Il giovane
Cocimano due anni fa ci aveva detto: “La mia ambizione è di giocare in
Promotion League, un giorno spero anche in Challenge League”. Quel campionato di Prima
Lega (con ben tre cambi di allenatore) riaffiora positivamente nella mente di
Cocimano: “È stato un bellissimo momento quello che ho trascorso con la squadra
del Magnifico Borgo, eravamo un gruppo molto affiatato, veniva tanta gente a
vederci”. A lasciargli il segno è stato un ‘attore’ della serie “Saranno famosi”…
Mattia Croci Torti! “Sì, è proprio il Crus che mi aveva voluto a Mendrisio:
gliene sarò sempre grato, sono contento che sia arrivato così in alto”. Tomi ha
iniziato a giocare a calcio, come tanti ragazzini di questo mondo, a 5 anni: “Avevo
sempre il pallone attaccato ai piedi…”. Sulla sua maglia ha sempre fatto bella
mostra il numero 10, quello dei grandi campioni: “È un numero importantissimo, l’ho
portato anche con il Paradiso”. Facciamo finta di chiedergli se è stato Pelé “O
Rey” il suo beniamino, o magari il fuoriclasse della Juve Omar Sivori: “Eh no –
ribatte - è Diego Armando Maradona, personaggio che ha segnato la storia
calcistica dell’Argentina”. E quella del Napoli… (ridiamo, ndr). La famiglia Cocimano
è arrivata in Svizzera agli inizi del Duemila nel periodo della grave crisi
economica argentina. Tomi ha iniziato a giocare a Carona, fa un elogio
schiettissimo a chi lo ha accolto e aiutato a crescere: “Giano Bernasconi incarna
al meglio la filosofia del Settore giovanile, è tuttora uno degli allenatori
del Raggruppamento ‘Insema’”. Di lì a poco stadio chiama, Cornaredo era già scritto
da qualche parte: “A 12-13 anni sono andato a Lugano dove c’era Andrea
Ghirlanda, un tecnico all’avanguardia per i giovani, anche lui spinto da grande
passione. E così è partito tutto per il meglio: Team Ticino Under 16 e Under 17
(“Ale Mangiarratti mi ha dato qualcosa in più) e un po’ di 18 prima di una
parentesi al Malcantone (squadra in cui ha giocato Nando, ndr)”. Cio Monti:
“Tomi è arrivato da noi quando aveva 17 anni: ragazzo estroverso, simpatico,
piedi buoni. Era considerato un talento, peccato che abbia giocato così a lungo
sotto suo padre”. A Lugano Cocimano junior ha lavorato anche con Andrea Manzo
che aveva portato in salvo il Chiasso nel 2019. Alla Under 21 bianconera hanno
fatto seguito le parentesi in Grecia e ad Alicante: “Le cose non sono andare
come dovevano, per finire ha avuto il sopravvento il Covid, seppure a
malincuore sono dovuto rientrare in
Ticino”. Guarda caso il Paradiso aveva confermato alla guida tecnica Fernando
Cocimano: “A livello di gruppo eravamo tosti. Vorrei precisare che mio padre mi
ha trattato come un giocatore in più, non come un figlio”. Molti hanno
giudicato poco serio il comportamento di chi ha offeso la professionalità e la
personalità di un lavoratore che non si è mai dato un attimo di tregua: “Non
voglio fare polemiche”. Da qui la sua decisione di cambiare aria: “Stagno ha
capito che non sarei rimasto, Gianpiero è una bravissima persona, si è distinto
per la sua correttezza e competenza. Da lui abbiamo sempre avuto tutto quello
che potevamo avere. Ovvio che lasciare mi è dispiaciuto, è sempre bello avere
amici con cui giocare”. Nella vita Tomi si ritiene “un ragazzo tranquillo” che
dà grande importanza alla famiglia (“viene al primo e unico posto”). Nel tempo
libero coltiva l’hobby dell’arte (“disegnare mi diverte tanto, prendo carta e
matita e comincio a scarabocchiare…”). Sorpresa: ci parla dall’ Argentina, da
come si esprime si evince l’incondizionato e profondo affetto che nutre per il suo
Paese d’origine.
Pensi di
restarci a lungo a Buenos Aires?
“No no, sono
venuto a Quilmes, provincia di Buenos Aires, per godermi un po’ il parentado e naturalmente
anche per tenermi in forma. Mi alleno in una squadra di serie B, verso metà
luglio rientrerò in Svizzera”.
Non è che
ti lascerai contagiare dalla musica argentina?
“Beh, adoro
la cumbia! In effetti la passione che qui hanno per il calcio è unica al mondo.
Calciatori e tifosi purtroppo esagerano anche un po’, andare a vedere una
partita di qualsiasi squadra ‘es un carnaval’…”.
Come è
l’Argentina di oggi?
“È un altro
mondo dove funziona tutto e allo stesso tempo non funziona niente. Mi trovo
comunque molto bene e soprattutto sono felice”.
Ci puoi
spiegare questo tuo stato d’animo?
“La gente è
molto più aperta, non si fa assolutamente fatica a conoscere persone. Ma non so
se sarebbe facile tornare a vivere qui, sono cresciuto in Svizzera e lì è
veramente molto diverso”.
Sei
sicuro di non tornare su questa decisione?
“Mi
piacerebbe rimanere, ma sul Monte Bré (dove i suoi genitori gestiscono
l’Osteria Salotto Bré, ndr) c’è il mio Boby che mi aspetta… Mi dicono che
abbaia insistentemente, non posso non tornare a casa!”
Anche
perché hai ricevuto un’offerta interessante:
“Sono
contento di avere combinato con il Taverne! Pino Manfreda (l’indimenticabile
Pino-gol, ndr), mi è venuto in contro senza alcun problema, lo ringrazio tanto”.
Una
squadra che suscita in te piacevoli ricordi:
“Mi ricordo
che da piccolo andavo a vedere il Taverne perché ci giocava papà. Restare in
Prima Lega per me è importante, oltretutto è una società che punta a fare
qualcosa di buono. Non vedo l’ora del derby! (Tomi non specifica quale, aha…,
ndr).
Conosci
Damiano Meroni?
“Non molto,
ne parlano tutti molto bene, spero di meritarmi la sua fiducia (il mister:
“Tomas, come gli altri nuovi, sarà un ragazzo da scoprire”). Lotterò per un
posto in squadra, so che hanno un bel centrocampo”.
Sei stato
attenzionato da altre squadre?
“Sì con il
Linth 04 (ce ne potevano stare altre due, ndr) ho effettuato un allenamento. È
andato molto bene, mi poteva servire per imparare la lingua ma mi ha
ringalluzzito la chiamata del Taverne…”.
L’ultimo
‘souvenir’ di Paradiso?
“Quello che
è stato bellissimo da parte nostra è che nonostante non arrivasse il gol ci
abbiamo sempre creduto, siamo andati avanti sino al 95° e non ci siamo mai
fermati”.