CALCIO
Le orribili statue di Maradona
Imprigionare il genio è un'impresa impossibile
Pubblicato il 04.08.2022 08:00
di Giorgio Genetelli
La processione delle statue di Maradona continua e sono ormai numerose come i testoni dell’Isola di Pasqua, solo più brutte e meno somiglianti a mano a mano che vengono sfornate. Del resto si può capire: imprigionare il genio nell’immobilità di una riproduzione è impresa impossibile. Un genio libertario come quello del Pibe, poi, non contempla statue: mas justicia, menos monumentos.
Eppure, niente, gli artistoidi non deflettono e oplà, partoriscono opere che sempre più spesso rasentano i lavoretti in plastilina dell’asilo intanto che lui, Diego, riempie ancora gli immaginari del mondo con il movimento, le parole e l’inventiva, altro che mummificazione e ricordo morituro. Ma del resto, con il Pibe ancora funzionante in versione live, ne avevano creata una di fronte al quale lo stesso soggetto rappresentatovi si mise a ridere, forse per non piangere (andate a guardarla, sembra una specie di Apollo).
Sui muri di Napoli vive e lotta insieme a noi grazie alle opere spesso ignote di artisti che ne colgono l’anima, o l’essenza distillata del mistero del suo calcio, perlomeno. Allo stadio, invece, ribattezzato col suo nome, le statue sono ben due, in concorrenza tra loro a causa degli appaltatori differenti ma altrettanto esibizionisti, con uno stile bronzeo che è come una camicia di forza attorno al Genio, trattenuto in posa lui che in posa non è mai.
Ne è nata anche un’altra, non so dove, vista solo su una foto della Gazza e somigliante come una lumaca al leone. Neanche letto l’articolo, per ribrezzo. C’è n’è una a Santiago del Estero alta cinque metri che non è niente in confronto a quella di quindici a Dubai. La prossima potrebbe toccare la luna con una mano e magari buttarla nella rete di un Plutone uscito a vanvera. Anche nei presepi di Napoli fanno cose migliori, in attesa del bronzo tridimensionale di Scampia (in che senso, scusate?), luogo assai noto in campo culturale e neomelodico.
Comunque, tutti i monumentos presentano un Diego inamovibile, con fattezze pesanti che mai avrebbero permesso non diciamo di giocare una partita, ma nemmeno di operare uno stop. Forse lo fanno apposta per insinuare dubbi quando il mondo crollerà e rimarranno qua e là le statue misteriose e interrogative come i testoni dell’Isola di Pasqua.