Bruno
Lauzi cantava “Ritornerai”: “Lo so ritornerai, e quando tu,
sarai con me, ritroverai, tutte le cose che tu non volevi, vedere
intorno a te”.
Il
filosofo Nietzsche definì il concetto di “Eterno ritorno”.
Sosteneva che il tempo fosse ciclico, certi corsi si ripetono e
rimangono se stessi. La vita come la si vive, come si è vissuta, la
si vivrà ancora tante volte. Sempre la stessa sequenza e la medesima
successione.
Nel
calcio è sovente il ritorno del calciatore: dove è stato, dove ha
conosciuto “l'età dell'oro”. Il porto sicuro: ove si era amati e
ci sentiva al sicuro.
È
tornato Lukaku. Troppo infelice a Londra. Concupito dai soldi e dalle
insistenze del procuratore, aveva abbandonato Milano. Eppure con
l'ambiente nerazzurro tutto era perfetto. Osannato, eletto a simbolo.
E poi la fuga. Scelta sbagliata. Il belga ci ha ripensato e ha fatto
di tutto pur di riabbracciare la Beneamata.
È
tornato Pogba. Madama lo prese giovanissimo. Ne intuì il talento. Lo
plasmò come solo lei è capace di fare. Costruì il giocatore e
l'uomo. Ne fece uno dei migliori europei nel suo ruolo. Ma arrivarono,
immancabilmente, gli inglesi. Troppo forti le sirene del lauto
guadagno. Ma la carriera del francese è precipitata. Niente gloria, niente allori.
Ha accettato un contratto al ribasso e rifiutato altre offerte, ha di
nuovo scelto Torino.
Ma
si vocifera di un altro clamoroso ritorno. Ronaldo sfida con sicumera
il tempo, non lo accetta e lo scavalca: ma vuole tornare indietro,
dove tutto era cominciato. Sogna lo Sporting Lisbona. Il portoghese
ha compiuto i 37 anni e non ha mercato. Lui anela altri primati,
altri record da abbattere. Lo United non lo vuole regalare. Lisbona è
la suggestione. Una scelta romantica, cinica, velata da uno strato di
tristezza. Certo dovrebbe diminuirsi drasticamente l'ingaggio. Lo
Sporting lo accolse nel 1997, arrivava da Madeira, era mingherlino ed
emotivamente fragile. Gli osservatori sulla scheda del provino
scrissero: “Giocatore con un talento eccezionale e tecnicamente
molto sviluppato”. Naturalmente lo presero e lo pagarono
l'equivalente di 12 mila euro. Voleva lasciare, ma la mamma gli
intimava si smetterla di lagnarsi, doveva insistere e crescere alla
svelta. Quando faceva il raccattapalle prendeva 5 euro
a partita, 2 mila al mese fu il suo primo stipendio da
professionista.
Quando
chiama il cuore e il tempo sembra che stia per finire l'eroe vuole
fare ritorno a casa. Ulisse brama intensamente Itaca. Frodo sente di non poter vivere lontano dalla sua Contea.
Ma
in questa vicenda, trattandosi di calcio, c'è la moneta in ballo e
gli sviluppi sono imprevedibili.