“Tornati dall’inferno per tifare
in eterno”. Dante perdonali, ma si sa, nello sport come nella sua narrazione,
l’enfatizzazione è il veicolo per trasmettere emozioni, magia e bellezza. I
tifosi dell’Associazione calcio Bellinzona (ACB) hanno sofferto (sempre
parlando di pallone, s’intende) quasi come il sommo poeta nel canto V, quando
giunse in un luogo totalmente buio “che risuona come il mare in tempesta quando
soffiano venti contrari”. Usciti malconci dalla burrasca del fallimento e poi
rimessisi in piedi, a suon di vittorie, nel calcio regionale prima e di
Promotion League poi, i granata ed il loro appassionato pubblico sono tornati a
vedere la luce chiara della Challenge dopo un decennio. Un calvario frutto
della legge del contrappasso, per affidarci ancora al vate Alighieri. Tempi
difficili, contraddistinti da sfide in cui gli avversari avevano il coltello
fra i denti perché sapevano che quella contro il sodalizio della capitale era
la partita della domenica. Ma si è trattato, anche, di un periodo durante il
quale si è dovuto pressoché rifondare il club grazie all’immane lavoro del
presidentissimo Paolo Righetti e del suo fidato staff. Ora l’ACB è de facto
finito nelle mani di Pablo Bentancur, ma su questo punto ci arriveremo più
avanti.
Quello striscione citato
all’inizio, esposto in curva in occasione della prima partita di campionato
contro il Losanna del 16 luglio (un sabato caldissimo, tra l’altro), ci può
stare quindi. Eccome. Perché va pure a rendere onore – se ancora ce ne fosse
bisogno – agli stessi fedelissimi che non hanno mai abbandonato l’ACB. L’hanno
seguito ovunque, non facendo mai mancare quel sostegno e quel calore che adesso
la città tutta sta dimostrando. Al di là del bar Granata del capitano onorario
Manuel Rivera, ritrovo dei Bellinzona Boys pre- e post match casalinghi, negli
storici ritrovi della capitale l’amore mai venuto meno nei confronti
dell’undici della Turrita sta pian piano raggiungendo i livelli di un tempo.
Certo, la vittoria contro i già citati vodesi ed il pareggio in extremis contro
il Thun di venerdì hanno ulteriormente ravvivato la piazza. Pronta a
raggiungere il parossismo qualora sabato prossimo, al Comunale, gli uomini di
mister Sesa dovessero battere lo Stade Losanna-Ouchy reduce dai tre punti
conquistati contro il Wil. Un trionfo proietterebbe i granata ai vertici della
Challenge prima dell’insidioso trittico contro Vaduz (fuori casa) ed Aarau e
Neuchâtel Xamax fra le mura amiche. A fine agosto, insomma, potremo avere
un’idea un po’ più solida del valore della rosa (alla quale mancano ancora 2-3
tasselli, soprattutto a centrocampo) allestita con intelligenza dalla
proprietà.
Entusiasmo e passione, certo, ma
occhio ai voli pindarici. Lo sa bene la politica, nella fattispecie il
Municipio di Bellinzona, che ha seguito la lunga rinascita dell’ACB culminata a
fine maggio con la promozione. Con un investimento in delega di circa 150 mila
franchi (pertanto senza dover passare dal Legislativo), la Città ha adeguato lo
stadio Comunale alla Challenge League. In particolare è stata allargata una via
di fuga e si è realizzata una struttura provvisoria sul lato sud per le riprese
televisive. Ma, soprattutto, l’Esecutivo mira a sottoscrivere con l’ACB 1904 SA
una convenzione per l’utilizzo delle infrastrutture sportive della Città. La
società sarebbe chiamata al pagamento di un affitto (a prezzi ragionevoli),
come peraltro già avveniva prima del fallimento. Le parti si sono già trovate in
un clima di massima cordialità; il Municipio sa di avere di fronte persone (ricordiamo
anche Gabriele Gilardi, amministratore unico della SA) che di calcio ne
capiscono.
Dopo le scottature di una decina
di anni fa, questa è senza dubbio la premessa migliore per una proficua collaborazione
a vantaggio di tutti, in primis della Città. Il cui nome, non dimentichiamolo,
è indissolubilmente legato alle vicende del club granata. Con la speranza,
chissà, nel 2024, di non festeggiare unicamente i 120 anni del club ma pure il
ritorno in Super League. Se poi le bottiglie di Champagne dovessero essere
stappate già questa stagione, tanto meglio. L’importante, oggi come oggi, è
ritrovare quell’unità di intenti fra squadra, tifosi e politica foriera di
grandi risultati. La favola del Thun in Champions nel 2005-2006 ed il sogno del
Winterthur, tornato nella massima serie del calcio elvetico dopo 37 anni, sono
lì a testimoniare che i miracoli, a volte, succedono. Ma alla base ci devono
essere un progetto serio e duraturo, umiltà e tanto lavoro.