1. AGOSTO
"Grazie Svizzera per quello che sono diventato..."
A Locarno, per il 1. di agosto, ho raccontato il mio rapporto con questo splendido Paese
Pubblicato il 01.08.2022 14:02
di Mijat Maric
Caro Sindaco, Autorità politiche, militari e religiose,
Care e Cari Concittadini, 
Amiche e Amici di Locarno, 
Buona sera a tutti, 
é con immenso piacere che questa sera ho l’onore di pronunciare l’allocuzione in occasione della Festa nazionale svizzera. Io, Mijat Maric, nato in Bosnia e di origini croate, giunto in questo Paese oltre 30 anni fa. 
Devo dirvi che sono molto emozionato e anche un po’ teso: come sapete mi esprimo meglio con un pallone tra i piedi che con le parole. Ma ci proverò. Perché se è vero che se tiri un calcio di rigore puoi anche sbagliarlo, se non lo tiri non segni di sicuro. 
E non è nel mio stile non assumermi la responsabilità, quella responsabilità che tanto è cara alla Svizzera e agli svizzeri, tanto che hanno voluto inserire questo concetto nel preambolo della Costituzione. 
Vorrei iniziare con il ringraziare di cuore il comune di Locarno, il Sindaco e il Municipio tutto, che mi hanno dato quest´opportunità. 
Una preziosa occasione per condividere cose che porto dentro ormai da anni, come anche per ricordare a tutti, quanti volti, sfaccettature e storie sono racchiusi nella parola “Svizzera”. 
Vorrei infatti parlarvi della mia esperienza personale, di come ho visto, e ora vedo, il nostro Paese, la Svizzera, partendo proprio dai miei primi giorni in Ticino. 
Mi ricordo come fosse ieri il mio primo giorno a scuola, in prima elementare a San Nazzaro. 
Non ci volevo proprio andare a scuola, avevo paura, un´angoscia immensa. Non sapevo dire una parola in italiano, non una. Non capivo quello che mi diceva il maestro, di cui cercavo di interpretare i gesti.
Arrivavo da un paese lontano. Catapultato in un posto a me sconosciuto con la sensazione di avere gli occhi di tutti addosso, e di non essere a casa.
Non avevo amici. Non sapevo cosa dire o cosa fare. 
La prima comunicazione con i miei nuovi compagni di classe è stata la ricreazione. 
Indovinate un po’? 
Indovinate chi è riuscita ad abbattere l’imbarazzo, a creare un ponte di contatto, a farmi divertire con i compagni e a sentirmi vagamente normale in un contesto così nuovo?  Lei. La palla.  
Con un pallone tra i piedi, giocando a calcio nel cortile della scuola. Immaginate che sollievo. Quel gioco lo conoscevo anche io. 
Da quel giorno sono passati tanti anni, e di cose ne sono successe. È curiosa la vita.
Oggi mi trovo qui davanti a voi che parlo 6 lingue, sono un marito, padre di due splendidi bimbi, ho appena concluso la mia carriera da calciatore professionista, realizzando ciò che sognavo da piccolo.  
Incredibile se ci pensate. Se ripenso a come mi sentivo in quel primo giorno di scuola, ancora fatico a crederci. 
Se tutto questo è stato possibile, care e cari concittadini, è perché questo magnifico Paese, la Svizzera, mi ha accolto nel momento di difficoltà, mi ha adottato, mi ha dato l´opportunità di crescere, di credere, di sognare e di inseguire un futuro migliore. Io questo non lo dimenticherò mai.  
Come me, ma ognuno con la sua storia, i suoi sogni e la sua vita, tanti non lo dimenticheranno. E di certo non lo dimenticheranno quei bimbi che oggi ancora accogliamo.  
Non so voi, ma io quando penso alla Svizzera prima di tutto penso alla pace, all´indipendenza, alla solidarietà, all´accoglienza, al rispetto dell’altro anche se diverso, alla cultura, alla tradizione che sa innovarsi, alla natura…e soprattutto all´opportunità. 
Tutte queste qualità fanno della svizzera un Paese straordinario.  
Come accadde spesso, te ne accorgi quando ti allontani.  
L’abitudine, si sa, tranquillizza e conforta, ma può anche essere una brutta cosa. Ti fa credere che sia tutto dovuto, che sia normale, scontato.  
E lo sappiamo: qui in Ticino siamo molto critici, ipercritici. 
Per carità c’è sempre da lavorare e da migliorarsi, però occorre anche guardare la realtà con lucidità, e ammettere che vivere in Svizzera è una fortuna. 
Nati, o accolti e adottati, cambia poco. Dobbiamo essere consapevoli e grati della qualità di vita che abbiamo. 
Ho avuto la fortuna di viaggiare tanto, e di vivere parecchi anni all´estero, e vi posso garantire che un Paese come il nostro non si trova facilmente. 
E che da molti siamo rispettati, se non invidiati, vuoi per qualità di sanità e sistema formativo, per varietà e bellezza del paesaggio, per la giustizia sociale.  
Spesso dipende tutto dal punto di vista, dalle esperienze che ci portiamo dentro. 
Quando ero bambino Locarno mi sembrava una metropoli, grandissima, enorme, quasi da perdercisi.
Poi invece con il passare degli anni, specie in età adolescenziale, mi sembrava sempre più piccola, piccolissima, quasi noiosa.
Oggi invece, posso dirvi che Locarno per me è ideale, a misura perfetta, in tutto e per tutto, bellissima, con il lago, le montagne, i fiumi, le valli, da restare a bocca aperta, ogni volta che ci si prende il tempo di guardarsi attorno (e forse non lo facciamo abbastanza). 
Anche per questo quando si è presentata l´occasione di tornare in Ticino, per me è stato chiaro che volevo tornare a vivere qui, con la famiglia. 
Come cambiano le percezioni delle cose che vediamo a dipendenza di come ci sentiamo dentro di noi.  
Ora secondo me, dobbiamo fare attenzione ai nostri giovani, che sono tra quelli che più hanno sofferto in questo impegnativo periodo storico, anche se non ce lo dicono.
Si sono sacrificati tanto durante la pandemia, per il bene di tutti.
E dopo mesi di distanziamento sociale, parchi giochi e locali chiusi, mascherine obbligatorie e scuola a distanza, i giovani di oggi devono confrontarsi con una nuova guerra in Europa e il cambiamento climatico, e per questo vivono tante incertezze, tanto che qualcuno perde la speranza in un futuro positivo.
È nostro dovere di cittadine e cittadini essere da esempio per loro, sostenerli, accompagnarli, se necessario guidarli, perché loro sono il nostro futuro. 
Dobbiamo dare loro la possibilità di sognare, di credere in loro stessi, di provare, di sbagliare, e poi di riuscire.
Proprio come lo ha fatto la Svizzera per me più di 30 anni fa. 
E con Svizzera intendo le Svizzere e gli Svizzeri, la gente, le persone.
E sono sicuro che ognuno di voi, guardandosi indietro, troverà qualcuno che lo è stato per lui, troverà nella sua vita un modello al quale ispirarsi.  
Siamo tutti condottieri, capitani o allenatori nel nostro piccolo, e possiamo essere decisivi con le piccole ma fondamentali azioni di tutti i giorni. 
È con i piccoli passi che si arriva a grandi traguardi. Anche quando non è facile. Quando le difficoltà sono ovunque. Quando si è sotto di un goal e siamo a pochi minuti dalla fine della partita. 
Non perdiamo tempo ed energia a cercare colpevoli, a rimuginare su un errore e a litigare con il compagno. Dobbiamo restare lucidi e avere il coraggio di fare la cosa che crediamo giusta.
Sono convinto che ce la faremo, ne sono sicuro. Ce l´abbiamo nel nostro DNA di svizzeri, chi di sangue, chi adottato come me.
Un po’ come noi nel nostro piccolo del FC Lugano abbiamo creduto e soprattutto voluto riportare la Coppa Svizzera in Ticino dopo 29 lunghi anni.
Vi garantisco, tanta fatica, tanti dubbi, enormi sacrifici, ma una gioia immensa, per la vittoria, ma anche per aver sentito – forte e chiaro – l’abbraccio di un intero Cantone unito.
Poco importa se di Lugano, di Mendrisio, di Chiasso, Biasca, Bellinzona o Locarno, quella Coppa l’abbiamo vinta insieme. 
Mostrando ancora una volta che il Ticino, la Svizzera italiana, sono parte e ricchezza della Svizzera, una sola e indivisibile. 
E che è proprio questa diversità che è ricchezza, e forza, del nostro Paese.
Ed è proprio questa unità nella diversità, questa dimostrazione che in Svizzera ce la si può fare, anche se vi viene da lontano, anche se si è una minoranza linguistica e culturale come lo è il Ticino; questo spirito di fratellanza (e sorellanza), di coraggio e anche un po' di audacia, che auguro a tutti noi e a questo meraviglioso Paese. 
Viva la Svizzera. Buon compleanno cara Elvezia. 
Grazie per la vostra attenzione e Buon Primo d’agosto a tutti voi.