CALCIO
Il riduzionismo è una piaga
La storia di Farioli: allena in Turchia, parla (e pensa) come Bielsa e Zeman
Pubblicato il 09.08.2022 09:36
di Giorgio Genetelli
C’è un italiano che allena l’Alanyaspor, ha 33 anni, si chiama Francesco Farioli ed è laureato in filosofia, quella cosa che i luoghi comuni più vieti considera inutile e con la quale non si mangia. Beh, lui ci campa e crediamo anche bene. Ha imparato due arti e le ha messe insieme, e un paio di giorni fa, all’esordio nel campionato turco, ha battuto per 4-2 il Karagümrük di Andrea Pirlo, il Maestro, o supposto tale.
Alla Gazzetta, Farioli ha spiegato: “Sono un idealista, non mi piace il riduzionismo, il pragmatismo. Poi mi piace vincere le partite, certo, ma si passa da una strada che dev’essere quella in cui credo.”
Non sentite Bielsa in questa frase semplice e complessa? Non avvertite echi di Zeman? Non c’è sullo sfondo il primo Guardiola o l’antico Michels? Gente che non ha mai ridotto a banale ciò che poteva essere sublime, provando in tutti i modi a tessere ragionamenti intricati per applicarli attraverso uno studio condiviso con i giocatori, e per infine produrre un’opera sublime, tra l’imprevedibile e la ragione.
Se le squadre traggono beneficio dalla complessità della materia da studiare, poi ne trae godimento anche chi lo spettacolo guarda, e perfino paga. È più bello vedere la composizione di un mandala di sabbie colorate o un ceppo che si spacca. Non è una domanda, è davvero l’opposizione tra spirito e prammatica, provateci.
Anche noi giornalisti che seguiamo lo sport, ma anche tutti gli altri, tendiamo al riduzionismo, per semplificare e finendo spesso nel banale. Cominciamo dai titoli a riassumere un articolo che è già un riassunto di passati gesti sporadici e che eleviamo a decisivi per pura pigrizia intellettuale, come se vedessimo solo il bicchiere che cade e non la mano che lo ha incocciato. Anche questo minimo scritto soffre di riduzione.
Andate a dire in giro che siete idealisti o romantici (così è definito Farioli), poi vi accorgerete dei sorrisini quando va bene, delle repliche grossolane che tarpano le ali alle parole quando va male. Tutto tende ad essere accorciato, non per capacità di sintesi, ma per pura e supposta velocità di fruizione, per l’idea che il pubblico non abbia tempo per i mandala, intento com’è a spaccare ceppi in area di rigore.
Il riduzionismo è una brutta piaga, per fortuna ogni tanto ci sono i Farioli e rimettere il pensiero al centro delle azioni da compiere sulla strada che si è scelta, magari con l’utopia come orizzonte mobile.