Facciamo parte di quella larga schiera di nostalgici della vecchia
Formula 1 dove, a farla da padrone, erano il progresso tecnologico, inteso come
il sistema di far andare la macchina più veloce di quelle avversarie. Forti
dell'avere un padre inserito nel mondo della progettazione automobilistica, con
numerosi contatti anche negli uffici tecnici della Ferrari, della Lancia e
dell'Alfa Romeo (oltre che della Fiat, la quale però non partecipava alle gare
su pista, limitandosi ai rally), avevamo (parliamo ahimè dello scorso
millennio) una visione privilegiata e anticipazioni sulle auto (anche da
competizione) in arrivo. La presenza, tra l'altro, negli anni della nostra
infanzia, di piloti come Clay Regazzoni, Niki Lauda e tanti altri, ci fece così
appassionare, a suo tempo, a questo sport.
Perché parlarne oggi? Perché ieri, finalmente, la RSI ci ha
restituito le immagini di un Gran Premio di F1 con emozioni che non vivevamo da
tempo: sorpassi, prima di tutto ( il duello Hamilton/Leclerc ci ha veramente
deliziato); emozioni non dovute, una volta tanto, a rotture meccaniche, ma allo
svolgimento della gara, oltre che alla conferma (ed è la notizia più
importante) del grandissimo livello di sicurezza passiva che contraddistingue
ormai le monoposto (anche nelle categorie inferiori, come abbiamo potuto vedere
nelle gare di contorno). Incidenti come quello accaduto al pilota Alfa
Romeo Zhou, urtato, nella prima curva, dalla monoposta guidata da Russell,
a sua volta toccato in precedenza da Gasly, avrebbero avuto, solo pochi anni
fa, conseguenze fatali. Il pilota cinese, invece, dopo aver percorso un tratto
apparso interminabile a noi spettatori impotenti davanti a quelle immagini
drammatiche, ha scavalcato con una piroetta in aria gli pneumatici posti come
sicurezza, terminando la sua corsa fuori controllo contro le barriere di
sicurezza, poste a protezione del pubblico. Il 23enne è stato portato in
infermeria in barella, ma cosciente, e senza lesioni gravi. E lo stesso è stato
per gli spettatori, ai quali è toccato solo un grosso spavento, ma senza
conseguenze: il nostro pensiero, manco a dirlo, in quegli istanti, era subito
volato alle immagini di Le Mans del 1955 e Monza del 1961, visto che l'auto era
carica di carburante.
Il resto, è stata una gara veramente piena di emozioni, sino
all'ultimo, con Leclerc a lottare per non perdere il quarto posto, dopo il
sorpasso subito da Hamilton, con il redivivo Alonso; il primo successo in
Formula 1 per il compagno di squadra Carlo Sainz, che pure lo aveva sfiorato a
Monte Carlo e Montréal. Determinante l'ingresso della safety car a pochi
giri dal termine, che ha consentito allo spagnolo di montare le gomme soft (mossa
imitata da Hamilton, ieri terzo) e di sorpassare così il suo compagno Leclerc.
Solo settimo il capoclassifica Verstappen, costretto addirittura a
difendere la posizione fino all'ultimo dall'attacco del figlio d'arte
Schumacher.
Insomma, un grande spettacolo, simile a quelli che ammiravamo
negli anni della nostra infanzia e oltre. Concepiamo il sorpasso in pista come
la cosa più bella delle competizioni automobilistiche: per troppo tempo abbiamo
visto gare in solitaria o, peggio ancora, sorpassi nei box. Certo, veder
cambiare le gomme in meno di 3 secondi è sicuramente un'immagine che dimostra
un affiatamento e una precisione di movimenti che fa onore al team di uomini
che la esegue. Però, la lotta Hamilton/Leclerc, senza voler bestemmiare, in
alcuni momenti ci ha fatto tornare indietro quella tra Villeneuve e Arnoux,
facendoci ringiovanire in un attimo di 40 anni, e regalandoci un bel
pomeriggio.
Il tutto, al netto delle scelte tattiche della Ferrari, che stanno
facendo discutere i numerosi tifosi della Rossa, in Ticino e non solo. Abbiamo
ipotizzato, ieri, al termine della gara, sui nostri contatti social, un'apparizione
in sogno del Drake a Binotto, per spiegare al Team Manager ferrrarista
come funzionano le cose. Il nostro, naturalmente, non lo ammetterà mai: ma
abbiamo la certezza che, la notte scorsa, abbia dormito male, con Enzo Ferrari
che lo rimproverava, come solo lui sapeva fare, in certi lunedì mattina, nel
caldo torrido o tra le nebbie di Maranello.