In Israele, il Lugano è andato con le idee chiare: la qualificazione al
turno successivo era purtroppo compromessa dal risultato della gara d’andata in
Svizzera, ma ciò non doveva costituire un ostacolo a giocarsi la partita nel
migliore di modi. Nonostante le tante assenze, i bianconeri sono infatti scesi
in campo con il giusto atteggiamento: pressing, gioco sulle fasce e un buon
palleggio hanno caratterizzato i primi 45’ della truppa di Mattia Croci Torti.
Ed è stato un peccato che, ancora una volta, come già successo a Cornaredo,
l’arbitro abbia inciso sull’incontro, non giudicando fallo da rigore un
intervento del portiere israeliano su Belhadj, in un momento dove, mancando
ancora tanto alla fine, davvero la storia della qualificazione al turno successivo
avrebbe potuto prendere una strada diversa. La massima punizione è stata poi
concessa a 3’ dalla pausa ma, purtroppo per i ticinesi, capitan Sabbatini ha
calciato male, facendosi respingere il tiro dal portiere avversario (che aveva tolto entrambi i piedi dalla linea di porta un istante prima del
tentativo di trasformazione: sarebbe stato più giusto farlo ripetere, come dimostra l'immagine presa dalla foto). Nella
ripresa, l’ennesimo gol subito da palla ferma ha poi tagliato le gambe al
morale dei bianconeri, che hanno poi pagato lo sforzo iniziale, uscendo quindi
battuti, ma con un punteggio (3-1 il finale) troppo severo, considerato quanto
visto sul campo.
Peccato, dunque. Ma, come sappiamo, i tempi del calcio sono tiranni, e non
aspettano quelli di maturazione di una squadra praticamente rifondata a inizio
stagione e, tra l’altro, bersagliata da numerosi infortuni. Si torna quindi dal
Medio Oriente con la consapevolezza che, seppur lentamente, il gruppo stia
crescendo. I ritmi, in particolare nella prima frazione, sono stati buoni, così
come la qualità del gioco espresso. Certo, alcuni elementi non sono ancora in
forma (Arigoni, che si sta riprendendo dopo un problema fisico che gli ha fatto
perdere parte della preparazione). Tuttavia, le prestazioni di Mahou e Belhadj,
nonché la conferma di Valenzuela, fanno ben sperare per il futuro.
A fine partita, il Crus ha però fatto presente che servirebbero ancora un paio di elementi, in difesa e in mezzo al campo; certo, l’impegno europeo non ci sarà, ma ieri si è dovuto attingere a piene mani alla rosa dell’U21 per poter avere 7 elementi in panchina. Ovviamente, ci si augura di poter recuperare gli infortunati in tempi brevi: tuttavia, almeno due di loro (Facchinetti e Hajrizi) saranno disponibili solo a gennaio. Il resto è conseguenza.
A fine partita, il Crus ha però fatto presente che servirebbero ancora un paio di elementi, in difesa e in mezzo al campo; certo, l’impegno europeo non ci sarà, ma ieri si è dovuto attingere a piene mani alla rosa dell’U21 per poter avere 7 elementi in panchina. Ovviamente, ci si augura di poter recuperare gli infortunati in tempi brevi: tuttavia, almeno due di loro (Facchinetti e Hajrizi) saranno disponibili solo a gennaio. Il resto è conseguenza.
Un buon Lugano, dunque, che ha provato, nonostante le assenze, a giocarsi
la partita e, perché no, a ribaltare una situazione oggettivamente compromessa
e difficile. Peccato che alcuni giornalisti locali, a fine gara, abbiano invece
voluto porre l’accento sulle assenze (quasi come fossero state scelte tecniche
o, peggio ancora, dettate dal timore generato dalla situazione geopolitica
attuale del Paese mediorientale); bene ha fatto il Crus a rispondere che i suoi
hanno provato a fare la partita e che, se fosse stato concesso il rigore sul
fallo subito da Belhadj all’inizio (e fosse stato trasformato, ovviamente), il
discorso qualificazione avrebbe preso una piega differente.
Comunque, va bene così. Il tecnico si tiene la prestazione dei suoi, a
dimostrazione dei progressi fatti nella preparazione, e vola ora a Basilea con
fiducia. I renani, ieri, sempre in Conference League, hanno passato il turno
contro i danesi del Brøndby, ma solo ai calci di rigore. Vero che hanno una
rosa più folta di quella ticinese: ma sono sforzi, questi, che si pagano, anche
mentalmente. In definitiva, un Lugano come quello visto ieri in Israele, al St
Jakob-Park non partirà certamente battuto. Se è vero che questa sarà un’annata
di transizione, lo è anche che, in fondo, per prendere fiducia basta una serie
di risultati positivi. E, forse, i tempi sono maturi, vista la buona
prestazione di ieri: chissà che l’orticello non consenta di fare almeno un
primo raccolto d’insalatina.