OFFSIDE
Wimbledon sulla soglia di una crisi di nervi
Nel torneo londinese sta succedendo di tutto: rispetto ed eleganza sono cose del passato
Pubblicato il 04.07.2022 09:38
di L.S.
C’era una volta Wimbledon, luogo sacro in cui non volava una mosca.
Rispetto ed eleganza. Erano queste le parole d’ordine del torneo di tennis piÙ bello del mondo.
L’eleganza la si ritrova nell’erbetta del terreno, tagliata maniacalmente ogni giorno per non superare gli 8 millimetri di altezza, il rispetto, nell’abbigliamento dei giocatori in campo, con quel dress code che impone il bianco per gli atleti.
Certo, anche in passato in qualche occasione, “tipetti” come Mc Enroe, Connors o Nastase offrivano dei teatrini poco edificanti, ma erano “azioni” isolate, più che altro plateali. E quando succedeva, se ne parlava per settimane, quasi con il sorriso sulla bocca. E dalle penne dei giornalisti sgorgava pura ironia.
Oggi invece no, la “pazzia” sembra essere all’ordine del giorno.
Reclamazioni, provocazioni, grida (o gemiti) e una frustrazione palpabile che trasuda da ogni gesto.
Non importa che questi atleti siano fenomeni (lo sono veramente!), così come non basta nemmeno che siano seguiti da un mental-coach: la pressione è fortissima, capace di farti “sballare”. Ci si gioca la carriera, la vita, su un campo in cui ci si lascia l’anima. E a volte qualcosa di più.
E allora capita che Kyrgios se la prenda pesantemente con l’arbitro, dandogli dell’incapace, che Tsitsipas reagisca alle provocazioni dell’australiano e gli spari palline addosso (e pure in tribuna) e che addirittura il più forte al mondo, Nadal, richiami a rete con il ditino il povero Sonego e lo redarguisca perché griderebbe troppo dopo ogni colpo (detto da uno che ti fa venire l’esaurimento nervoso prima di ogni servizio è veramente il colmo).
E che dire di Medvedev o dello stesso Kyrgios, che quando le cose vanno male prendono a insulti il proprio box, reo forse di non emanargli vibrazioni positive?
Lasciamo stare ovviamente tic e scaramanzie, che in fondo fanno parte del mondo dello sport, ma che in questo recinto segnato dalle righe, in cui le partite durano ore, bussano alla porta della schizofrenia.
Anche Wimbledon è il riflesso, più o meno fedele, di ciò che si vede in altri sport, che rispecchiano la realtà in cui viviamo, in cui bisogna cercare di imporsi a ogni costo e in cui tutto (o quasi) vale.
Anche il torneo londinese sembra essere entrato in una nuova èra, fatta purtroppo di una maleducazione lontana anni luce da quell’esempio di rispetto ed eleganza che era anni fa.
E ormai anche il tetto retrattile, che rappresenta senza dubbio un fiore all’occhiello, anche se che tarda qualche minuto a chiudersi, ormai fa sbuffare gli atleti.
La pazienza è finita. Addio caro e vecchio Wimbledon.