Nella canicola iniziano a
manifestarsi i primi scompensi fisici che andrebbero combattuti con un po’ di
frescura. Quando il pinguino non riesce a soddisfare questo bisogno, benché sia
oramai al massimo della sua potenza, ecco che la mente cerca conforto nei
gelidi mesi invernali.
Certo, non c’è più la vecchia
amata Valascia che ci regalava inverni rigidi. Per essere certi di non ricadere
in pensieri troppo nostalgici, ce la stanno proprio demolendo. Adesso, infatti,
nella nuova pista, l’inverno è più mite: che sia anche questo un effetto del
surriscaldamento climatico?
Scherzi a parte, fra un calice
di bollicine e una fetta d’anguria, la voglia di tornare a masticare hockey sta
riaffiorando e mi sono detto: “Dai, diamo un’occhiata ai movimenti di
mercato!”.
Partiamo da un presupposto che
deve essere un caposaldo nella testa di ogni tifoso: “stranieri a parte,
l’Ambrì Piotta visto lo scorso anno era una squadra tosta”.
Viste le partenze e gli arrivi,
è emblematico come manchi almeno un difensore di peso. Va bene i fratelli Dotti
cresciuti esponenzialmente l’anno passato potranno prendere in mano la retrovia
con sicurezza e l’innesto dello straniero di cui si dicono meraviglie (poi
parla la stessa lingua del portiere…), ma, pur concedendo all’amico Armando che
mi dice su Zündel “l’è fort!”, a mio parere lì manca qualcosa.
Considerato come i difensori di
qualità siano merce rara e i club cercano di blindarli, quel qualcosa che manca
potrebbe anche arrivare dal mercato stranieri. In fondo, portierone, due
difensori dietro e un tridente di qualità davanti potrebbe anche essere
garanzia di buoni equilibri.
Poi a Luca l’arduo compito di
capire se formare una parade sturm con una sola linea delle meraviglie o
sparpargliarli per equilibrare le forze che scendono sul ghiaccio nell’arco dei
sessanta minuti.
Come accennato prima, davanti
c’è ancora posto almeno per uno straniero offensivo: dovrà essere un cecchino,
uno di quelli che ti butta dentro anche i moscerini. La curva ha bisogno
come il pane di un giocatore che trascini l’entusiasmo, ma non solo per le
giocate come fu per Kubalik. Capitemi: sogno uno alla Dale McCourt, alla Erik
Westrum, alla Jean Guy Trudel, tanto per buttar là qualche nome, leader dentro
e fuori la pista, con il quale immedesimarsi.
Infine due considerazioni.
La prima riguarda l’assetto del
nuovo campionato. Tutti usano parole roboanti per quanto riuguarda
l’innalzamento degli stranieri a sei unità immaginando di vedere un campionato
stellare. Non ne sono convinto. Certo, i portieri, si sta vedendo, sono quelli
che saranno più sotto pressione e il loro spazio tenderà a esaurire le gabbie
difese da rossocrociati per l’afflusso di manodopera straniera, ma a livello di
difensori e attaccanti non è da attendersi solo lo sbarco di marziani sulle
piste svizzere. Ambrì insegna, spesso e volentieri da fuori confine arrivano
anche giocatori mediocri che faticano a confronto con i nostrani. Quindi non mi
aspetto che da settembre in Svizzera si vedranno partite di livello NHL, sarà
il nostro campionato, con le solite a giocarsela e le altre a sperare di
fungere da outsider.
Il secondo riguarda il mercato
delle altre squadre. Vedere Sciaroni che firma ad Ajoie è una ferita al cuore,
ma se il ritorno al figliol prodigo dopo aver sperperato i suoi anni migliori
in lidi lontani proprio non gli garba… o Paolo ha valutato di non doverlo riportare
a casa… beh… me ne farò una ragione.
Adesso però scusate, ma è ora
d’aperitivo; mi attende una boccia di Charme e il rituale tuffo in piscina.
Prima del ghiaccio accompagnato da birra e bratwurst (o pommes frites con
hamburger per i meno nostalgici) c’è ancora un po’ di esate da vivere.