Per
poter spiegare la situazione dell'Inter, è necessaria una premessa
che ha una matrice economica-finanziaria. La società ha un debito
che sfiora i 700 milioni di euro. Recentemente ha chiesto un
prestito, che sfiora i 300 milioni, al fondo Oaktree, con una
scadenza prevista per il 2024. Complessivamente paga una cifra di
circa 23 milioni di euro l'anno di interessi passivi.
La
pandemia ha interrotto un importante flusso di cassa, generato dalla
vendita degli abbonamenti e dei biglietti al botteghino. Dato non
trascurabile, poiché i milanesi hanno una considerevole affluenza di
spettatori, la più numerosa d'Italia.
I
cinesi comprarono l'Inter per questioni geopolitiche, laddove il
calcio diventa uno strumento di “soft power”, capace di
esercitare una notevole influenza che va oltre gli aspetti meramente
sportivi.
Gli
investimenti della proprietà sono stati ingenti, ma poi il Governo
cinese ha deciso una stretta e ha imposto una gestione equilibrata:
le spese erano ritenute fuori controllo.
Ma
la Beneamata ha la fortuna o ha avuto il merito di ingaggiare il
miglior dirigente sportivo italiano: Beppe Marotta, l'acquisto più
importante degli ultimi 20 anni.
Marotta
è competente e ha una vasta rete di conoscenze. È una sorta di
plenipotenziario, il ruolo che Maldini reclamava nel Milan, che
agisce con autonomia e indipendenza, rispettando i paletti economici
imposti dai cinesi. Opera con lungimiranza e ha sempre la mossa
pronta.
Il
bilancio va abbellito annualmente attraverso le famose e famigerate
“plusvalenze”. Va ceduto un pezzo importante. Quest'anno
l'indiziato sembra essere il forte difensore Skriniar. Ma l'abilità
del dirigente non si discute, per cui i nerazzurri continuano a
essere, in Italia, molto competitivi. E i trofei conquistati negli
ultimi tempi lo dimostrano.
E
l'interismo come reagisce? In maniera esemplare. I tifosi hanno
compreso le difficoltà, hanno piena fiducia in Marotta. Altro che
esistenzialismo nerazzurro, ma puro realismo: questo l'ora richiede.