HOCKEY: SETTE STRANIERI E BASTA LICENZE. UNA DECISIONE INGIUSTA E SPIETATA
Quei ragazzi che rischiano di sparire dal nostro hockey
La nuova e brutale regola dei sette stranieri cancella i sacrifici fatti da tanti giocatori
Pubblicato il 09.02.2021 00:21
di Roberto Mazzetti
Settimana agitata nell’ hockey svizzero: prime conferme per la prossima stagione, regole sugli stranieri, riforme e pacchetti sulla gestione della Lega e dei campionati giovanili. La pandemia concede il tempo di riflettere sulla gestione dello sport sia professionistico che amatoriale.
Vorrei mettere in risalto il concetto di amministrazione dello sport, poiché esso è collegato alla gestione di stati d’animo sia positivi che negativi e non primordialmente al lucro derivato dallo stesso.
Per il ragazzino (o adolescente) lo sport è collegato alla gioia del movimento e al contatto sociale, mentre per il genitore dovrebbe essere un pilastro per l’educazione; per lo sportivo professionista la propria attività è collegata al primordiale bisogno di sostentamento dopo anni d’investimento nella propria formazione.
I dirigenti sportivi dovrebbero essere impregnati di questi principi decubertiani nella presa di decisioni inerenti all’organizzazione di attività.
Il lavoro dei Direttori Sportivi hockeystici in questo periodo della stagione, e particolarmente quest’anno,  è sempre intenso ed erto di difficoltà d’ogni tipo: relazionale con i propri e altrui giocatori o allenatori, o dal punto di vista della gestione finanziaria con i propri dirigenti.
Tra questi Hnat Domenichelli, che cercando di sondare le varie possibilità del ”mercato”, ha contattato Mc Sorley. Una notizia che non mette a suo agio l'attuale allenatore Pelletier. Fortunatamente le ultime prestazioni della squadra e la risposta dei  giocatori sono sicuramente un appoggio morale per il coach canadese, che potrà affrontare più serenamente la situazione.
In Valle il lavoro non manca e a tal proposito mi son chiesto come mai Patrick Petrini giocasse a Langnau: giro la domanda a Paolo Duca.
Altro tema interessante proposto dalla Lega concerne l’aumento del numero degli stranieri e le relative conseguenze che si presenteranno. 
L’aumento degli “stranieri” è un problema relativo, poiché considerando gli assimilati, cioè giocatori di nazionalità straniera ma cresciuti hockeysticamente (almeno cinque anni in Svizzera) già da un qualche anno è assestato su questi numeri, cioè sette elementi. La presenza di ,atleti con questo statuto è primordiale sia a livello di prima squadra che di settore giovanile.
Tra gli assimilati cresciuti nei vari settori giovanili abbiamo due categorie:
-      I giovani confinanti che hanno un enorme piacere nella pratica del loro sport preferito, investono tempo e denaro delle loro famiglie e dopo un inizio nelle società locali con coraggio e dedizione, appena possono compiono il grande salto in Svizzera. 
Morini e Goi ne sono un bell'esempio, ma tanti altri ne hanno seguito le orme.
-      L’altra categoria sono gli adolescenti che partono da casa in giovanissima età lasciando la famiglia per cercare gloria con l'hockey. Il trasferimento può avvenire o per decisione del giocatore o su richiesta dei club.
Precursore in questo senso è stato l’ex sindaco di Personico Ambrogio Bontadelli, che in qualità di presidente della sezione giovanile dell’Ambrì, fece arrivare in valle, negli anni Novanta, Oleg Sirisa e Vitaly Lakmatov che giocarono stabilmente anche in prima squadra non pesando sul contingente stranieri e prendendo addirittura la nazionalità svizzera.
Elvis Merzlikins è l’esempio più lampante di sviluppo d’un talento che permise agli Élite del Lugano, con altri assimilati e con il gruppo dei giocator nati negli anni 1994/95, d’arrivare fino alla finale.  
Come si può ben intuire dietro a questi vissuti c’è vita e vi sono emozioni forti che non possono lasciare indifferenti; bisogna aver rispetto di ciò che questi ragazzi hanno fatto per il nostro hockey.