Occorre una premessa per inquadrare la cosa, come fa sempre
giustamente il nostro Angelo Lungo. Allora, il gioco del calcio si è evoluto in
una serie infinita di passaggi che preludono, dopo una mezzoretta, al tiro in
porta, anche eventuale. Tutto dev’essere a botta sicura, massimo due tocchi: se
non sei capace di lanciare per venti metri, toccala al più vicino, che poi ci
pensa lui e magari la dà indietro e da lì di lato e poi ancora a te che nel
frattempo avrai avuto cura di spostarti di una decina di passi nello spazio per
riceverla ed essere nella possibilità per toccarla di altri due metri,
eccetera. Finita la premessa.
Il Pepin Guardiola, che col suo gioco senza centravanti ha
ipnotizzato miliardi di appassionati fino a farli diventare catatonici, si è ribellato
a sé stesso e ha voluto Haaland al City per fare proprio il centravanti. Poco
aduso all’ingombro d’area, il Pepin deve avergli ripetuto così a martello il
mantra del tikitaka - di cui sopra c’è stata una riduzione per i principianti -
che Haaland, zelante, ha applicato alla lettera: massimo due tocchi.
Uno per il calcio d’avvio, l’altro per Gündogan che ha
segnato.
In settantaquattro minuti! Signori, meglio non si può. O sì?
Guardiola ha registrato nella sua mente digitale il fatto e sta pensando allo
step definitivo: zero tocchi e aggressione dello spazio.
Haaland, sempre zelante, ha contattato Elon Musk e acceso i
razzi.