Calcio
Le spese del Barcellona
La campagna acquisti dei catalani, per tornare a vincere, è senza limiti
Pubblicato il 20.07.2022 07:06
di Angelo Lungo
Fosse un'azienda normale il Barcellona dovrebbe portare i suoi libri contabili in Tribunale. Il vicepresidente lo ha descritto come “clinicamente morto”. Le cifre parlano chiaro: il debito ammonta a un miliardo e 400 milioni di euro. Una situazione critica. In Spagna, poi, è stato introdotto un tetto salariale molto rigido, i controlli sul rispetto di questo parametro, da parte della Liga, sono molto severi. Questo scenario dovrebbe costringere i catalani a scelte obbligate in ambito economico-finanziario. Laporte è un convinto sostenitore della Superlega, il torneo elitario avrebbe garantito massicci introiti, considerati indispensabili.
Eppure lo scenario sembra all'improvviso cambiato e il club ha deciso di intervenire pesantemente sul mercato, troppi anni senza un titolo non sono ammissibili.
Si è partiti con l'ingaggio di due parametri zero: l'ex Chelsea Christensen e l'ex Milan Kessié.
Poi è stata messa a segno un'operazione molto onerosa: è stato acquistato dal Leeds il centrocampista brasiliano Raphinha per 58 milioni più 9 milioni di bonus.
Ma il colpo grosso è stato l'arrivo di Robert Lewandowski. Il polacco è stato sedotto. I tedeschi per lasciarlo andare si sono accontentati di 50 milioni di euro. Il valore del centravanti non si discute, ma l'entità dell'esborso per via dell'età del giocatore, 33 anni, pone molto dubbi.
La domanda è la seguente: come può il Barcellona fare mercato?
Per via di una serie di motivi.
Il primo: too big to fail, è troppo grande per fallire. Nessun creditore oserebbe mettere in mora il club. Le stesse banche, che aprono generose linee di credito, non ci pensano affatto. I danni di immagine presso i sostenitori sarebbero incalcolabili.
Il secondo: è stato ripristinato un importante flusso di cassa, rappresentato dagli incassi da stadio, interrotto durante la pandemia e che consente di far fronte alle necessità impellenti.
Il terzo: è quello più importante, i dirigenti hanno venduto una parte dei diritti televisivi, per i prossimi 25 anni, al fondo “Sixth Stree”. Una sorta di prestito. Riceve soldi subiti, cifra inferiore a quella che incassa annualmente dalla televisione, poiché la differenza spetta al fondo.
Così va il calcio nel terzo millennio. E l'Uefa? Il nuovo protocollo finanziario non cambierà nulla. La concorrenza tra i club per accaparrarsi i giocatori è spietata: quasi illogica. I costi crescono. Si oltrepassano limiti solo all'apparenza invalicabili.