Quando si mette a pogare Pogacar non c’è Kämna che tenga e
anche lui viene divorato a cento metri dalla vetta della Planche des Belles
Filles. Lo sloveno è debordante e gli resiste solo Vingegaard, peraltro dopo
aver provato ad attaccarlo. Gli altri, da Roglic a Thomas, da Gaudu a Bardet
stanno a galla per miracolo Due questioni si impongono: è imbattibile Pogacar,
due vittorie di fila, maglia gialla e un senso di onnipotenza? E forse non è il
caso di piantarla con queste salite da ciclocross in mezzo alla polvere?
Alla prima domanda viene da rispondere che sì, è
imbattibile, ma attenzione, i distacchi sono ancora ridotti (Vingegaard,
l’unico che sembra reggere, è a 35 secondi, Mas il decimo è a 1’43”) e ci saranno
Alpi e Pirenei. Certo, a tutt’oggi ci vorrebbe la Vergine di Norimberga per
fermare lo sloveno, 24 anni e non sentirli e che pare Merckx per quanto mangia
i suoi simili. Ma come squadra la UAE non pare ancora al meglio, anche se ieri
ha tirato come una quadriglia. La Ineos, che ha quattro uomini nei primi dieci,
è in agguato e la Jumbo ha pur sempre un Roglic che se supera lo choc della
spalla lussata potrebbe essere un appoggio non da poco per lo stesso
Vingegaard.
Al secondo quesito si deve rispondere con un convinto sì.
Sì, la salita di ieri è davvero troppo, tra polvere e pendenze da Streif. Dai,
suvvia, questa escalation nel nome dello spettacolo è castrante e gli atleti
non possono che scattare solo negli ultimi metri, attanagliati come sono dalla
paura di scoppiare. Non è spettacolo questo, è sadismo tattico. Ma vabbè, il
Tour è onnipotente.
Del resto, nei Vosgi è nato un tizio dal cui nome è stato
tratto l’aggettivo posto in partenza: debordante. Il tizio era Jean Debordes,
poeta, eroe della Resistenza francese e morto torturato dai nazisti. Un giorno,
il suo amico Cocteau, dopo aver letto un componimento del giovane, gli disse: “Il
tuo fuoco dà fuoco alle pagine... Calmati...”.
Si calmerà Pogacar, o continuerà a infuocare fino al punto
di bruciare corsa e concorrenza, e con loro anche il sale dello sport, la
sorpresa?