La
platea della Premier è planetaria. È un prodotto ben confezionato e
che viene presentato nella migliore maniera. Il campionato inglese è
competitivo, le squadre hanno a disposizione notevoli risorse e
spendono, è la meta preferita di giocatori e allenatori. Tv e social
discettano su ogni dettaglio: tutto fa discutere.
Il
derby londinese Chelsea-Tottenham non è passato inosservato.
Protagonisti assoluti i due allenatori, che si sono sfidati,
eufemisticamente, sia verbalmente, sia, quasi, fisicamente. Altro che
“aplomb” e compostezza. Il parossismo agonistico ha preso il
sopravvento: l'italiano e il tedesco hanno dato vita a una vera e
propria “rissa”.
Alta
tensione durante tutta la partita e i due non sono riusciti a
contenersi.
I
fatti: vantaggio dei padroni di casa. Pareggio degli ospiti. Tuchel
manifesta fastidio per l'esultanza sfrenata del suo collega. Le
panchine vengono a contatto e primo scontro tra i tecnici, entrambi
ammoniti. Chelsea di nuovo in vantaggio e Tuchel risponde con una
gioia di matrice latina. Ma quando al minuto 96 Kane pareggia, il
leccese esplode.
Triplice
fischio finale e tutto precipita. Tuchel stringe con forza e vigore
la mano di Conte. Quest'ultimo non alza lo sguardo e cerca di liberarsi dalla morsa prolungata. Intervento di giocatori e staff e baruffa
servita per i mezzi di comunicazione di tutto il mondo.
Spiega
Tuchel: “È stato come un confronto tra due giocatori che in campo
si scontrano. Per me non è un grande problema, quello che è
successo fa parte del gioco, del calcio di Premier League”.
Replica
di Conte: “Magari la prossima volta ognuno di noi se ne sta nella
sua panchina e non ci stringiamo la mano”.
Nella
canzone “Time” i Pink Floyd sostengono che: “Hanging on in
quiet desperation is the English way, rimanere sospesi in una calma
disperazione è l'attitudine degli inglesi. Ma Tuchel e Conte mica
sono inglesi.