CALCIO: A COLLOQUIO CON GIANNI LOVATO, RESPONSABILE DELL'AREA TECNICA DEL FC LUGANO
"Boccio il VAR, promuovo la squadra: il futuro è incerto."
IL RESPONSABILE DELL'AREA TECNICA GIANNI LOVATO A 360 GRADI SULL'ATTUALITÀ BIANCONERA
Pubblicato il 08.02.2021 04:00
di Luca Sciarini
Il terzo posto del Lugano, a metà campionato, è un risultato che alla vigilia avevano pronosticato in pochi.
Eppure tutti sappiamo ciò che è successo dopo il pareggio contro il Vaduz di mercoledì scorso, con le parole del presidente Renzetti che hanno dato fastidio a mister Jacobacci.
Chi è senza dubbio abituato a vivere un calcio fatto di tensione e di un clima a volte caldissimo, è senza dubbio Gianni Lovato, responsabile dell’area tecnica bianconera. Sia da giornalista che da dirigente, ha vissuto dall'interno l'Italia pallonara.
E con lui torniamo sulla partita con il Vaduz, un pareggio (1-1) che ha fatto discutere parecchio.
Lovato, come mai?
“Forse avevamo tutti l’aspettativa di vincere, anche se c’era la consapevolezza che fosse una partita difficile. Così alla fine il pareggio è stato una delusione”.
La squadra è sembrata un po’ in difficoltà.
“Può capitare, soprattutto quando una squadra come la nostra, che si esprime meglio nelle ripartenze, si trova ad affrontare una squadra difensiva e fisica come il Vaduz. Se dobbiamo fare la partita diventa tutto un po’ più difficile. Credo però che sia così per tutti o quasi. Oltretutto il Vaduz, come ha dimostrato nelle ultime gare, sta attraversando un periodo di grande forma”.
25 punti in 17 partite non sono certo male. Concorda?
“Assolutamente sì. A questo proposito ci tengo a fare i complimenti a Jacobacci, al suo staff e a tutti i giocatori. Stanno dando tutti il massimo”.
A questo punto si può finalmente puntare in alto senza aver paura di guardarsi indietro?
“Prima arriveremo al traguardo della salvezza e prima potremo puntare a qualcosa di più. È importante che si continui a lottare tutti uniti come abbiamo fatto finora. In un campionato come questo a 10 squadre non si può mai essere veramente tranquilli”.
Si è parlato tanto, sia prima che dopo la partita col Vaduz, del famoso piano B. Insomma, non solo difesa a tre ma anche a quattro. Cosa ne pensa di queste disquisizioni tattiche?
“Nessuna squadra può fossilizzarsi su un solo modulo, questo è evidente. A noi il 3-5-2 ha dato solidità difensiva ed è normale affidarsi a qualcosa che funzioni. Ciò non significa che in certe occasioni non si possa provare a fare qualcosa di diverso”.
L’assenza di Maric si è sentita, vero?
“Era ovvio che fosse così, tutti sanno quanto siano importanti la qualità e l’esperienza di uno come Maric, vero punto di forza di questa squadra”.
È piaciuto anche a Lei Abubakar?
“Senza dubbio, da quello che abbiamo visto in queste prime partite mi sembra un acquisto azzeccato. Si è calato con grande umiltà negli allenamenti e si è dimostrato spregiudicato in campo. È la caratteristica dei giocatori bravi. Lui oltretutto parla poco e se lo fa è a ragion veduta”.
Il Lugano è stato l’unico a crederci: il resto della Svizzera l’aveva invece snobbato. Come se lo spiega?
“Non lo so, ma da quello che ho visto finora in questo campionato ci sono dei giocatori veramente interessanti e forse poco considerati. Elementi che potrebbero giocare in qualsiasi campionato europeo, anche in quelli di vertice. Mi riferisco a giocatori come Guessand, Görtler o Siebatcheu. Qui in Svizzera ci sono veramente tanti talenti e molti arrivano da percorsi calcistici diversi e a volte anche tortuosi”.
A proposito di talenti: Lungoyi ha firmato negli scorsi giorni per la Juventus. Eppure in queste ultime partite ha subito anche qualche critica.
“È vero, forse in queste ultime gare non è riuscito ad esprimersi al massimo, eppure ha segnato a Basilea e ha fornito un bell’assist contro il Vaduz. Deve imparare a diventare un buon giocatore anche senza il pallone: perciò credo sia giusto che gli vengano indicati gli aspetti su cui deve ancora migliorare”.
Tornando a Vaduz-Lugano: cosa ne pensa delle parole di Renzetti?
“I presidenti molto spesso sono i primi tifosi e Renzetti è uno di questi. Lui ha una grande passione per questa squadra e mi piace ricordare che stiamo parlando di una persona che senza grossi aiuti manda avanti questa società con ottimi risultati”.
Jacobacci aveva fatto capire di voler il prolungamento del contratto.
“Lo capisco, ma in questo momento ci sono anche tanti giocatori in scadenza. Purtroppo tutte le società si trovano nella medesima situazione: sono crollate le entrate mentre i costi sono rimasti inalterati. Prima di fare qualsiasi tipo di proposta bisogna capire quali possano essere gli introiti della prossima stagione. Adesso è ancora un po’ presto per saperlo: speriamo di avere maggiore chiarezza in un paio di mesi”.
È davvero così brutta la situazione?
“Se l’anno prossimo sarà ancora così, credo che bisognerà fare dei tagli importanti. E non sto parlando soltanto del Lugano, ma bensì do quasi tutte le squadre europee”.
Chiudiamo con gli arbitri. Se n’è parlato tanto in queste settimane. Mi permetta la battuta: nemmeno fossimo in Italia.
“In effetti tra Svizzera e Italia c’è una bella differenza riguardo al VAR. Faccio fatica a capire come viene utilizzato nel nostro campionato. Sono convinto che bisognerebbe farlo di più: preferisco perdere qualche minuto ma essere sicuro delle decisioni che vengono prese. Oltretutto non dimentichiamoci che sono le società a pagare il VAR, che non costa poco, perciò sarebbe opportuno farne un uso migliore”.
Ma il Lugano è stato danneggiato finora?
“Se ripenso al rigore tirato tre volte con in porta Osigwe per una questione di centimetri, i due “mezzi” rigori di Sion e quello non dato a Basilea, non credo che siamo stati molto fortunati. Ci hanno dato quello di San Gallo, è vero, ma era netto. Perciò non capisco ancora adesso le parole del capo degli arbitri”.