ZONA BELLI
Un'altra favola è possibile
Quattro punti in due partite, tifosi e città vicini alla squadra: il Bellinzona ci crede
Pubblicato il 26.07.2022 07:55
di Alan Del Don
“Tornati dall’inferno per tifare in eterno”. Dante perdonali, ma si sa, nello sport come nella sua narrazione, l’enfatizzazione è il veicolo per trasmettere emozioni, magia e bellezza. I tifosi dell’Associazione calcio Bellinzona (ACB) hanno sofferto (sempre parlando di pallone, s’intende) quasi come il sommo poeta nel canto V, quando giunse in un luogo totalmente buio “che risuona come il mare in tempesta quando soffiano venti contrari”. Usciti malconci dalla burrasca del fallimento e poi rimessisi in piedi, a suon di vittorie, nel calcio regionale prima e di Promotion League poi, i granata ed il loro appassionato pubblico sono tornati a vedere la luce chiara della Challenge dopo un decennio. Un calvario frutto della legge del contrappasso, per affidarci ancora al vate Alighieri. Tempi difficili, contraddistinti da sfide in cui gli avversari avevano il coltello fra i denti perché sapevano che quella contro il sodalizio della capitale era la partita della domenica. Ma si è trattato, anche, di un periodo durante il quale si è dovuto pressoché rifondare il club grazie all’immane lavoro del presidentissimo Paolo Righetti e del suo fidato staff. Ora l’ACB è de facto finito nelle mani di Pablo Bentancur, ma su questo punto ci arriveremo più avanti.
Quello striscione citato all’inizio, esposto in curva in occasione della prima partita di campionato contro il Losanna del 16 luglio (un sabato caldissimo, tra l’altro), ci può stare quindi. Eccome. Perché va pure a rendere onore – se ancora ce ne fosse bisogno – agli stessi fedelissimi che non hanno mai abbandonato l’ACB. L’hanno seguito ovunque, non facendo mai mancare quel sostegno e quel calore che adesso la città tutta sta dimostrando. Al di là del bar Granata del capitano onorario Manuel Rivera, ritrovo dei Bellinzona Boys pre- e post match casalinghi, negli storici ritrovi della capitale l’amore mai venuto meno nei confronti dell’undici della Turrita sta pian piano raggiungendo i livelli di un tempo. Certo, la vittoria contro i già citati vodesi ed il pareggio in extremis contro il Thun di venerdì hanno ulteriormente ravvivato la piazza. Pronta a raggiungere il parossismo qualora sabato prossimo, al Comunale, gli uomini di mister Sesa dovessero battere lo Stade Losanna-Ouchy reduce dai tre punti conquistati contro il Wil. Un trionfo proietterebbe i granata ai vertici della Challenge prima dell’insidioso trittico contro Vaduz (fuori casa) ed Aarau e Neuchâtel Xamax fra le mura amiche. A fine agosto, insomma, potremo avere un’idea un po’ più solida del valore della rosa (alla quale mancano ancora 2-3 tasselli, soprattutto a centrocampo) allestita con intelligenza dalla proprietà.
Entusiasmo e passione, certo, ma occhio ai voli pindarici. Lo sa bene la politica, nella fattispecie il Municipio di Bellinzona, che ha seguito la lunga rinascita dell’ACB culminata a fine maggio con la promozione. Con un investimento in delega di circa 150 mila franchi (pertanto senza dover passare dal Legislativo), la Città ha adeguato lo stadio Comunale alla Challenge League. In particolare è stata allargata una via di fuga e si è realizzata una struttura provvisoria sul lato sud per le riprese televisive. Ma, soprattutto, l’Esecutivo mira a sottoscrivere con l’ACB 1904 SA una convenzione per l’utilizzo delle infrastrutture sportive della Città. La società sarebbe chiamata al pagamento di un affitto (a prezzi ragionevoli), come peraltro già avveniva prima del fallimento. Le parti si sono già trovate in un clima di massima cordialità; il Municipio sa di avere di fronte persone (ricordiamo anche Gabriele Gilardi, amministratore unico della SA) che di calcio ne capiscono.
Dopo le scottature di una decina di anni fa, questa è senza dubbio la premessa migliore per una proficua collaborazione a vantaggio di tutti, in primis della Città. Il cui nome, non dimentichiamolo, è indissolubilmente legato alle vicende del club granata. Con la speranza, chissà, nel 2024, di non festeggiare unicamente i 120 anni del club ma pure il ritorno in Super League. Se poi le bottiglie di Champagne dovessero essere stappate già questa stagione, tanto meglio. L’importante, oggi come oggi, è ritrovare quell’unità di intenti fra squadra, tifosi e politica foriera di grandi risultati. La favola del Thun in Champions nel 2005-2006 ed il sogno del Winterthur, tornato nella massima serie del calcio elvetico dopo 37 anni, sono lì a testimoniare che i miracoli, a volte, succedono. Ma alla base ci devono essere un progetto serio e duraturo, umiltà e tanto lavoro.