C’è un italiano che allena l’Alanyaspor, ha 33 anni, si
chiama Francesco Farioli ed è laureato in filosofia, quella cosa che i luoghi
comuni più vieti considera inutile e con la quale non si mangia. Beh, lui ci
campa e crediamo anche bene. Ha imparato due arti e le ha messe insieme, e un
paio di giorni fa, all’esordio nel campionato turco, ha battuto per 4-2 il
Karagümrük di Andrea Pirlo, il Maestro, o supposto tale.
Alla Gazzetta, Farioli ha spiegato: “Sono un idealista, non
mi piace il riduzionismo, il pragmatismo. Poi mi piace vincere le partite,
certo, ma si passa da una strada che dev’essere quella in cui credo.”
Non sentite Bielsa in questa frase semplice e complessa? Non
avvertite echi di Zeman? Non c’è sullo sfondo il primo Guardiola o l’antico
Michels? Gente che non ha mai ridotto a banale ciò che poteva essere sublime,
provando in tutti i modi a tessere ragionamenti intricati per applicarli
attraverso uno studio condiviso con i giocatori, e per infine produrre un’opera
sublime, tra l’imprevedibile e la ragione.
Se le squadre traggono beneficio dalla complessità della
materia da studiare, poi ne trae godimento anche chi lo spettacolo guarda, e
perfino paga. È più bello vedere la composizione di un mandala di sabbie
colorate o un ceppo che si spacca. Non è una domanda, è davvero l’opposizione
tra spirito e prammatica, provateci.
Anche noi giornalisti che seguiamo lo sport, ma anche tutti
gli altri, tendiamo al riduzionismo, per semplificare e finendo spesso nel
banale. Cominciamo dai titoli a riassumere un articolo che è già un riassunto
di passati gesti sporadici e che eleviamo a decisivi per pura pigrizia
intellettuale, come se vedessimo solo il bicchiere che cade e non la mano che
lo ha incocciato. Anche questo minimo scritto soffre di riduzione.
Andate a dire in giro che siete idealisti o romantici (così
è definito Farioli), poi vi accorgerete dei sorrisini quando va bene, delle
repliche grossolane che tarpano le ali alle parole quando va male. Tutto tende
ad essere accorciato, non per capacità di sintesi, ma per pura e supposta velocità
di fruizione, per l’idea che il pubblico non abbia tempo per i mandala, intento
com’è a spaccare ceppi in area di rigore.
Il riduzionismo è una brutta piaga, per fortuna ogni tanto
ci sono i Farioli e rimettere il pensiero al centro delle azioni da compiere
sulla strada che si è scelta, magari con l’utopia come orizzonte mobile.