Agosto: per molti, tempo di vacanze. Da piccoli, quando ci
andavamo coi nostri genitori, uno dei ricordi più vividi che abbiamo è quello
di nostro padre che divorava la Settimana enigmistica. Rebus, parole
crociate e persino i famigerati incroci obbligati, destinati ai solutori più
che abili. Noi ci accontentavamo di fare i giochi più semplici: colorare
l'immagine contrassegnata dal puntino, oppure unire la sequenza di numeri, per
ottenere il disegno. Ecco, ieri, ascoltando il Crus nella conferenza stampa di
fine partita, abbiamo avuto la sensazione di fare lo stesso gioco, partendo
dalla conferenza stampa d'inizio stagione, per arrivare al dopo partita di
Lugano-Lucerna.
In sintesi, il ciclo del Lugano di Renzetti, innestato dagli
acquisti della nuova proprietà, inclusa la scelta di mettere in panchina Mattia
Croci Torti, si è chiuso a Basilea lo scorso anno, con i bei risultati che
tutti ricordano. Ci è stato detto in tutti i modi, appunto (il puntino
contrassegnato dal numero 1). Ma l'ambiente, i tifosi sono rimasti fermi a
Berna. Ecco, la Coppa vinta è stata una fine, e non un inizio, come forse
qualcuno credeva. La proprietà ha un progetto chiarissimo, e lo ha esposto a
luglio. Le parole di Martin Blaser ("Forse le cose sono andate più
rapidamente di ciò che credevamo") vanno interpretate nel giusto modo,
appunto. La realtà è che l'anno zero del Lugano è questo. Attenzione: non si
dice che si è ripartiti da zero, assolutamente no. Tuttavia, a ciclo concluso,
si è iniziato qualcosa di nuovo. Come abbiamo scritto più volte, il Crus ha
seminato un orto sulla terra nuda. E ieri, mentre tornavamo a casa sotto un
temporale piuttosto violento, pensavamo alla necessità, questo orto, di
tutelarlo per farlo crescere.
Va detto, ancora una volta, che mancano dei punti. Al netto
delle ingenuità difensive, e degli errori individuali (Ziegler, che pure ha
segnato il gol del pareggio, ha purtroppo qualche colpa su entrambi i gol
lucernesi, pur avendo fatto una buona partita complessiva), ieri un pareggio
sarebbe stato il risultato più giusto. Si era parlato della presunta maggiore
freschezza del Lucerna: noi non ce ne siamo accorti, dalla tribuna. Nel primo
tempo, a livello di palleggio i ticinesi hanno fatto meglio. I confederati
provavano a ripartire, ma gli appoggi per le punte erano quasi sempre
sbagliati. E anche nel secondo tempo, non si è vista la presunta superiorità
atletica degli ospiti. Cos'è mancato ieri ai bianconeri? Lo ha detto il Crus a
fine partita: qualità negli ultimi 25 metri.
Ecco, questa è la chiave, di questa e di altre recite andate male
del Lugano in questo inizio stagione: assenza di qualità. Si tratta ora di
capire come fare a risolvere il problema. Il tecnico ha detto che sono emerse
diverse criticità in questa estate complicata, e che si sta cercando di porre
rimedio: prima erano state le palle ferme, poi alcuni errori di posizionamento
dietro (anche ieri, in occasione del secondo gol del Lucerna). Certo, la
situazione assenze non aiuta. E qua emerge il problema della rosa corta, che ha
già costretto il tecnico di Vacallo a far giocare alcuni giocatori (vedi
Durrer) fuori ruolo, e a cambiare sovente le carte, anche nel corso della
partita: difesa a 3 e poi a 4 o viceversa, una punta sola o 2 e via
discorrendo. Il problema è che in Svizzera il campionato inizia a luglio,
quando gli altri stanno invece ancora giocando amichevoli sperimentali. E così
gli esperimenti costano 3 punti ogni volta, se non riescono.
Siamo dell'idea che elementi come Celar e Amoura non possano aver
disimparato a giocare a calcio. Evidentemente, andranno recuperati, nel fisico
e nella testa. Altri dovranno dimostrare di poter far parte del progetto: il
fatto di essere appena arrivati non li esime da dover far vedere di avere le
qualità per indossare questa maglia. Dopodiché, gli ultimi giorni di mercato
saranno cruciali, come già detto in altre occasioni. Qualche giocatore di buon
livello, che sperava magari di accasarsi in qualche squadra di livello
maggiore, con l'approssimarsi della chiusura dei termini potrebbe essere
tentato dall'idea di accasarsi in Ticino. E, diciamolo, sarebbe buona cosa,
visto quanto scritto sopra.
In definitiva, ci sono margini di miglioramento. Tutto passerà
attraverso il lavoro di tutti, dalla dirigenza allo staff, passando dai
giocatori. Ma va messo in chiaro che siamo di fronte al primo anno della nuova
era, che ha orizzonti ai quali noi, che abbiamo sempre visto saltare panchine
dopo 6/7 giornate, non siamo abituati. Poi, evidentemente, non basta essere
giovani per giocare bene a calcio: va bene voler costruire qualcosa a medio
termine, ma bisogna scegliere bene. E, magari, affiancare a questi giovani,
elementi più maturi: un po' come la rete antigrandine da mettere sopra l'orto.
Qualcuno c'è già, ma forse serve ancora qualcosa. Però, in fondo, siamo ancora
nella prima decade del mese di agosto. E quindi, è presto per tirare la riga,
come diceva Renzetti.