CALCIO
Bellinzona, una giornata storta in tutti i sensi
La prima sconfitta, il disordine in tribuna e il poco ambiente: deluso anche Rossini...
Pubblicato il 02.08.2022 09:00
di Enrico Lafranchi
Tifosissimo granata da sempre. Da quando? Beh, Leandro Rossini è ricordato negli annali dell’ACB per tante belle cose. E per un’impresa che scatenò all’epoca uno scoppiettante finimondo in città. Da ex portiere (talmente bravo da obbligare Antonio Permunian a trasferirsi sul lago dei 4 Cantoni, dove Tonio divenne ancora più grande guadagnandosi la stima e la fiducia di Karl Rappan), Rossini è rimasto molto deluso della prestazione dei granata (in completa tenuta celeste come a Thun) contro lo Stade Losanna. “Abbiamo segnato solo un gol e di nuovo su calcio di rigore!” – esclama a fine partita. Non è sola la sua ‘voce’ al Comunale. Crescente il disappunto del pubblico, che si aspettava un altro tipo di prestazione e forse si attende qualcosa di nuovo dal mercato (anche sabato la panchina era piuttosto scarna).
Pubblico (media compresi) cui l’ACB riserva scarsa attenzione: non c’è traccia nemmeno di un foglietto con le formazioni e il nome dell’arbitro (finalmente annunciato dallo speaker), abbonati che si vedono occupati i loro posti riservati da altre persone (peraltro in possesso di regolare biglietto). Disorganizzazione totale: posti stampa occupati, more solito, da gente senza ‘penna’ e taccuini (o PC visto che i tempi sono comunque cambiati). Poteva andare bene in Prima Lega, ma non più nell’élite (di cui è parte integrante la Challenge League). Per non dire di una fila di seggiole riservate a persone del comitato (ma per avere il ‘pass’ bisogna andare in città, deve essere una grande seccatura per l’addetto responsabile metterselo al collo in sede e toglierselo allo stadio. O troppo oneroso spedirlo per posta visto che il francobollo è aumentato di 10 centesimi…). Inoltre: a quando le poltroncine al centro della tribuna per i dirigenti che occupano le sedie dei giornalisti? Tutte cose già enunciate e denunciate da un collega. Ma torniamo a Rossini, ai calci di rigore, a quasi 60 anni fa… Incredibile vedere il numero 1 dei tempi che furono (incandescenti!) appassionarsi ancora così intensamente alle vicende del nuovissimo Bellinzona. Il suo era quello dei Bionda, Rebozzi, Paglia, Tagli, Castelli, Genazzi, Guidotti, Nembrini, Ruggeri, dell’allenatore Augusto Sartori (il ‘maestro’, già raffinata ala destra da giocatore), del presidente Tazio Tatti.
Ma la partita di quel 14 giugno 1964 a Carouge contro l’Etoile con il capitano a parare due volte di seguito un calcio di rigore, accordato ai ginevrini a un minuto dalla fine, continua a fare storia anche in cielo… Molti di quei protagonisti, dentro e fuori il campo, non ci sono più, purtroppo. Il quotidiano locale ‘Il Dovere’ etichettò la sfida che valse ai granata la promozione in ‘A’ in stile cinematografico: “90 minuti di suspense come in un giallo di Hitchcock!”.
Altri tempi, altro entusiasmo (sabato la tribuna era mezza vuota, probabilmente perché impraticabile ai più per il sole accecante, non c’era il dépliant per ripararsi gli occhi…), diverso anche il modo di sostenere la squadra (tamburi fracassoni). Insomma, niente o poco di positivo. Tant’è che il buon Leandro (86 anni in splendide condizioni!), già a difesa della porta nella finale di Coppa del 1962 con il Losanna, spende parole di elogio solo per lo Stade: “Non hanno fatto (i granata, ndr) un tiro in gol, loro sono veramente una bella squadra: superiori fisicamente e molto più dinamici, specialmente a centrocampo”. E diventa critico nei confronti dell’ACB: “Pretendono di fare una squadra di professionisti, ma non ci siamo”.
Uno zuccherino ci sta comunque dopo le due belle gare iniziali, nemmeno quello?  “Sì, è vero, oggi deve essere stata una giornata storta”. Resta però una legittima insoddisfazione per questo inatteso flop: “Sono molto, molto deluso. Pensavo di vedere qualcosa di più e di meglio. Hanno vinto i migliori, noi abbiamo dimostrato i nostri limiti” – chiosa mentre i giocatori riguadagnano gli spogliatoi nel silenzio più assoluto, anche loro delusi e profondamente mortificati per la batosta incassata.