica il cui
leader indossa una bella maglia color Eruzionevulcanica e che a Parigi riceverà
un abbonamento familiare alle pompe funebri, così da motivare ancora un po’ per
l’anno prossimo.