Sono più scorretti e pericolosi i ciclisti che sfrecciano
nella strada del paese che è anche pista ciclabile. Loro non si danno la mano,
non salutano e giungono alle spalle del pedone in piena velocità e senza un
drin. Loro che dagli stradoni maledetti e luoghi di contumelie con gli
automobilisti sono passati a percorsi personali. E allora che fanno? Prendono
una bici elettrica, magari dopo che sono passati quarant’anni dalla loro
infanzia a due ruote e in mezzo solo motori, e vanno pericolanti verso il
destino, tentando di travolgere i pedoni, che sono poi ai piedi della scala
evolutiva. Spesso filano sui marciapiedi o a slalom tra le aiuole delle città.
Vanno imperterriti anche sulle salite più impervie, con l’energia artificiale a
sopperire quella naturale, la loro, decadente. Oppure svoltano per una
pasticceria rinomata, di colpo, attratti da cannoli e sachertorte, spaventando
la massaia con la spesa discount.
Sono più scorretti e pericolosi di Vingegaard e Pogacar,
sono molto meno abili e disattenti al mondo intorno. Jonas e Tadej sfidano l’inevitabile
retorica del giorno dopo dandosi la mano sul filo del pericolo, come due
giovani sposi alla loro festa di matrimonio che è il Tour de France, alla quale
siamo tutti invitati, trepidanti, spaventati e poi felici. E peccato che a
Hautacam la fuga per la vittoria sia ormai finita, mentre in paese
continueranno a manifestarsi spettri muti e atomici.