Calcio
Sacchi, il rivoluzionario del calcio
L'italiano è stato premiato dall'Uefa, è ritenuto uno dei più grandi allenatori della storia
Pubblicato il 24.08.2022 15:57
di Angelo Lungo
Ci sono personaggi, nel mondo del calcio, che attraversano i tempi da protagonisti. Fanno discutere, sono divisivi e creano partigianerie. Quasi sempre sono dei visionari e hanno una notevole autostima, che talvolta si trasforma in sicumera. Hanno convinzioni forti e incedono scevri di timori. Tale è Arrigo Sacchi.
Attualmente è uno dei principali opinionisti de “La Gazzetta dello Sport”. La rosea ha un potere mediatico considerevole, provoca e conduce il dibattito. Ha una cassa di risonanza che non ha rivali nell'ambito della stampa sportiva.
È notizia di qualche giorno fa che Sacchi è stato insignito del “Premio del Presidente dell'Uefa” per il 2022. Sostiene il presidente Ceferin che è stato scelto per rendere: “Omaggio a uno dei più grandi allenatori di tutti i tempi”. È ritenuto come “un individuo eccezionale”, poiché ha raggiunto “un'eccellenza professionale”, lasciando una grande eredità. La sua filosofia di gioco è stata una vera e propria rivoluzione. La motivazione continua affermando che: “Il calcio può essere distinto in due epoche diverse: pre e post Sacchi”. Generazioni di allenatori si sarebbero ispirati alle sue idee innovative.
La storia del tecnico è nota. Profondo studioso del calcio. Non lo ha mai praticato ad alti livelli. Da allenatore ha fatto una lunga trafila prima di approdare al Milan. Il suo credo: difesa rigorosamente in linea, nel campionato dove trionfava il libero; fuorigioco sistematico; pressing alto e asfissiante; squadra compatta e dai movimenti collaudati, che venivano provati durante allenamenti estenuanti.
Condusse i rossoneri alla vittoria del titolo nella stagione 1987-88 e alla conquista di due Coppe dei Campioni nel 1989 e nel 1990.
Circa un mese fa, Sacchi, sulle colonne del giornale milanese, ha duramente attaccato Coverciano, in riferimento al percorso per diventare allenatore. Asserendo che secondo le modalità previste in Italia, lui, Klopp e Zeman non avrebbero opportunità. Ci sarebbero dei forti ostacoli per chi volesse intraprendere la carriera di tecnico, ma non ha mai calcato i campi di calcio come professionista.
Così è Sacchi. C'è chi lo ritiene un genio e un rivoluzionario, c'è chi lo considera un fortunato e asserisce che: allenava uno squadrone e in campo internazionale, a quei tempi, le formazioni inglesi erano bandite dai tornei organizzati dall'Uefa.
Chiosa il Profeta di Fusignano: “Per diventare un buon allenatore non bisogna essere stati, per forza, dei campioni; un fantino non ha mai fatto il cavallo”.