Sì, è ufficiale: i ferraristi sono depressi. Vedere una macchina
che va più forte delle altre, con due piloti giovani ma talentuosi, che
arrivano dietro per errori nella gestione delle strategie di cambio delle
gomme, dà fastidio. Ancora di più, però, fanno arrabbiare certi commenti ai
box, a fine gara, ai microfoni di Sky Sport F1, da parte di Matteo Binotto,
Team principal delle Rosse: "Ci aspettavamo un risultato diverso,
ovviamente, ma la macchina vettura oggi non andava come speravamo, come sarebbe
dovuta andare. Non è stato un problema di strategia: Sainz ha usato la stessa
di Hamilton ma è arrivato dietro, la Ferrari oggi non andava. Se la macchina
avesse risposto secondo le aspettative oggi non saremmo qui a parlare di
gomme. Cercheremo di analizzare cos'è accaduto, questa è la nostra
priorità.”
Ovviamente, non poteva mancare un commento sulla strategia di
montare le gomme più dure sulla vettura di Leclerc: “Vero, le gomme dure non
hanno funzionato, ma non sappiamo il motivo. In quel momento con Leclerc
volevamo coprire la posizione su Verstappen, convinti di potercela giocare. La
scelta delle gomme bianche è stata sbagliata, ma il risultato finale è una
conseguenza di una macchina che non andava. Il problema è quello della
prestazione di quest'ultima, è lì che dovremo lavorare nei prossimi giorni.”
Ci rendiamo conto di scrivere, settimana dopo settimana, le stesse
cose. Ed è frustrante, perché con Verstappen che partiva decimo, la possibilità
di guadagnare dei punti sull'olandese della Red Bull era concreta.
Intendiamoci: la lettura di Binotto non è del tutto campata in aria, visto che
l'asfalto più freddo di 20 gradi rispetto al primo giorno del fine settimana ha
sicuramente influito sulla prestazione. Però, valeva anche per gli altri. E,
con tutto il rispetto, al tifoso questo aspetto appare residuale rispetto alla
scelta di montare le gomme dure sulla Ferrari di Leclerc. Soprattutto sapendo
che la monoposto del monegasco non sarebbe mai potuta arrivare al traguardo con
quel treno di gomme. A dimostrarlo, i tempi delle Alpine che avevano fatto la
stessa scelta, impostando però la strategia di una sola sosta, ma senza essere
performanti. Il problema è che non è la prima volta che succede e, soprattutto,
a essere danneggiato è soprattutto Leclerc. Che è un talento, è giovane, ha
carattere: insomma, è il futuro. E, avanti di questo passo, si rischia di
perderlo.
Tra l'altro, va detto, quando Leclerc ha montato le gomme gialle
non è andato così male, a dispetto di ciò che ha dichiarato Binotto. Il
duello con Russel, partito in pole, culminato col sorpasso al giro numero 30, è
stato bellissimo, e la Rossa è apparsa superiore, nonostante il problema delle
temperature dell'asfalto. I problemi sono arrivati dopo, e non è sembrato che
fossero legati alla macchina. Ci stava fermarsi con Verstappen; ma la scelta di
montare le gomme dure, dopo che i tecnici della Pirelli si erano sgolati a dire
che le temperature basse dell'asfalto ne avrebbero penalizzato l'utilizzo, ci
ha fatto saltare sulla poltrona.
Il buon Charles, alla fine, si è dovuto fermare di nuovo per
montare gomme morbide, perdendo altro tempo, e compromettendo definitivamente
la gara. Poco meglio è andato Carlos Sainz, sceso dal podio in quanto,
nel finale, le gomme morbide lo hanno penalizzato, costringendolo a cedere il
passo alle due Mercedes. Ma la cosa peggiore è la sensazione che non si riesca
a imparare dai propri errori. Certo, ci sono stati, in questa stagione, anche
quelli dei piloti. Tuttavia, resta il dubbio che, senza queste scelte suicide
da parte di quelli del muretto, le cose sarebbero andate diversamente.
Come da tradizione, il Circus ora si ferma tre settimane. A
Maranello si lavorerà, e sicuramente ci si chiarirà. Sarà buona cosa farlo,
prima che a qualcuno (oltre ai tifosi, beninteso) girino le scatole sul serio.
Noi, che abbiamo fantasia, pensiamo che la notte scorsa il Drake sia apparso in
sogno a Binotto. E, sicuramente, non per fargli i complimenti: la macchina non
si tocca. O, se lo si vuole fare, debbono esserci motivi molto, molto
convincenti. Nostro padre, che aveva conosciuto personalmente Ferrari per
motivi legati al proprio lavoro di progettista di componentistica automotive,
ascoltando le interviste finali, ha scosso il capo. "Lui, sentendo una
roba del genere dopo questa corsa, avrebbe buttato la televisione dalla
finestra per il nervoso. E nessuno avrebbe voluto stare nei panni di Binotto,
lunedì mattina." E chissà quanti meccanici e collaboratori
passati da quello stabilimento, ieri, avranno pensato le stesse cose.