Ciclismo
Infernale Pogacar
Nella tappa vinta da Clarke succede di tutto: spuntano anche i fantasmi di Hirschi e Froome
Pubblicato il 07.07.2022 08:46
di Giorgio Genetelli
Clarke si aggiudica la volata più acidolattica della storia del ciclismo, dopo una tappa da funghi allucinogeni, tra spalle lussate e schivate di ammiraglie incagliate in strade di campagna con sassi spietati che esistono solo lì, tra Lille e Aremberg.
Gli occhi cadono dalle orbite tra i sobbalzi. Però non è la Roubaix, qua si lotta per la classifica di tre settimane e tutti cercano di rimanere aggrappati a quel che resta di sé stessi. Pogacar per poco non sfracella il futuro, attaccando con la leggerezza dei ragazzi liberi, conquista una manciata di secondi su Vingegaard e più di due minuti su Roglic. Questi due sono della stessa squadra, fortissima, sfortunata, devastata e salvata solo da quel fenomeno di Van Aert, che in maglia gialla e praticamente da solo tira fuori dal pozzo nero i compagni.
Vingegaard a un certo punto sembra al circo con una bici gigantesca, passatagli da un compagno alto due metri, e che conduce senza riuscire a salire sulla sella; Roglic invece cade, si lussa una spalla, se la rimette a posto da solo seduto su una sedia a bordoinferno e poi riparte. Van Aert, ruzzolato anche lui e poi pronto a schivare la sua stessa ammiraglia, si mette lì proletario come nessuno e li ritrascina a distacchi sopportabili.
Ma Pogacar è spettacolare, un corridore quasi senza squadra, che fa da solo ciò che gli pare e vedremo poi domani sulla Super Planche-des-Belles Filles se davvero può fare a meno di tutti per catastrofare il Tour.
Intravisti anche due fantasmi: Hirschi a tirare per duecento metri e poi più niente (questo ragazzo d’oro non va più, cosa succede? Domanda già fatta, risposte non pervenute), e Froome – no, dico, Froome, quello che corse un bel pezzo a piedi, che sembrò a pezzi, che scappò da solo al Giro per decine di chilometri e vincendolo - a complimentarsi con il compagno Clarke diversi minuti dopo la vittoria, come un amateur.
Grande spettacolo, okay, ma allora però vale tutto, tipo una tappa con percorso tra miniere di carbone, gallerie comprese, o la strada del Mont Saint-Michel con l’alta marea e ammiraglie anfibie da sbarco. Qualcuno di sadico ci sta pensando di sicuro.