VISTO DALLA TRIBUNA
Il privilegio dello stadio
Un cronista racconta la sua Odissea nevosa
Pubblicato il 11.02.2021 15:00
di Giorgio Genetelli
Andare allo stadio, adesso, non si sa se sia un privilegio o un dovere. Pochi incaricati hanno la possibilità di vedere le partite dal vivo. Oh, dal vivo è un parolone, in un momento così tragico per tutti. A me tocca per professione, quella sempre un po’ fanciullesca del giornalista sportivo, ed è un piacere contribuire a riportare al pubblico l’impegno dei giocatori e cercare di lenire l’orrore del vuoto. Detto questo, a volte la cosa è alquanto divertente, se non comica.
Ieri a Berna si è messo a nevicare di brutto e a due ore dall’inizio della partita il Wankdorf era bianco. Pazienza, mi dico, e tanto ci sono i trattori supersonici che spazzano il prato di plastica come la Zamboni alla Valascia. E io sono al coperto, tié. Quindi, disposti i fogli con i poveri appunti e poggiata la cuffia, vado in sala stampa a fare il John Belushi con i panini. Quanto torno, il mio tavolo è la Streif in mezzo alla tormenta, i fogli sono appiccicati dalla neve come colla di pesce, la cuffia gronda. Mi aspetto che da sotto la sedia arrivi un qualche animale siberiano a mordermi. Asciugo tutto con la carta da cesso, ma quando provo a scrivere le formazioni sul foglio non faccio altro che buchi e strappi sulla carta fradicia. Guardo il collega romando e si ghigna.
Poi comincia la partita, vado alla cieca e a memoria (labile), Siebatcheu segna il solo gol della partita mentre io riverso migliaia di parole nel microfono e non so nemmeno se qualcuno mi senta in quella Patagonia. Bisogna essere positivi, nel bel senso originario del termine.
Alla fine, completamente congelato, raggiungo l’auto che si sbrina a Olten, ma tossisce a tre cilindri perché una martora deve aver rosicchiato i cavi come fossero grissini. Dal Seelisberg al Gottardo proseguo a passo d’uomo dietro agli spazzaneve, ascoltando almeno due edizioni del radiogiornale, e poi arrivo a casa. E sapete come? Contento. Dunque, andare allo stadio è un privilegio, per me che ho ribrezzo dei privilegi.