Finalmente il Lugano ha deciso di lanciare i giovani, come
razzi alla conquista dello spazio, anche se è solo quello aereo
controllatissimo e intasato di Israele. “Un paese difficile da comprendere, per
chi lo vede da esterno” ha detto Michele Campana, il direttore generale del
club bianconero.
Probabile che i giovani lo comprendano meglio dei vari
Ziegler, Bottani, Celar, Osigwe, Daprelà che a Netanya non ci vanno, un po’
rotti e un po’ stanchi, magari disillusi. Lo comprenderebbe forse anche
l’algerino Amoura, ma in Israele non ci va nemmeno lui dato che la sua Nazione
non riconosce quella avversaria. Insomma, chi ha paura non parte, i coraggiosi
sì, o magari solo chi non ha la forza per dire di no.
Si tratta, per chi non lo sapesse, della partita di ritorno
tra i bianconeri e il Beer-Sheva, valida per il terzo turno di qualificazione
alla Conference League, competizione ambitissima. L’andata, con i titolari, è andata
un po’ così, per usare un eufemismo (2-0 per gli israeliani). Poi laggiù si
sono rimessi a sparare razzi e uccidere inermi e l’UEFA ha dovuto intervenire
per cambiare sede: dalla ribollente Striscia di Gaza a Netanya, che si trova al
nord e forse si potranno almeno vedere le stelle cadenti della notte di San
Lorenzo senza temere che cadano sulla testa.
I padri di famiglia staranno dunque a casa, logico, il pane
lo portano loro. A difendere l’onore del Lugano tocca quindi ai ragazzi imberbi
e un po’ incoscienti, che hanno così l’occasione di conoscere il mondo e il
calcio internazionale.
Qualcuno di loro, i virgulti, sarà poi di nuovo in campo a Basilea domenica,
certamente.